Tra il 1940 ed il 1958 il governo spagnolo guidato dal Generalissimo Francisco Franco volle erigere nella valle della Sierra de Guadarrama una cattedrale sotterranea in memoria dei caduti nel corso della guerra civile appena conclusasi, sia che i morti fossero di fede repubblicana che falangisti. Venne battezzata La Valle de los Caídos (La Valle dei Caduti) e tra le salme accolte vi sono anche quelle di molti volontari italiani, fascisti e antifascisti.

Il monumento rappresentava, nelle intenzioni del governo dell’epoca, una volontà politica di pacificazione nazionale, un modo per onorare tutti i caduti, da qualunque parte essi avessero scelto di schierarsi nel corso di una guerra che la Spagna ha combattuto prima di tutto contro se stessa dopo i secoli in cui la sua potenza militare aveva soggiogato e conquistato le terre di mezzo mondo. Con La Valle de los Caídos, il Caudillo voleva deporre una prima pietra per chiudere con un passato drammatico, anche se gli oppositori in vita in quegli stessi anni soffrivano (e hanno continuato a soffrire fino alla metà degli anni settanta) di pesanti torture inflitte dal regime franchista, del carcere e della pena di morte eseguita con il macabro strumento della garrota.

La Guerra di Spagna (come è più comunemente chiamata la guerra civile che sconquassò il territorio nazionale iberico tra il luglio del 1936 e l’aprile del 1939) fu un vero e proprio vortice di fuoco che divampò oltre i confini geografici (e che dal punto di vista militare fu la prova ufficiale, soprattutto per l’aviazione tedesca, di nuove sperimentazioni belliche in previsione del conflitto che proseguirà pochi mesi dopo fino all’aprile del ’45) ma che bruciò anche gli animi per la forte carica emotiva che portava in se, e che vide in prima fila schierarsi e combattere artisti di ogni genere e nazionalità, letterati, intellettuali, poeti e pittori.

A far sparare le armi non c’era solo la voglia di cacciare lo straniero invasore, o gli interessi economici che hanno guidato ogni esercito più dei loro generali da che mondo è mondo. Con la guerra civile di Spagna si metteva in gioco un nuovo assetto nazionale (ed europeo) basato sulla nuova formulazione filosofica di antiche idealità. Nuove strategie di pensiero, nuove strategie belliche.

Quella di Spagna rimane, a differenza di altre, una guerra che, nell’immaginario collettivo, ha portato con se il dramma della morte come un valore morale: la morte che diventa immagine (e lo strumento della fotografia ebbe una straordinaria rilevanza comunicativa anche negli anni a seguire e nella circolazione delle idee), non solo di distruzione fisica, ma esaltazione dell’aspetto eroico, guizzo per immolarsi a qualcosa di ben più elevato, l’idea che governa l’uomo, i suoi principi, le sue azioni. E tutte le arti erano spinte in questa direzione, letteratura, poesia e pittura che diventano altrettanti strumenti di critica e condanna grazie alla militanza attiva dei loro interpreti e dei loro protagonisti.

Anche in questa Tierra de los Caidos, la morte diventa protagonista, elemento centrale per parlare di una guerra civile che ha spezzato l’esistenza di quasi un milione di esseri umani in meno di tre anni (mille al giorno, in un ragionamento a spanne, focalizzati soprattutto nell’area di Barcellona e di Madrid) contrapponendo il senso morale a una sorta di macelleria fatta di esecuzioni sommarie, rappresaglie, che ha travolto chiunque abbia avuto la sventura di trovarsi dalla parte sbagliata nell’istante sbagliato.

E già che questa guerra tanta morte e tanto dolore ha portato con sé forse ci piacerebbe, giusto per riequilibrare il senso della vita, farci una domanda alla quale nessuno potrà mai dare una risposta, ma che resta un dubbio, a suo modo un mistero, tra il suggestivo, il fantascientifico, e la doverosa speranza: come sarebbero stati, nel nome e nel rispetto di questi caidos, in tutta Europa gli anni e i decenni successivi se avessero vinto gli altri?

(Dalla prefazione di Angelo Marenzana)

La tierra de los caìdos

La guerra di Spagna

19 autori per non dimenticare

A cura di Angelo Marenzana e Enzo Macrì

Sergio Pent   L’ultimo rintocco

Davide Cavagnero   Non del tutto a fuoco

Luigi De Pascalis   Brihuega

Daniele Cambiaso   La morte di un uomo

Nicola Verde   La paga del mercenario

Errico Passaro   Il labirinto e il fauno

Mario Quattrucci   Un cappello nero appena comprato

Angelo Marenzana   Una bella notte per morire

Andrea Carlo Cappi   Il morto ha sempre torto

Alessandro Defilippi   Il mio onore si chiama lealtà

Riccardo Strada   La giostra di Badajoz

Barbara Balbiano   O il corpo o l’anima

Roberto Santini   L’aquila nera

Françoise Prato   Adios

Igor De Amicis   Il cielo della Spagna

Enzo Macrì   Viva la vida

Sabina Marchesi   Aqui te espero

Paolo Campana   Il sapore del vento

Massimo Mongai   Le conseguenze di Badajoz