Di solito un autore ha curiosità di vedere cosa succede in scena e come cambia la propria opera, ma il più delle volte si annoia perché si trova di fronte a un universo non suo. Sei stato presente a qualche ciak? Cosa puoi dire di avere imparato?

Ho imparato molto perché non conoscevo il mondo che sta dietro alle riprese di un serial televisivo. Per me è stata una scoperta, sia per come vengono girate le scene, sia per quel che riguarda ciò che sta loro attorno. Dall’esterno, per esempio, mi figuravo sequenze molto più lunghe, mentre, in realtà, ogni scena consta di pochissime battute che, nella maggior parte dei casi vengono ripetute più volte. Tutto da scoprire anche l’apparato tecnico che segue le produzione.

Hai partecipato alle sceneggiature degli episodi tratti dai tuoi romanzi?

Non ho partecipato alle sceneggiature perché non ho esperienza in questo senso. Quando ho letto quelle ricavate dai miei libri sono rimasto perplesso. Non tanto per il lavoro di sfrondatura che è stato fatto, il che era nelle previsioni, ma per la quasi totale cancellazione dei dialoghi originali anche quando non era necessario. Credo che sia normale che uno scrittore subisca una sorta di mortificazione, ma poi ci si fa una ragione: letteratura e televisione sono mondi differenti con linguaggi diversi. Ho invece svolto un lavoro di supervisore sulle storie, sulle atmosfere che le caratterizzano e sui personaggi. In questo sono stato parte attiva e ho trovato collaborazione da parte di tutto lo staff della produzione.

Meglio stare lontani dal set o la presenza dell'autore in scena aiuta il regista a trovare particolari chiavi di lettura?

La mia presenza sulla scena è stata del tutto ininfluente. Quando un telefilm arriva al momento del primo ciak è già tutto preordinato e non è possibile modificare niente.

Col senno di poi, devo dire che, in ogni caso, non avrei cambiato nulla né nella recitazione né nella regia.

Qualche impressione sul lavoro del regista?

Il regista Riccardo Donna è stato a mio parere bravissimo perché ha saputo guidare un cast di attori molto quotati con grande perizia mantenendo fede ai personaggi nella loro caratterizzazione e alle atmosfere padane, molto descrittive, dei libri. Ovviamente, questo è un merito che va diviso anche col bravissimo direttore della fotografia e coi produttori Susanna Bolchi e Aureliano Lalli Persiani che si sono dimostrati molto fini e sensibili nel captare la vena descrittiva dei libri.

Quali sono i principali cambiamenti che le tue storie e i tuoi personaggi hanno avuto nel momento in cui sono stati trasposti su piccolo schermo?

Be’, il principale cambiamento è quello dello scenario cittadino. I libri sono ambientati a Parma e lungo il Po parmense, gli sceneggiati televisivi sono invece girati a Ferrara e nella Bassa estense. Una differenza c’è anche se si tratta sempre di pianura padana e di un territorio di nebbie. È ben vero che tra le città emiliane Parma e Ferrara sono le più simili, ma è ovvio che non sono la stessa cosa. Anche il Po è diverso. A Parma ci sono le golene e le lanche, a Ferrara ci sono solo enormi argini che contengono un gigantesco canale.

Come mai tali cambiamenti?

Sul cambiamento è intervenuta la produzione per ragioni schiettamente logistiche e di costi.

La mia città, Parma, ha avuto la colpa di essere stata più che sorda di fronte al fatto che si prospettava la possibilità di girare una serie televisiva con tutto l’indotto pubblicitario che ne consegue. Un grave errore visto che, di fronte a questa freddezza, la produzione ha deciso di optare per un’altra soluzione.

Come sono stati scelti i primi episodi della serie? Erano più adatti? Nella seconda serie come vi siete regolati? Sono storie nuove o l’adattamento dei rimanenti romanzi?

Per la prima serie sono stati scelti quelli che si prestavano maggiormente a essere tradotti in immagini. Anche se due miei libri sono stati molto rimaneggiati per problemi nella trasposizione televisiva: le trame non si prestavano facilmente. Per ciò che riguarda la nuova serie, è basata su sei soggetti scritti da me e dagli sceneggiatori che sono stati poi sviluppati fino a diventare altrettante puntate. Non tutti i miei romanzi sono stati trasformati in scene. Questo perché io non scrivo già pensando alla televisione e questa mia autonomia è essenziale in quanto non riuscirei mai a raccontare una storia su commissione. Devo esserci dentro, sentirla, lasciarmi coinvolgere.

Avete avuto i vari permessi delle forze dell'ordine? So che Simona Mammano cura i tuoi scritti dal punto di vista tecnico poliziesco... cosa comporta ciò?

I rapporti con la polizia sono stati tenuti direttamente dalla produzione. È chiaro che essendo la Rai un’azienda dello Stato ha bisogno di avere il benestare dei vertici del Ministero i quali, tuttavia, da quel che ne so, non hanno posto problemi di sorta nemmeno quando, in un episodio della prima serie, si parlava di un poliziotto corrotto divenuto assassino. Simona Mammano, invece, legge i miei romanzi polizieschi correggendo gli errori procedurali che uno scrittore può commettere nello scrivere di cose che conosce solo in parte.

Ma Simona non è solo un poliziotto. È anche una donna di grandi letture e di notevole sensibilità letteraria. Per questo è una delle mie prime lettrici a prescindere dalle procedure.

Ci vuoi raccontare qualche aneddoto? Ti ha dato una mano anche per Nebbie e delitti?

In Il fiume delle nebbie, intendevo far intervenire Soneri su un caso di omicidio compiuto lungo il Po. Simona mi ha avvertito che nella realtà ciò non poteva assolutamente accadere, giacché, in provincia, agiscono quasi sempre i Carabinieri. Allora ho dovuto cambiare la trama per poter giustificare la “trasferta” di Soneri. È questo un caso di come un consulente possa deviare il disegno originario di uno scrittore. Ma nel caso dei gialli in cui il protagonista è un commissario, è a mio parere fondamentale che tutto sia credibile. Un dovere di verosimiglianza a cui è tenuta la letteratura, ma non il cinema o la televisione. Sugli schermi si vedono cose inverosimili senza che nessuno batta ciglio. Il pubblico dei lettori è invece molto più attento ed esigente.