Diavolo d'un Vincenzo Cerami. Vuoi vedere che aveva già previsto tutto?

A dicembre 2005 un articolo di Maurizio Cucchi sul Corriere della Sera attacca inusitatamente i gialli italiani contemporanei, paragonandoli alla Settimana Enigmistica (ritenendo peraltro di fare con questo un torto; eppure stiamo parlando di una delle più antiche e onorate riviste italiane, che da decenni propone un "passatempo sano ed economico". Mah).

Più o meno nello stesso periodo, arriva in libreria questo strano romanzo di Cerami, L'incontro. Cerami è una vecchia volpe, ha scritto di tutto, per qualsiasi genere e con qualsiasi mezzo multimediale (è appena il caso di ricordare la sceneggiatura per i film di Roberto Benigni, tra cui La vita è bella). Ora se ne esce con questo romanzo dal taglio fortemente enigmistico. Un giallo di vecchia, vecchissima scuola? Roba che la stessa Agatha Christie troverebbe un po' leziosa e demodé?

Ovviamente no, altrimenti non saremmo qui a parlarne.

Il romanzo si avvicina in qualche modo a un giallo, d'accordo. C'è una persona che scompare, il professor Sandro Bulmisti: un esperto di enigmistica che lascia un'esile traccia in forma di caccia al tesoro per enigmi, all'interno di una fanzine per appassionati di cruciverba e sciarade. E c'è anche un ventenne appassionato di enigmistica, Ludovico detto "Lud" (nome molto... ludico, per l'appunto), che è l'unico a raccogliere la sfida. Ma ecco che già la struttura del giallo classico viene a cadere. Lud percorrerà un itinerario che sarà fatto non solo di indovinelli, ma soprattutto di un avvicinamento progressivo alla storia personale del professore e a quella, più ampia, degli Anni di Piombo. Alla fine di questa caccia al tesoro ci sarà il professor Bulmisti in persona, forse il mistero più grande di tutti. Perché scappare in questo modo e nascondersi agli occhi del mondo?

La storia si snoda lungo una serie di enigmi che sfidano il lettore in prima persona e lo coinvolgono direttamente nella soluzione del caso, rendendo la lettura de L'incontro un'esperienza da fare tutta d'un fiato. Il bello del libro è però, appunto, che la storia non è un pretesto sfilacciato per mettere assieme tre indovinelli raccolti a casaccio, ma la caccia al tesoro e il racconto dei personaggi si sposano alla perfezione in un amalgama di incredibile fascino. C'è davvero di tutto in questo libro: la storia recente d'Italia, il mondo universitario, Pasolini, il cinema, Roma, la poesia inglese...

Un romanzo molto particolare, insomma, consigliato a chi ama farsi coinvolgere. Per dimostrare magari che anche il più enigmistico dei libri, se scritto bene come in questo caso, svolge sempre la stessa funzione: raccontare che l'enigma più grande resta sempre ciò che si cela in fondo all'animo umano.