Parlare di Sua Altezza Serenissima, il principe Malko Linge dopo 45 anni di avventure e 176 episodi non è facile. Credo di essere uno dei massimi esperti sul personaggio in italia. L’ho letto e riletto in originale e in italiano e credo di possederne diverse collezioni da quella originale di Segretissimo al Giro del mondo sino alle più recenti raccolte. Ho gli albi a fumetti(piuttosto discussi per le sequenze hard dai lettori di Segretissimo) e credo di essere stato uno dei pochissimi ad aver visto “L’oeil de la veuve” di McLaghen uno dei film girati(infedelmente) sul personaggio.

Diciamo prima di tutto che SAS vanta una schiera superiore a ogni altro agente segreto seriale in tutto il mondo (a parte James Bond ma è un altro discosto) e quindi è un punto di riferimento per chi voglia conoscere il genere nella sua sfaccettatura più avventurosa o scrivere un seriale.

Di fatto la nuova collana mondadoriana dedicata a SAS è partita a razzo rispetto anche a quelle vecchie. Un motivo ci sarà e anche io da autore del professionista non posso che prenderne atto.

Secondo da chi snobba il genere e ritiene lo spionaggio un filone “di destra” SAS è sempre stato considerato l’eponimo dell’eroe fascista, reazionario…insomma da buttare al rogo.

Sia chiaro, io scrivo di avventure, ho una mia idea della spy-story, di cosa sia questo lavoro. Esattamente come ho il mio pensiero politico, religioso ed etico che forse traspare da quello che scrivo ma che è privato e non intendo discutere con nessuno.

Quindi di come SAS viene giudicato politicamente non me ne frega una cippa.

Vedo il prodotto per quello che è. E quella che segue è una mia analisi del fenomeno come prodotto narrativo d’intrattenimento. Punto e basta.

C'è una domanda ricorrente che le donne pongono a Sua Altezza Serenissima, il Principe Malko Linge, nelle situazioni più disperate. “Chi sei veramente?” Sembrano incredule, queste valchirie del terrorismo internazionale, dotate ugualmente per la guerra e per il sesso. Non riescono a conciliare l'aspetto affascinante di Malko, i suoi modi galanti un po' demodè, l’eleganza e l’aplomb tutto mitteleuropeo con la sua professionalità di capo missione della CIA e la determinazione con cui porta a termine i suoi incarichi. Quello che più le sconcerta è l’ostinazione, rara in un mondo di mercenari, a rimanere sul campo anche quando tutto sembra perduto. Probabilmente un tipo così se lo aspettano vanesio e pusillanime. Lui, l'agente nero della CIA, mercenario di lusso ed erede di una tradizione militare blasonata medita un poco la risposta, accendendo i suoi incredibili occhi d'oro di sfumature verdastre, inquietanti. Poi dichiara: “Sono un samurai”. È una risposta sibillina ma efficace, evoca subito l’idea di un uomo troppo disincantato per nutrire ideali se non il rispetto dell’impegno preso, da adempiere sino alle estreme conseguenze.

Ha sempre saputo parlare alle donne, Malko Linge, beato lui...

Questa risposta comunque sembra averla rubata di bocca a un altro bel tenebroso dell'immaginario poliziesco francese, Alain Delon, anche lui idolo di migliaia di cuori femminili. In effetti la calma ostentata da Malko in certe situazioni apparentemente senza via d'uscita ricorda l'atteggiamento cinico di Frank Costello Faccia d'Angelo (che in originale s'intitolava. appunto Le Samourai) protagonista di un piccolo gioiello noir firmato dal regista Jean Pierre Melville negli anni Sessanta.

Malko Linge si dimostra, oggi più che mai, discendente diretto degli eroi del grande noir francese dei quali ha ereditato lo spirito romantico, un poco triste ma profondamente virile, contraddistinto la stagione migliore.

È forse per questo che oggi, quando il genere spy-story messo in crisi dal superamento storico della Guerra Fredda le avventure di SAS godono di un rinnovato successo. Venuta meno la divisione Est/Ovest, lo spionaggio torna a essere un filone prevalentemente legato al nero. Le atmosfere patinate alla James Bond ci appaiono datate non meno delle crisi psicologiche degli Smiley, ormai ridotti al ruolo di addestratori senza più un vero nemico da combattere.

De Villiers dipinge sempre quadri estremamente precisi di una realtà che ci appare familiare, lugubre proprio per la sua autenticità. La violenza, il gioco dei continui tradimenti e anche il sesso spinto delle avventure di SAS non sono mai gratuiti. Sono funzionali alla psicologia del personaggio che, oggi più che mai, esce dalle pagine di De Villiers come un uomo profondamente solo, stanco di combattere ma indomabile anche di fronte agli insuccessi. Vi siete mai soffermati a contare le sconfitte, le occasioni in cui fallisce la sua missione salvando a malapena la pelle?

Se ci fate caso le missioni vittoriose sono sempre alternate a clamorose débâcle dove il destino o la forza maggiore gioca un ultimo, imprevedibile tiro, bruciando Malko sul filo di lana. Anche i successi lasciano sempre “quel sapore di cenere” che SAS si è ormai abituato a sentire in bocca. Malko Linge è un eroe nero perché, a dispetto degli sprazzi dolce vita che il destino gli concede, sa di combattere per una causa persa. Il mondo sarà sempre minacciato da terroristi e gli amori saranno sempre effimere parentesi destinate a consumarsi in riti di sesso dove il sentimento è escluso.

Eppure lui, la spia dagli occhi d'oro, continua, missione dopo missione, a giocare alla roulette russa per un compenso che non gli consentirà mai di terminare i lavori della magione avita. In realtà il sogno di potersi ritirare nel suo castello per godersi la vecchiaia con l'infedelissima Alexandra (unica donna al amata e per questo sempre sfuggente) non sono che pretesti. Il suo karma è quello di continuare a battersi sino all'inevitabile pallottola che lo raggiungerà magari in un vicolo putrido di Zagabria, lontano da tutti e sconfessato dai suoi stessi mandanti. Il fascino di SAS sta molto più in questa sua lucida accettazione del destino che nei vestiti di alpaca e nell'avvenenza fisica che, dopo tante battaglie, ha lasciato il posto a una maturità dolente, gravata da troppi ricordi spiacevoli.

Sicuramente nel corso degli anni la serie è cambiata pur riproponendo un format di base molto simile. Sono trascorsi decenni da quando l’editore Plon chiese al giornalista Gèrard de Villiers di creare un nuovo 007 perché Ian Fleming era morto e Jean Bruce se n’era andato lasciando alla moglie la sua eredità e forse c’era spazio per un nuovo eroe. Era il 1965 e De Villiers(già autore di due interessanti reportage sul medio oriente e di due noir Missione Si-siu -uscito originariamente su Segretissimo- e L’affare Zouzou pubblicati anche in italiana in un Super Segretissimo nel 2000) si lanciò nell’impresa seguendo inizialmente un modello alla moda in quei tempi. Malko Linge secondo una linea di continuità che oggi lo ha cristallizzato nel tempo, allora aveva 40 anni e già lavorava da 20 per la CIA. Era un nobile defraudato dai comunisti delle sue terre, un europeo con gli occhi d’oro, l’anima del seduttore ma anche del crociato. L’idea vincente fu quella di allontanarsi dagli stereotipi dell’era Bond per stare addosso alla cronaca. Anche oggi le avventure di SAS seguono a ruota gli avvenimenti internazionali. E lo fanno con una notevole capacità di analisi,di informazione di raccontare divertendo notizie che, a cercarle bene, sono sotto gli occhi di tutti. nessuna magia, nessuna preveggenza, nessun legame con poteri occulti. Solo un ottimo lavoro di narratore.

Poi c’è stata l’introduzione del sesso hard, avvenuta negli anni80 con l’esplosione del cinema X ma anche quella con gli anni si è un po’ affievolita.

In una recente intervista trasmessa anche in Tv De Villiers(classe 1930) ha ammesso di supervisionare i testi ma di aver affidato la stesura a un team di professionisti, trai quali c’è stato anche robert Morcet, autore della serie Il Celta. Alcuni bravi, altri meno. Se lo stile di scrittura rimane rapido e le informazioni sempre precise non sempre c’è quella tensione che ha fatto la fortuna della serie. A mio avviso (ma è solo un parere) la differenza si nota tra gli episodi inediti e le riproposte degli anni 80-90.Sas ha perso molti dei suoi “vezzi” per diventare sempre più un…personaggio di contorno,non la forza vitale della storia ma un testimone. Quindi la validità o meno di ciascun romanzo sta nelle ambientazioni, nell’interesse cronachistico della vicenda. Credo che le storie di ambiente russo o comunque est europeo siano le migliori, ma ricordo episodi in Africa in Asia veramente bellissimi.

Che la serie sia cambiata un po’ è naturale. Resta sempre un piacere seguire un vecchio amico a intervalli reoglari, concedendosi per poche ore una lettura divertente, ritmata.

Sfido chiunque a creare una serie così longeva e qualitativamente omogenea…

Il passaggio del personaggio Malko Linge, Sua Altezza Serenissima, dal romanzo al fumetto era un passo difficile. Le versioni cinematografiche realizzate in passato da Paura a San Salvador e L’occhio della vedova non sono state coronate da successo. Tanto da non arrivare neppure sui mercati italiani dove pure il personaggio è una leggenda. La responsabilità sta forse nell’aver voluto adattare la formula James Bond a un personaggio che, in realtà, sin dalle origini se ne discostava nettamente.

Erotismo, violenza crudamente rappresentata, attualità politica. Queste le carte migliori che hanno contraddistinto il personaggio nello svolgersi della sua carriera.

E tali le ritroviamo in Patto con il diavolo(primo degli episodi realizzati a fumetti) che, saggiamente, non riprende le origini della spia dagli occhi d’oro ma ci ripropone una delle sue avventure relativamente più recenti e attuali.

La scelta è felice perché nello scenario slavo, quello terribile e caotico dell’ex Repubblica di Tito dilaniata da mille conflitti, De Villiers negli ultimi anni ha giocato le sue migliori partite con il lettore. Missione a Zagabria, Missione a Sarajevo, Ucciderai il prossimo tuo, Bombe su Belgrado…tutte storie che con questo Patto con il Diavolo creano un miniciclo dedicato ai Balcani nella loro evoluzione del dopo-Tito che si colloca a una spanna dalla saga stessa.

La narrazione per immagini, in un numero ristretto di tavole deve prendere scorciatoie, è necessario qualche piccolo adattamento ma nel complesso il fumetto resta fedele all’avventura romanzesca e al mondo di SAS. Felice è anche la scelta del tratto ruvido di Mutti che si conferma un disegnatore di razza, molto dotato per un genere- la spy-story - che, lentamente, sta conquistandosi anche in Italia una certa popolarità. Sicuramente i più fedeli lettori di SAS noteranno che il personaggio del fumetto è più dinamico, forse più giovane, spara di più di quanto faccia il Malko dei romanzi che è più capo-missione che action-man, ma anche in questo caso si tratta di adattamenti necessari. Resta il ritmo, l’atmosfera e, perché no?, il sesso mostrato senza pudori perché il fumetto è una forma narrativa non esclusivamente infantile e SAS non sarebbe più lui senza qualche scena…X-rated.

Un’occasione per scoprire la longevità di un personaggio attraverso un altro veicolo narrativo e di rileggere una delle missioni più avvincenti di Malko Linge.