Ronin, storia a fumetti scritta e disegnata dal Vidanese Alessandro Boni, costituisce la prima parte della miniserie East Side Stories.

In questo racconto l’autore rivisita i topoi western in chiave orientale e miscela in maniera post-moderna l’atmosfera del grande cinema di genere italiano con il corpus fondante della cultura popolare giapponese.

Boni, in questo frangente, compie al contrario l’operazione attuata dal regista Sergio Leone, per sua stessa ammissione uno dei suoi ispiratori, che, per ricavare la trama del lungometraggio Per un pugno di dollari, ha trasposto in chiave occidentale le vicende del film La sfida del samurai di Akira Kurosawa.

Ronin infatti, è un western in salsa giapponese con katane, ninja, samurai rinnegati e conturbanti geishe al posto di pistole e cappelli a tesa larga.

Questa storia, trattata con il consueto lirismo e l’estrema forza propri dell’autore mantovano, narra le vicende di un samurai solitario che si interroga sulla propria vita e trovandosi alla fine di fronte a dubbi e paure li affronta soccombendo.

In questo racconto si trovano numerose influenze.

Per quanto riguarda la parte scritta, ci sono rimandi cinematografici che vanno dal Corbucci di Django al Leone della trilogia del dollaro e di C’era una volta il west.

Un’altra fonte d’ispirazione per l’autore viene senz’altro dal manga Lone wolf and cub, scritto da Kazuo Koike e disegnato da Gôseki Kojima, che narra le avventure di Itto Ogami, samurai senza padrone e killer a pagamento.

Per quel che riguarda i disegni invece, i riferimenti sono ad artisti come Bill Sienkiewicz e Dave Mckean, per quanto  riguarda lo stile pittorico con cui è realizzata la storia, e a Frank Miller per la costruzione della tavola.

L’unico neo è forse la brevità del racconto che se fosse stato sviluppato in più pagine sarebbe stato di sicuro ancora più avvincente e coinvolgente.

Nonostante tutto l’opera è al di sopra della media per trama e stile e da consigliare a tutti gli amanti del buon fumetto e della cultura giapponese.