Scarpe rosse, tacchi a spillo è la terza avventura per Eupremio Carruezzo e Luciano Serra, la strana, ma ben collaudata, coppia di investigatori nata dalla felice penna di Luciano Marrocu e protagonista dei romanzi Faulàs e Debrà Libanòs.

La loro disincantata militanza nei ranghi dell’OVRA si è conclusa da tempo con le dimissioni di entrambi; la guerra li ha divisi, segnandoli in modo differente, e ora li ritroviamo nuovamente insieme, nel pieno dopoguerra, invecchiati e alle prese con una sorprendente inversione dei ruoli precedentemente rivestiti nella polizia fascista: l’anziano cavalier Carruezzo diventa l’iperattivo e zelante "giovane" di studio di un avvocato Serra un po’ scalcinato, molto malinconico e alla perenne ricerca di un minimo di credibilità nella nuova professione intrapresa. La deprimente routine lavorativa, farcita di liti condominiali e di casi di bassissimo profilo, vive un’inattesa impennata quando Serra accetta la difesa della conterranea Adelina Demontis, domestica presso il deputato Attilio Zanda, pure lui sardo, coinvolto nella brutta storia di un crollo in una miniera dell’isola. Adelina è stata sorpresa accanto al cadavere dell’usuraio Pompeo Amicucci, vittima di un brutale omicidio, e ben presto l’indagine parallela che l’avvocato e il suo arzillo aiutante portano avanti si rivela complessa e ricca di risvolti oscuri. Sono molteplici le piste che si ritrovano a seguire: l’ambiente dei “cravattari” capitolini, una rete affaristico-politica che sembra legare Roma alla lontana Sardegna mineraria, il milieu ambiguo e morboso dei vicini di casa della vittima. Il tutto è amalgamato in un intreccio avvincente, che regala istantanee e frammenti di un mondo che esce con fatica da uno spaventoso conflitto e viene ritratto nei suoi cambiamenti di costume, nelle sue inconfessabili nostalgie, nel suo desiderio di benessere e, soprattutto, nel delinearsi dei primi intrighi di un'Italia diventata democratica, ma non per questo più innocente. Finale, ovviamente, a sorpresa per un romanzo poliziesco che sa intrattenere e far riflettere il lettore, grazie anche a uno stile nitido, preciso, capace di creare personaggi indimenticabili e di legarli nel quadro di una detection serrata che l’autore conduce con garbata ironia, manifestando la propria presenza discreta e divertita attraverso omaggi e citazioni degne di rilievo (Gadda, Moretti, Soldati…), senza trascurare la propria passione civile, come nello splendido e commovente racconto corale del disastro minerario. In altre parole, la conferma di un talento narrativo ormai consolidato nel panorama vivace del giallo storico italiano.