Dopo Il sorriso di Anthony Perkins di Claudia Salvatori, la collana "Il Giallo Mondadori presenta" porta in edicola Locus Animae, un thriller metafisico di Alessandro Defilippi. Con, in appendice, un racconto di Stefano Di Marino, In fondo al fiume nero: un noir “duro”, ad ambientazione milanese.

Nel campo dell'editoria da edicola, questa nuova collana si sta muovendo in modo innovativo e coraggioso, pubblicando del tutto fuori dagli schemi. Laddove Il sorriso di Anthony Perkins, uscito a luglio, era nel contempo noir, thriller e - forse principalmente - un romanzo di formazione, questo Locus Animae si propone come thriller metafisico, dove gli elementi del giallo si sposano con le inquietudini proprie della narrativa gotica, ma rivisitate in una cornice contemporanea. E forse non è inutile ricordare, a proposito, che, se corriamo a ritroso in certa tradizione letteraria italiana, ci s'imbriglia quasi sempre in fili sparpagliati di color nero. Schegge, tracce, abbozzi di filoni, tutti ottimi pretesti per le rivisitazioni e le classificazioni della critica. Così, dall'alto verso il basso e viceversa, con un occhio dapprima puntato agli iniziatori della letteratura gotica (Walpole, la Radcliffe, Lewis), cognomi quanto mai illustri (Capuana, Tarchetti, Pirandello, Buzzati e Soldati) si sono ritrovati, loro malgrado, a dividere i sentieri che portano alla più antica e fondamentale delle emozioni con prodotti di più vasto e facile consumo, a torto considerati volgare paccottiglia da edicola (leggi i mitici Racconti di Dracula, editi da Antonio Farolfi, o la serie dei KKK, classici dell'orrore, ambedue italianissimi nonostante l'esibita presenza di esilaranti cognomi inglesi), per arrivare ad autori ed etichette di più recente attualità (Evangelisti, Ammaniti, Lucarelli, Sclavi, pulp, horror, splatterpunk e cannibali in salse miste) che forniscono l'indizio di un pianeta scoppiettante e pieno di vita, nel quale orientarsi non è certo facile.

Vogliamo, giusto per comodità, chiamare le cose con il loro nome? Allora ci stiamo muovendo, ancora una volta, sulle strade – un po' incasinate perché siamo italiani e amiamo follemente gli ibridi – del gotico contemporaneo.

Spesso nascosto fra le pieghe di un romanzo giallo (come certi Lucarelli), nel folclore territoriale alla Eraldo Baldini o negli incubi fanta-inquisitori di Evangelisti. Ma gotico, sicuramente. E che roba è, chiederete voi? Domanda tutt'altro che inutile, visto che, mai come negli ultimi tempi, abbiamo notato quanto il termine sia stato usato a sproposito, con assoluta ignoranza, ad esempio, dei suoi legami tutt'altro che casuali con la storia dell'arte. Vediamo allora di elencare, alla rinfusa, gli elementi certi che caratterizzano un romanzo gotico, oggi come ieri. Se il protagonista è un personaggio tormentato, "rinchiuso" dentro sé stesso; se il plot è pregno di "presenze", meglio se non viste; se abbondano presagi funesti, segreti nell'armadio e incubi rivelatori; se il passato è "come una tigre che d'improvviso ti salta addosso"; se tabù secolari sono infranti; se la violenza è giustificata e se, infine, il tutto si svolge in una o più case, che sono pericolose e corrompenti prigioni per chi ci vive e luoghi pericolosi per gli "esterni": allora, siatene certi, questo è gotico, sia che stiamo leggendo McGrath o un horroraccio, termine sia chiaro "positivo", di Richard Laymon.

Il bel libro di Alessandro Defilippi, Locus Animae, edito alcuni anni fa da Passigli e riproposto oggi da Il Giallo Mondadori presenta, è tutto questo, ma si sottrae al contempo alla più facile e immediata catalogazione. Intanto emana un sottile fascino perverso sin dal titolo, alludente alla misteriosa ricerca cartesiana della sede "fisica" nell'anima, la ghiandola pineale già oggetto di oscure pratiche di magia nera edelle altrettanto misteriose indagini di Aleister Crowley, lo stregone per eccellenza del secolo scorso. E, oltre il titolo, ti cattura sin dalle prime righe, trascinandoti con morbida e chirurgica eleganza in un crescendo emozionale, consumato tra una Roma trasfigurata e una Torino illividita e ostile. Il protagonista, un maturo medico di oggi avverso all'ambiente accademico, scopre per caso i diari di un allievo di Sigmund Freud, morto suicida nel 1914, e inizia una sua solitaria detection che lo porta a ripercorrere la via temeraria di uno studioso viennese, lanciato all'inizio del secolo verso l'incontro con la più problematica delle realtà "perturbanti", il Male, proprio quello con la "emme" maiuscola. Inutile che, all'interno di una segnalazione che ha la presunzione anche di "recensire", ci  si perda in un goffo riassunto delle varie tappe dell'escalation del dottor Gribaudi. E' un piacere, dato che il libro è assolutamente coinvolgente ed efficace, che può essere scoperto e assaporato solo dal lettore. Ma, soprattutto, non esiste recensione in grado di dare idea delle implicazioni, dei sottopercorsi, degli interrogativi metafisici – mai banali o solipsistici – che le pagine di Defilippi pongono, man mano ci si avvicina allo scioglimento finale.

Epilogo che, naturalmente (e così dev'essere, perché così è la vita), non gratifica, ma rilancia sotto una nuova "maschera" il potere mimetico del Male, con le sue radici così ben sepolte nelle evoluzioni della struttura archetipale del cosiddetto "homo erectus".

Alessandro Defilippi è medico e psicanalista, e sottolineare che Locus Animae pesca a piene mani dal vissuto professionale è un'ovvietà. Meno ovvio, anzi sicuramente raro, è il riscontrare come venga vivisezionata la propria "missione quotidiana", al giorno d'oggi tanto enfatizzata dai media, che l'autore avverte come inadeguata e soffocante rispetto soprattutto ai grandi temi d'interesse più generale. Soprattutto quelli che coabitano con la materia, pur definendosi al di là della stessa. E nell'approfondimento di tali temi, ricerca che per Gribaudi e il suicida professor Kastner ha il volto dell'ossessione, una Medusa al cui sguardo non ci si può sottrarre, Defilippi ricorda – e non se ne stupisca, lui per primo – il grande e solitario cantore cinematografico dell'apocalisse e della mutazione del Corpo, il canadese David Cronenberg, da anni ossessionato dalla possibilità di scoprire, tra i misteri dell'organismo e il caos ghiandolare, il "locus animae". Un cinema che è concetto della stessa anima. E, forse, tanto è per Defilippi, il romanzo contemporaneo, che probabilmente nel suo caso può definirsi gotico, ma che noi amiamo non definire perché quel che filtra, quasi di nascosto, dalle pieghe di quest'opera è audace e innovativo anche per il gotico stesso.

Come già quindi accaduto per Il sorriso di Anthony Perkins, siamo di fronte a un eclatante esempio di contaminazione di generi: viene naturale chiedersi se sarà questa una delle caratteristiche principali di questa singolare collana.

Un'ultimissima annotazione: a quanto pare, "Il Giallo Mondadori presenta" ripristina anche una vecchia e gradita tradizione, negli ultimi anni sottovalutata: quella del racconto d'appendice. Nel numero scorso, ad accompagnare il romanzo della Salvatori, era Una storia da rubare, un racconto forte e angoscioso scritto da Barbara Baraldi, alias Luna Lanzoni, vincitore del XXXIII Premio Gran Giallo Città di Cattolica. Adesso, con Defilippi, un altro grandissimo, Stefano Di Marino.

Alessandro Defilippi – Locus Animae. Collana: Il Giallo Mondadori presenta. Euro 4,50. In edicola da settembre 2007.