Il mondo non ha più futuro. Il mondo vive ormai in un eterno presente, consustanziato di cenere e tormento, relitti di un tempo che non c'è più e ombre di uomini (se è possibile definirli tali).

C'è stata, evidentemente, un'apocalisse di qualche tipo, nell'ultimo romanzo di Cormac McCarthy, ma l'autore non la descrive mai compiutamente. Certo, ne vediamo i tragici effetti: cenere su cenere, cielo grigio, corpi carbonizzati e disciolti nell'asfalto fuso. Fiamme ignote hanno arso la superficie del pianeta e, soprattutto, hanno devastato il concetto stesso di umanità, ridotta ormai a sparuti individui in grado di commettere le peggiori efferatezze pur di sopravvivere. E il cannibalismo è solo il principio.

Nello scenario desolato de La strada si muovono un padre e un figlio, due esseri umani senza nome che spingono un carrello della spesa colmo di tutto quello che sono riusciti a ripescare dalle macerie della civiltà. Lunga è la loro strada, e senza una meta, se non apparentemente quella della loro mera sopravvivenza, quella della vita che vuole sopravvivere ostinatamente alla fine della vita stessa.

Il padre racconta al figlio di un mondo che non c'è più, e al quale il bambino non può credere davvero fino in fondo. Del resto, il figlio quel pianeta che esisteva prima dell'apocalisse non l'ha mai visto, e il padre è tutto il suo mondo. E anche per questo padre il figlio è tutto quello che gli resta.

Tra la cenere e le macerie, i pericoli e l'orrore della devastazione, si snoda così questa non-storia fatta di sopravvivenza: sopravvivenza al pericolo di abbandonare la propria umanità prima ancora che a quello di diventare pasto per violente tribù posturbane.

Eppure, in questo splendido e toccante romanzo, si nasconde inaspettatamente un afflato mistico di speranza, una vena quasi messianica capace di portare un'ombra di luce su questa terra martoriata dall'uomo stesso. C'è un'eco della Terra desolata di T.S. Eliot e, forse, una possibilità di riscatto dalla desolazione stessa. Per raggiungere questa illuminazione occorrerà però percorrere per intero questa strada difficile, e alzare molte volte gli occhi al cielo ottenendone solo la cupa contemplazione di un cielo grigio.