Finite le vacanze, torna il brivido più nero che ci sia: Adelphi, dopo I diabolici (2014) e Le incantatrici (2015), ristampa e ritraduce un altro capolavoro classico di Pierre Boileau e Thomas NarcejacLa donna che visse due volte. Dal romanzo il film La donna che visse due volte (Vertigo, 1958) di Alfred Hitchcock, con James Stewart e Kim Novak.

Per sapere TUTTO sul romanzo in Italia, si rimanda agli Archivi di Uruk.

La trama

Narra la leggenda che la premiata ditta del noir francese formata da Pierre Boileau e Thomas Narcejeac abbia scritto La donna che visse due volte con uno scopo ben preciso: quello di piacere ad Alfred Hitchcock. Una scommessa azzardata, indubbiamente (anche se i due non ignoravano che il regista avrebbe già voluto adattare per lo schermo I diabolici, che gli era stato soffiato da Henri-Georges Clouzot). Come tutti sanno, la scommessa fu vinta, e la storia della enigmatica Madeleine, che sembra tornare «dal regno dei morti», diventò quello che la critica ha definito il capolavoro filosofico di Alfred Hitchcock – e uno dei film più amati dai cinéphiles di tutto il mondo. Quando, molti anni dopo, François Truffaut gli chiederà che cosa esattamente gli interessasse nella storia di questa ossessione amorosa che ha la tracotanza di sconfiggere la morte, Hitchcock gli risponderà: «la volontà del protagonista di ricreare un’immagine sessuale impossibile; per dirlo in modo semplice, quest’uomo vuole andare a letto con una morta – è pura necrofilia». Attenzione però: se è vero che ci si accinge alla lettura del libro avendo davanti agli occhi la sagoma allampanata di James Stewart e il corpo di Kim Novak, a mano a mano che ci si inoltra nelle pagine del romanzo le immagini del film si dissolvono e si impone, invece, potentemente la dimensione onirica, angosciosa, conturbante di Boileau e Narcejac, che sanno invischiare il lettore negli stessi incubi ai quali i loro personaggi non riescono a sfuggire fino all’ultima pagina – e anche oltre.

L'incipit

«Senti,» disse Gévigne «vorrei che pedinassi mia moglie».

«E perché? Ti tradisce?».

«No».

«E allora?»

«Non è facile da spiegare. Si comporta in modo strano… Sono preoccupato per lei».

«Di che cosa hai paura esattamente?».

Gévigne non si decideva a rispondere. Guardava Flavières, e Flavières intuiva il motivo della sua esitazione: il suo amico non si fidava. Era rimasto identico a quando lo aveva conosciuto, quindici anni prima, alla facoltà di Legge: cordiale, espansivo, ma in fondo ansioso, timido e infelice. Poco prima, per esempio, è vero che gli era andato incontro a braccia aperte esclamando: «Roger, carissimo… Non sai quanto sono contento di rivederti!», eppure in quel gesto Flavières aveva notato subito, d'istinto, un che di innaturale, di leggermente troppo affetatto e rigido. Il suo amico gesticolava unp o' troppo, rideva un po' troppo. Non riusciva a nascondere i quindici anni trascorsi, che li avevano fisicamente cambiati entrambi. Gévigne era ormai quasi calvo. Il mento gli si era appesantito. le sopracciglia adesso tendevano al rossiccio, e intorno al naso gli erano spuntate delle lentiggini. Neanche Flavières era più lo stesso. Sapeva di essere diventato più magro, di essersi lievemente ingobbito dopo quello che gli era successo, e sudava freddo al pensiero che l'altro potesse chiedergli come mai lui, che aveva studiato legge con l'idea di entrare in polizia, alla fine si era messo a fare l'avvocato.

Gli autori

Pierre Boileau (1906-1989) e Thomas Narcejac (1908-1998), entrambi vincitori del Prix du Roman d’Aventures, hanno cominciato a collaborare nel 1948. Frutto di questo sodalizio sono stati numerosi racconti e ben quaranta romanzi, da alcuni dei quali sono stati tratti film di successo come La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock o I diabolici di Henri-Georges Clouzot.