I lettori di ThrillerMagazine ormai ben conoscono Marcello Simoni, che più di un’esclusiva ha riservato alla rivista. Autore Premio Bancarella che con i suoi thriller a sfondo storico sta incantando sempre più lettori, ma principalmente Simoni è un narratore instancabile: l’abbiamo incontrato per parlare del suo nuovo romanzo, Il labirinto ai confini del mondo (Newton Compton), l’ultimo della trilogia del Mercante di libri maledetti.

    

Aspettavamo il terzo capitolo della saga da anni: che effetto ti fa vederlo finalmente su carta?

È come completare un trittico di cui avevi pronti i bozzetti da molto tempo, ma che non immaginavi come sarebbe apparso una volta ultimato su tela. L’impressione finale dà quasi un effetto estraniante, dato che mi trovo di fronte a tre romanzi distinti che possono essere letti “orizzontalmente”, capaci di compenetrarsi l’un l’altro e di dare un senso compiuto non solo alla mia visione sul medieval thriller, ma anche alla direzione che sto imprimendo alla mia narrativa. Nel corso di questi tre anni sono molto cambiato, o forse semplicemente maturato. Il labirinto ai confini del mondo sancisce questa metamorfosi, senza tagliare i ponti con ciò che ho scritto prima.

    

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