Un’inchiesta lunga un anno per capire come si sta riorganizzando la mafia siciliana dopo l’arresto di Bernardo Provenzano. Lungi dall’essere sconfitti, i clan sono alla ricerca di un nuovo equilibrio e rischiano di scatenare una nuova guerra. Un racconto attraverso le voci dei protagonisti dell’antimafia: dal direttore di Telejato Pino Maniaci al senatore Giuseppe Lumia, dal sindaco di Gela Rosario Crocetta al procuratore Piero Grasso

Mentre l’attenzione dello Stato e dei media si concentra sulla camorra dei Casalesi, la mafia siciliana si sta silenziosamente riorganizzando. Lungi dall’essere sconfitta, Cosa Nostra mantiene il controllo del territorio ed è in cerca di un nuovo equilibrio, dopo l’arresto di Bernardo Provenzano e di Salvatore Lo Piccolo. Una situazione di calma apparente che, secondo il giornalista Pietro Orsatti, ricorda quella dei primi anni Ottanta da cui scaturì la seconda guerra di mafia, quella vinta da Totò Riina e dai Corleonesi. Oggi a fronteggiarsi sono l’emergente Domenico Raccuglia e il superlatitante Matteo Messina Denaro, ma nel quadro entrano anche i boss in carcere e i loro eredi.

Non è il momento di abbassare la guardia, quindi, ma ora più che mai occorre tenere la schiena dritta, facendo proprio il motto di Pino Maniaci. La vicenda del direttore di Telejato, la tv locale che da 10 anni denuncia e fa i nomi dei mafiosi, è esmplare del clima che si respira oggi in Sicilia: le intimidazioni, le minacce, gli attentati di cui è Maniaci è vittima parlano di una mafia che mantiene ancora il controllo del territorio. E ci sono zone, come Partinico, dove non si è mai smesso di sparare e uccidere. Orsatti, giornalista di Left/Avvenimenti, dal marzo 2008 segue da vicino gli sviluppi, convinto che nell’isola stia per verificarsi qualcosa di grosso. Un’ipotesi confermata dai protagonisti dell’antimafia che Orsatti intervista nel libro: il senatore e componente della Commissione antimafia Giuseppe Lumia, il sindaco di Gela Rosario Crocetta, i ragazzi del centro Ubuntu, nel quartiere Ballarò, Rita Borsellino, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il fondatore della Rete Leoluca Orlando.

Tramite le loro parole, l’inchiesta di Orsatti fa anche il punto sulla Sicilia che si oppone alla mafia: un movimento ricco – ancora di più dopo la presa di posizione di Confindustria –  che però rischia di essere lasciato solo. Magistratura e forze dell’ordine hanno sempre meno mezzi, e i discorsi sulla mafia “in crisi” rischiano di lasciare a Cosa Nostra il tempo di riorganizzarsi. Il libro di Orsatti ha il merito di tenere i riflettori accesi su una delle più grandi piaghe italiane.

A schiena dritta. Cronache dall’ultima guerra di Cosa Nostra

di Pietro Orsatti (Socialmente) prefazione di Sergio Nazzaro - 18 euro - 229 pagine

Pietro Orsatti. Nato a Ferrara, vive e lavora a Roma. Attualmente redattore del settimanale Left-Avvenimenti e collaboratore di varie testate fra le quali Terra, Agoravox.it, Dazebao, Liberazione, Arcoiris.tv e Telejato. Ha collaborato con numerose testate giornalistiche fra le quali Diario, Il Manifesto, La Nuova Ecologia, Rai, Telesur. Alterna il lavoro giornalistico con quello di autore e regista teatrale e di documentari.

Socialmente. Una “fabbrica di libri” nata all’insegna di due passioni: la Cina e l’inchiesta sociale. Punto di riferimento per i professionisti e gli studiosi del continente Cina e dell’Asia in generale, è anche un osservatorio speciale sulla società italiana: dalle inchieste sulla Bologna operaia e sulla Lombardia dell’era Formigoni alla “Biblioteca di cultura sindacale” curata insieme allo Spi-Cgil.Ma il catalogo della casa editrice è aperto anche a nuovi orizzonti e nuovi autori: dai diari di viaggio del “turista per caso” Patrizio Roversi alle ricette del “giardiniere di Calvino” Libereso Guglielmi.