Dai, un po’ di nostalgia c’è (perché la memoria ti gioca sempre brutti scherzi…): tu rimembri Rocky e Rambo (il primo), Terminator e Predator (John McTiernan, se ci sei batti un colpo…) e ti ritrovi davanti questo Escape Plan - Fuga dall'inferno di Mikael Håfström, dove i due indiscussi protagonisti (per la prima volta insieme sul serio…), Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger mostrano tutta la loro ruggine (vanno per i settanta…) con appena una spruzzata di autoironia.

Però quel grumo di voglia che t’ha spinto fin sulla soglia della sala e poi dentro in mezzo a quattro gatti ti sorregge fino alla fine così c’hai modo di vedere Stallone prima entrare e uscire da un carcere di massima sicurezza (come lavoro si occupa di testare la sicurezza dei penitenziari…) per poi accettare un nuovo incarico entrando “alla cieca” (senza transponder perché la prima cosa che gli fanno è quella di toglierglielo…) in un altro di carcere dove stavolta sarà dura…

Fortuna che prima di lui c’era entrato Schwarzy che diventa da subito la sua ombra (il perché si capirà alla fine) così che, a dispetto della locandina, uno spalla contro spalla all’interno di una struttura simil panopticon che fa tanto coppia “litigata”, i due iniziano a marciare assieme, con Sly “mente e braccio” e Schwarzy “più braccio che mente”.

Prison movie di stampo classico, leggermente abbondante quanto a dialoghi (confrontare con l’asciuttezza di Fuga da Alcatraz) che ha l’unico pregio di unire “la coppia” (I Mercenari 2 - The Expendables non conta…) per quanto fuori tempo massimo, con immancabile direttore psicopatico, l’ex Gesù di Gibson James Caviezel che Schwarzy in un momento di grande lucidità recitativa accusa in austriaco (?) di essere l’Anticristo, le immancabili risse in sala mensa (dove tra l’altro il povero Fantozzi veniva puntualmente crocefisso…), le micro evasioni dalla cella e i ritorni sul filo del secondo e poco altro (trattamenti disumani, indulto, amnistia? Troppo alti come temi…).

All’uscita un tizio si lascia andare e fa “Ahò, Stallone me pare quello che “frigge er pesce e guarda er gatto” (in fondo il bello della sala è anche questo…).