La reporter Rowena Price scopre che il brutale assassinio di una conoscente potrebbe essere opera di Harrison Hill, un noto pubblicitario. Con l'aiuto di un collega Miles Hailey, esperto di informatica, Rowena inizia a indagare facendosi assumere nella società di Hill come stagista, oltre a frequentare con il nick-mame di Racket girl una chat frequentata anche dal sospettato…

Perfect stranger non è né “perfect”, né “stranger” (magari nel senso di The Stranger…). Cos’è allora il film di James Foley? Un thriller modesto dove la parola, parlata e scritta (vedi le innumerevoli schermate dei portatili collegati alla chat…) prevale di gran lunga sulla messa in scena. Perfino il colpo di scena tanto atteso (ma non tanto…), introdotto da uno stacco tra una fialetta di “belladonna” (atropina) ed un’altra, stacco che punta direttamente a confondere per un istante ancora la vera identità del colpevole, lascia completamente indifferenti. La colpa è di uno stile sonnacchioso che sposa in pieno location ultrapatinate (siamo pur sempre in un ambiente che fa dell’apparenza la chiave del successo...) che fanno da sfondo alla storia. Bruce Willis, forse alla ricerca di un nuovo ruolo da cattivo, attraversa il film con aria ieratica e gli occhi rigorosamente a fessura, sfiorando soltanto il sogno che Harrison Ford con Le verità nascoste ha coronato. Halle Berry interagisce con il suddetto come può, cioè male, infischiandosene allegramente di chi la ama per davvero (Giovanni Ribisi).