come ti chiami?

Chiara

ti piace il tuo nome?

Sì, ora sì. Quando ero ragazzina non mi piaceva molto, lo trovavo banale, comune. Ora invece mi piace soprattutto perché credo che mi rispecchi, nella miglior tradizione del detto latino “nomina sunt consequentia rerum”.

qualche soprannome da segnalare?

In realtà molti: mio fratello mi chiama da sempre Kira, mia sorella Chicca, alcuni amici Clarita, la mia amica Marinella Chirì, altri amici ancora Chiaretta… poi non so se sono proprio soprannomi, anche perché mi piace quando qualcuno, magari affettuosamente, usa proprio il mio nome così com’è…

dove vivi?

Da un anno e mezzo a Gerenzano, un paese in provincia di Varese, uno dei primi venendo da Milano… In realtà, però, io ho vissuto per 27 anni a Garbagnate Milanese.

come ci vivi?

In realtà ci vivo un po’ da straniera, nel senso che a casa ci sono poco, lavorando a Milano, e Gerenzano non lo sento il mio paese, lo vivo poco, lo conosco poco, proprio perché i miei amici e le mie abitudini non sono legate a Gerenzano. E visto che il mio paese d’origine non è lontano (circa 15 minuti di macchina) finisce sempre che continuo a vivere quei luoghi.

di cosa vivi?

Di quello che mi riserva il destino. Non nel senso che mi accontento, tutt’altro, ma nel senso che ho imparato ad apprezzare le cose belle che la vita mi riserva, senza pormi troppe domande e cercando di vedere il bello che c’è anche nelle piccole cose.

che lavoro fai?

Faccio l’account manager per un’azienda che si occupa di telefonia IP. Io gestisco i rapporti con tutta la rete italiana di rivendita dei prodotti dell’azienda. Il lavoro non c’entra nulla con la mia preparazione, la mia formazione, ma non mi dispiace. Io seguo appunto, i clienti, e lavoro a un rapporto di fidelizzazione… vabbè è noioso spiegare i dettagli ora e poi non ne ho voglia…

con chi vivi?

Con mio marito Michele

chi frequenti?

I miei amici. La mia amica più cara la conosco da 15 anni, abbiamo frequentato insieme il Liceo e l’Università e, ora che siamo diventate grandi, continuiamo a frequentarci e a vederci con una certa regolarità.

sogni?

Sogno spesso di notte, ma poi al mattino mi dimentico… Ultimamente sogno spesso mio papà…

Non ho mai sognato, però, i numeri vincenti per il super-enalotto.

I sogni, invece, intesi come sogni per il domani… bè sì tanti anche quelli, ma, per scaramanzia…non li dico.

cosa fai di solito? lavoro, tempo libero, sport, giochi, mangiare, cultura, tv o quel che vuoi tu

Di solito faccio tante tante cose, c’è chi dice anche troppe. In realtà, siccome il lavoro è a tempo pieno per i miei hobby mi restano le sere e le notti.

Amo leggere e lo faccio soprattutto sui mezzi pubblici. Poi sono vice curatore di Thriller Magazine e questo è ormai a tutti gli effetti un secondo bellissimo lavoro. Nell’ultimo anno mi dedico molto agli esordienti e ho rapporti con alcuni editori per diversi progetti…

Poi amo il teatro e sono regista, da 7 anni, di una compagnia teatrale amatoriale, mettiamo in scena ogni anno uno spettacolo.

Adoro il nuoto, che da ragazzina ho praticato a livello agonistico, ormai non sono più in forma, ma appena posso corro in piscina…

Adoro i piaceri della vita, tutti, perciò mi piace la buona tavola (e si vede), mi piace godermela, mi piace la buona compagnia e magari un bel bicchiere di vino insieme e tutto quanto possa rientrare nella definizione di “piacere della vita”. Come dicevo prima credo che le cose belle sia quasi doveroso viverle, senza problemi, senza costrizioni…

cosa pensi della scrittura?

Credo che la scrittura sia una magnifica forma di espressione, di comunicazione.

E una bella sfida per chi decide di buttarsi. Certo, non tutti dovrebbero pensare in maniera così scontata di poter fare gli scrittori, ma se si ha una storia da tirare fuori, perché non provarci?

Forse detto da una che non scrive suona strano, ma lo penso davvero.

scrivi poesia, racconti, articoli?

Io non scrivo, se non articoli, recensioni e segnalazioni. Non credo di avere storie da raccontare e perciò non sento l’esigenza di scrivere altro.

In passato ho scribacchiato poesie, però mi vergogno a chiamarle così e preferisco definirle “pensieri scritti andando spesso a capo”.

Oggi però la cosa che mi piace fare di più è l’editor e il curatore, non l’autrice… Mi piace tirare fuori il meglio dalle opere che mi vengono sottoposte, è un lavoro che mi dà un’immensa soddisfazione…

sei soddisfatta dello spazio che hai o pensi che meriteresti di più?

Nell’ultimo anno e mezzo ho fatto passi da gigante e quindi non posso dirmi insoddisfatta. Certo mi piacerebbe che un giorno l’editoria diventasse il mio lavoro, ma non so se lo merito, non credo di dover essere io a dirlo. In ogni caso, sono determinata e se mi metto in testa una cosa, faccio tutto quanto mi è possibile per arrivarci.

cosa si deve fare per essere notati nel campo dell'editoria? come ci si deve comportare?

Se lo sapessi davvero credo che il mio sogno di lavorare nell’editoria si sarebbe avverato. Credo comunque che l’impegno e la serietà alla lunga vengano pagati e credo che siano importanti…sempre.

consigli per introdursi e tessere relazioni, oppure raccontaci come è successo a te

Per introdursi nel campo editoriale ho imparato che ci vuole soprattutto faccia tosta. Non nel senso di essere maleducati o sfrontati, ma certo bisogna imparare a non farsi problemi, a presentarsi, a chiedere consigli. A sottoporre le proprie idee, senza insistenze, senza essere petulanti, ma con determinazione

E bisogna poi accettare alle volte di fare lavori che magari non sono i nostri preferiti, gratuitamente…

Per me, almeno, è stato così.

come sei arrivata a thriller magazine?

Sono nella redazione di Thriller Magazine dalle origini. Quando Mauro Smocovich cercava i primi collaboratori, aveva scritto una mail al presidente del Camilleri Fans Club, Filippo Lupo, che me la aveva girata, sapendo che saltuariamente scrivevo recensioni. Così ho scritto una mail a Mauro e da lì è cominciata la nostra avventura…

esperienze con altre riviste?

Solo saltuarie, niente di continuativo da segnalare.

Thriller Magazine è troppo impegnativo per potermi dedicare ad altro e mi va bene così.

hai lavorato o lavori in editoria? cosa hai fatto di particolare?

Ho collaborato e collaboro con alcuni piccoli editori come editor e scouter.

In particolare ho curato l’antologia Tutto il nero dell’Italia, un’antologia di racconti noir dedicati alle 20 regioni italiane. Spero che la collana prosegua con antologie regionali singole, progetto a cui sto lavorando con impegno.

Poi ci sono un paio di progetti con altri due editori, ma siccome sono un po’ da inventare e in fase molto molto embrionale, preferirei non svelare nulla ora, tanto presto se ne sentirà parlare.

cosa ti piacerebbe fare meglio e di più? e magari stipendiata/o?

Certo mi piacerebbe che tutti questi progetti mi permettessero di vivere di editoria, ma non dispero sul fatto che magari un domani possa esser così.

qualcuno/a di insopportabile che hai incontrato nel settore?

Bè, non farò nomi, però mi è capitato di incontrare diversi personaggi, diciamo, insopportabili. In particolare c’è una persona che io chiamo “l’uomo triste”, è un editore che mette una tristezza infinita in chi ci ha a che fare, secondo me. Questo perché manca completamente di entusiasmo, non crede nei suoi libri e lo dimostra ad ogni occasione ed è una cosa che proprio non sopporto.

Certo mi fa imbestialire anche chi non riconosce il lavoro e la fatica degli altri, ma anche qui preferisco evitare di fare nomi.

qualcuno/a di interessante?

Tantissime persone: persone stimolanti, interessanti, che credono in quello che fanno e che credono nel lavoro degli altri. Alcuni che sono diventati anche cari amici. Non saprei scegliere qualcuno in particolare e perciò preferisco non segnalare nessuno nello specifico.

che ambiente è?

Non è un ambiente facile, soprattutto per chi decide di farne il proprio lavoro. La situazione editoriale italiana non è semplice e non è questa la sede per parlarne. D’altra parte però, come dicevo prima, è anche un ambiente stimolante, divertente, che può dare diverse opportunità. Bisogna avere costanza, determinazione e testardaggine e bisogna sapersi prendere sul serio il giusto e, se ci si riesce, è anche un ambiente piacevole e arricchente.

che popolo frequenta la scrittura e l'editoia? chi ti è capitato di incontrare? mediocri, intelligenti, esaltati, presuntuosi, schizoidi, geniali, divertenti, simpatici, noiosio... qualche particolare anche senza nomi se ti crea problemi

Un po’ come tutti i popoli quello che frequenta la scrittura e l’editoria è variegato. Ci sono esaltati e umili, geni e mediocri, simpatici e noiosi… Ho incontrato un presunto editore, che però tutto faceva fuorché lavorare in modo da diventare un editore serio. Ho incontrato chi si diceva grande esperto del genere e poi non aveva idea di cosa fosse il noir, dicendo che American Tabloid non ha alla base la critica sociale. Ho incontrato chi si crede arrivato per aver scritto un romanzo e chi fa con le parole cose meravigliose e quasi si vergogna a farle leggere. Ho conosciuto un caro amico che alla prima impressione mi stava antipatico. E poi ho conosciuto realtà favolose come la Carboneria Letteraria, dove è possibile scrivere divertendosi…

cosa ti dà il thriller?

In realtà io di natura sono una fifona. E’ stata mia mamma a cominciare a farmi leggere libri gialli e thriller molti anni fa. Io leggo un po’ di tutto. Poi mi sono avvicinata al thriller un po’ per caso grazie all’occasione che mi ha dato Thriller Magazine, ma più è la lettura in generale a darmi molto. Mi dà emozioni, ricchezza, divertimento, conoscenza…

che importanza ha la scrittura nella tua vita?

La scrittura degli altri… molta. Io, come dicevo, non scrivo.

e la lettura? che tempo gli dedichi, quanto? è una passione che hai sempre avuto o è uscita fuori col tempo?

La lettura, invece, è una compagna quotidiana. Le dedico circa due ore al giorno, andando e tornando dal lavoro, sui mezzi pubblici. Mi piace, mi fa compagnia, non sarei capace di vivere senza. Anche perché leggo da quando ero una bambina. Ho avuto una mamma che mi ha educato alla lettura come hobby e come piacere e perciò è una piacevole abitudine a cui ormai non so rinunciare.

come sono i rapporti con l'editoria?

E’ ancora presto per dirlo. Diciamo che i miei rapporti con l’editoria sono in fase di definizione proprio in questo momento. Per ora… la sto scoprendo e lei sta scoprendo me.

qualcuno da ringraziare, salutare?

Se sono qui oggi ad annoiarvi con questo sproloquio lo devo a Mauro Smocovich, ma in realtà gli devo anche molto altro…perciò il mio ringraziamento è senz’altro per lui.

al di là delle soddisfazioni personali, pensi che l'editoria paghi? ci si possa vivere?

Qui ho paura a rispondere.

Da una parte ho paura di sembrare illusa, dall’altra non vorrei infrangere quello che è il mio sogno. Diciamo, quindi che ci spero…

chi non sopporti e quali comportamenti non

sopporti nell'ambiente editoriale? e nella vita in generale?

I comportamenti che non sopporto si somigliano nell’editoria e in generale. Non sopporto chi si sente arrivato, chi si prende troppo sul serio, chi ha perso completamente l’entusiasmo e non mette nemmeno un po’ di passione in quello che fa. Chi non lavora con serietà e chi cerca di sfruttare gli altri. Chi è falso e ipocrita e si nasconda dietro l’ipocrisia per dare giudizi sugli altri…

scegliere i racconti i libri... pubblicarli. parlare di un libro come lo scegli. cosa ti colpisce di un libro?

Quello che adoro è proprio scegliere i libri, giudicarli. Con i libri ho un rapporto molto fisico perciò l’aspetto e il primo impatto fanno la loro parte, anche nei manoscritti e anche se non sono poi vincolanti.

La prima cosa che secondo me è importante è l’onesta intellettuale che trovo in un libro e il rapporto di fiducia che l’autore deve essere in grado di creare con chi lo legge.

Poi ci vuole una buona combinazione di storia vincente e di stile… Gli esercizi stilistici fini a se stessi non mi piacciono e mi annoiano in fretta, lo stile deve sostenere una storia avvincente e valida.

Non è facile da spiegare e sarebbe un discorso lungo, ma i una parola il libro vincente è un libro a tutto tondo, non bidimensionale.

i tuoi affetti più cari?

Mio marito, la mia famiglia mia mamma, i miei fratelli e mio papà che non c’è più, e gli amici tutti, quelli storici e quelli che di recente si sono ritagliati uno spazio nella mia via e che continueranno ad averlo, ne sono sicura.