Dove sei quando scrivi e disegni? Sia fisicamente che mentalmente 

Ho una stanza, un antro o se vuoi uno studio dove scrivo e disegno. La stanza nell’appartamento in cui vivo. In pratica non si stacca mai dal lavoro di mano e testa.

Anche quando sono in viaggio o semplicemente in giro per una passeggiata le idee sono sempre in agguato e le migliori restano con te.

Mentalmente ho un perimetro di isolamento in cui mi rinserro e dove cerco di raggiungere il massimo della concentrazione. Spesso accade al mattino molto presto.

Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini? 

A volte ceselli in dettaglio sia le une che gli altri, pescando dalla  realtà e intrecciandola a riferimenti letterari o storici. 

A volte cedi alla serialità e utilizzi la logica dei grandi numeri per entrambe le categorie. Con Bernardi su Fantomax l’abbiamo fatto.

Qual é il tuo modus operandi? 

Alzarsi presto al mattino, preferibilmente quando tutti gli altri ancora dormono e pianificare la giornata, mettere a punto le idee da sviluppare e realizzare e cercare di portarne a termine quante più possibile, tutto inframezzato – quando tutti gli altri sono già svegli e attivi – dal flusso delle mail e dei messaggi di lavoro o di altri lavori che un fumettiere si trova a fare.

Chi sono i tuoi complici? 

Sono un solitario, agisco da solo a volte solo con complici fidati che più che spesso sono – o col tempo diventano – amici.

Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? 

Sorprendente. Nel senso che resto sempre sorpreso dal fatto che ci siano lettori che hanno dedicato tempo al mio lavoro, che lo seguono o che a volte lo criticano. Penso che oltre a tutte le possibilità di confronto e contatto che attualmente offrono i social il rapporto diretto che avviene durante gli incontri, i festival e le fiere sia prezioso e insostituibile.

 
Avanti, parla! Che messaggio vuoi dare con le tue opere?

Confesso: la penso come il regista Samuel Godwin: “Se vuoi mandare un messaggio spedisci un telegramma, non fare un film”.