Mai scoperto per i suoi efferati assassini (16 negli ultimi dieci anni), il serial killer, invecchiando, aveva deciso di smettere. Stanchezza più che saggezza.

Ormai rispettabile pensionato, abitava in un elegante condominio d'un elegante quartiere sorgente a ridosso del più grande cimitero monumentale della città. Questo fatto,  inoppugnabile dal punto di vista topografico, aveva portato imprevedibilmente ad un rialzo nel prezzo degli appartamenti: il pittoresco cimiteriale sembrava facesse bene al mercato immobiliare.

E venne la notte dei morti viventi. Quella dell'agosto 2008, chiaro, non quella precedente. Da sotto i marmi e le afose zolle e di lato dagli inquieti fuochi fatui zampillanti dalle tombe, cominciarono ad uscire i morti. Una bella folla che cominciò a riversarsi sul vialone, scacciando le puttane da sempre in piedi sotto i platani. Quelle dell'Est scapparono via atterrite, mentre le nere si limitarono a sbeffeggiarli a distanza, ridendo da pazze: probabilmente per la cultura animistica che avevano dentro, nel profondo. Per non parlare di due mulatte caraibiche, pratiche di pratiche vudu, che stavano divertendosi da pazze... Ma, francamente, questa è un'altra storia...

 

L'avanguardia di questi disperati, disarticolati e incerti sul dove andare, con pochi brandelli di vestiti terrosi e molte ossa marroni su poca carne marcia, arrivò sotto il condominio dove abitava il serial killer.

Uno di questi (uno solo!) si diresse verso il portone e lo varcò. Lo fece con disarticolata e fanatica decisione.

Il serial killer, che stava seguendo la scena dal finestrone dell'attico, riconobbe la sua ultima vittima!

Con in mano la doppietta caricata con cartucce a pallettoni per zombies, uscì sul pianerottolo fissando giù, dentro l'imbuto semibuio della tromba delle scale. La visione dall'alto era tragicomica:  le poche ossa, sguittendo e rantolando e trottolando su se stesse, stavano cercando di salire le scale. Invano! Ricaddero all'indietro fin dal primo scalino! A malapena trattenute, arrivarono dall'alto risatine di scherno.

Ma, non si sa come, il vano ascensore si aprì laggiù in basso e le ingarbugliate ossa si infilarono dentro.

L'ascensore cominciò a salire. Dentro il semibuio del pianerottolo in alto, il serial killer caricò i cani e distese la doppietta davanti a sé. Il vano s'aprì e le ossa uscirono con le unghie minacciose artigliate in avanti. L'uomò sparò. Uno, due colpi. Il teschio del morto vivente scoppiò in mille pezzi, e mille bolle verde molva e marrone macchiarono la parete sul fondo del vano.

Finalmente morta, fottuta sul serio!... eh, sì, l'ultima vittima era stata una ragazza!

Ora, però, arrivò una nuova preoccupazione, che fece aggrottare la fronte all'uomo.

Il vano dell'ascensore: lordato di merda e di chissà cosa. La breccia a chiosa dei pallettoni: uno sbrano così!

Un danno non da poco! Chi avrebbe pagato? Era da considerarsi una spesa condominiale? O di scala? O solo imputabile a lui?

  

Per qualche dato biobibliografico, Graziano Braschi rimanda al suo sito http://www.grazianobraschi.org/index.php?title=Graziano_Braschi