La Newton Compton porta in libreria un saggio di Guy de la Bédoyère: La vita segreta dell'esercito romano (Gladius, 2020).

La trama

I legionari senza segreti: in azione, tra combattimenti, ribellioni e marce trionfali, e nella vita quotidiana, al fronte e per le strade delle città. L’esercito romano è stato la più grande macchina da combattimento del mondo antico. L’impero dipendeva dai suoi soldati non solo per vincere le guerre, difendere le frontiere e controllare i mari, ma anche per far funzionare lo Stato. Legionari e ausiliari romani provenivano da tutto il mondo, anche dall’esterno dei confini. Furono utilizzati come esattori delle tasse, poliziotti, geometri, ingegneri civili e, da veterani, come valenti artigiani e politici. Alcuni riuscirono persino a diventare imperatori. Questo libro porta il lettore nel cuore di ciò che significava far parte dell’esercito romano, attraverso le parole degli storici e quelle degli stessi uomini, conosciute grazie alle loro dediche religiose, alle lapidi, e persino alle lettere private e ai graffi ti. Una preziosa finestra su come gli uomini d’arme, le loro mogli e i loro figli hanno vissuto, godendo di un posto in prima fila nella storia. Protagonisti di vicende che hanno condizionato l’antichità e, per riflesso, il mondo come lo conosciamo oggi.

L'incipit

Il presente libro non è una storia dell’esercito romano, sebbene contenga al suo interno molta storia dell’esercito romano. Né è un manuale sull’organizzazione, l’equipaggiamento e i metodi di combattimento. Piuttosto, La vita segreta dell’esercito romano utilizza testimonianze del mondo antico per cercare di spiegare cosa volesse dire far parte dell’esercito che diede a Roma il suo vasto Impero. Nel corso dei secoli, combatté guerre in luoghi molto distanti fra loro, dalla Britannia settentrionale alla Siria, dall’Africa del Nord alle regioni al di là del Danubio. Affrontò un’ampia varietà di nemici, come la cavalleria e gli arcieri parti a Oriente o i Caledoni che, nelle foreste e nelle paludi dell’attuale Scozia, utilizzavano la tattica della guerriglia. Subì alcune sconfitte, ma più spesso riusciva ad avere la meglio. I soldati romani provenivano da ogni parte dell’Impero, e presidiavano forti isolati sparsi un po’ ovunque, dal deserto arabico al Reno, in grandi fortezze legionarie come Lambaesis e Xanten (Castra Vetera), nei Castra Praetoria a Roma, o si avvicendavano in torri di guardia sperdute ai confini più remoti. Affilavano in vario modo le spade, venivano vessati dai centurioni, erigevano forti, costruivano acquedotti e ponti, realizzavano armi ed equipaggiamenti, sorvegliavano i civili, riscuotevano le tasse, cercavano promozioni, scrivevano lettere, avevano famiglie, si appellavano all’imperatore, marciavano nelle campagne, commettevano atti di grande coraggio, prendevano parte ad atrocità e veneravano i propri dei. Alcuni morivano in battaglia per mano dei nemici, altri a causa di malattie e incidenti. Altri ancora, invece, dopo il congedo si arruolavano di nuovo come veterani o si facevano una nuova vita da civili, raggiungendo in alcuni casi un’età avanzata. L’esercito era la forza maggiore, e forse per certi versi l’unica, di cui lo Stato romano disponeva per esercitare il potere e la sua influenza nell’Impero e oltre. I soldati e i veterani erano presenti in tutte le comunità del mondo romano.

L'autore

Guy de la Bédoyère è nato e cresciuto a Wimbledon, in Inghilterra. Laureato alla Durham University, è membro della Society of Antiquaries. Ha scritto molti libri sull’impero romano, diventati bestseller. Per quindici anni ha partecipato a Time Team, un programma di archeologia del canale britannico Channel 4. Tiene conferenze in Gran Bretagna e all’estero, principalmente in Australia, e lezioni presso la Arts Society.

Info

ISBN: 9788822744746 – Pagine: 448 – I volti della storia n. 607 - Traduzione di Andrea Russo e Valentina Legnani