È a questo punto che succede la cosa strana. Il tizio tutto sesso e salute non sembra avere alcuna fretta di raggiungere la sua dolce metà, eppure, come sembra volermi dire il funzionario ministeriale con gli occhi, da sopra il terzo bicchiere, se lui avesse un bocconcino così in cabina, famiglia o non famiglia, certo si darebbe una mossa. Non si sa mai. E se poi Cappuccetto Rosso si addormenta? Quanto a me, ho la mia brava teoria di riserva, se ben ho interpretato i bracciali di cuoio borchiati sui polsi di Jessica Rabbit e i rumori di sottofondo del film da guerra che hanno scelto, quei due stanotte hanno intenzione di divertirsi alla grande. E tutto sommato, allora, la strategia dell’attesa fa parte anche quella del gioco. Soprattutto se, come penso, lei sta aspettando in certe condizioni. E se lui, quando arriva, farà uso di quel tipo di intrattenimento che necessita, appunto, di un consistente sottofondo musicale. Mentre sono lì che mi chiedo se il funzionario dell’interno, padre di famiglia o no, abbia letto i miei stessi segnali e ne abbia tratto o meno le medesime conclusioni, ecco che il bel satiro, improvvisamente, come a un segno concordato – ma se è un tipo esperto sicuramente avrà messo un timer silenzioso all’orologio per non sbagliare la tempistica nemmeno di un minuto – si alza e, dopo un saluto radioso semicircolare, torna senza fretta alla sua cabina.

E qui di nuovo il meccanismo, come in una moviola di serie C, si inceppa. Perché lei, legata o no, dovrebbe avere in mano il telecomando per poter aprire al segnale convenuto, come da brava slave, e farsi trovare schiumante e fremente al punto giusto di sadica e sessuale costrizione. Ma invece no, perché lui va facendosi pallido, bussa, scuote, chiama... ma i rumori del film sovrastano tutto. Che si sia addormentata? Che quel cretino abbia stretto troppo o male i legacci e l’abbia soffocata? Il funzionario dell’Interno in borghese sembra essere sulla stessa mia lunghezza d’onda perché lo vedo, dopo un impercettibile riflesso della mano che corre a toccare la fondina sotto la giacca, lanciarsi a lunghe falcate verso il corridoio, mentre l’addetto al vagone letto accorre col passepartout dall’altra direzione. Arriviamo tutti e tre assieme. La visione dietro alla porta è quella che mi aspettavo, purtroppo l’idiota ci deve essere andato con la mano pesante. Lei è davvero nuda e legata, col telecomando vicino alla mano, ma qualcosa non ha funzionato, perché nel delizioso Shibari che l’avvolge tutta, intrecciandosi tra i seni e la gola, la sua testa giace reclinata, gonfia, con la lingua di fuori e la bava alla bocca. Non è una visione gradevole, ma soprattutto non è uno spettacolo consueto. Gli appassionati dello Shibari – e sono certo che lei ne indossava uno già al bar, sotto al delizioso maglioncino in cachemire a collo alto – sanno che le legature si stringono solo se il soggetto si dimena, altrimenti assolvono semplicemente al loro scopo, che è quello di costringere piacevolmente il corpo, decorandolo, e lasciandolo tattile e proteso verso il piacere o il dolore che sta per essere inflitto.

Il treno corre nella notte, la cabina matrimoniale è chiusa e sigillata, lo specialista dello Shibari, già interrogato, sarà messo in stato di fermo e poi consegnato agli uomini della Polfer che lo conserveranno in ghiaccio per i tipi della Questura di Milano. Ma so già come andrà a finire, non potranno incriminarlo, visto che, come ha raccontato, è un gioco che facevano spesso, e che lei era chiaramente viva quando lui è uscito dalla stanza, e, cosa ancora più importante, deliziosamente consenziente. L’uso dei bracciali di cuoio dimostra, se non altro, che era dedita anche ad altri tipi di sport sessuali. Provarlo non sarà difficile. Non vedo che reato si possa prefigurare per lui, non certo omissione di soccorso, visto che l’allarme è stato immediato, forse al massimo omicidio colposo. Per quello che vale. Il funzionario dell’Interno, che si è qualificato ed è intervenuto ufficialmente – vedete che non mi sbagliavo – afferma di essere del ramo frodi fiscali ma, nonostante l’aria da bravo papà e marito napoletano, qualcosa di questi giochetti erotici sa, perché mi sembra perfettamente al corrente dei meccanismi. Una delle prerogative della legatura giapponese è lo stato di costrizione e di attesa, che prepara la parte sottomessa alle delizie successive. Che poi tra i due ci fosse anche del tenero, giochini sessuali a parte, è dimo-strato dalle mille attenzioni di lui, che le ha perfino messo su un bel film, per non renderle dura l’attesa. Pare che li eccitasse farlo nei luoghi pubblici e che stessero perfezionando i tempi: ogni volta aspettavano dieci minuti in più, e sembra che la vera tortura fosse più per lui, costretto a rispettare i tempi, che non per lei.