Potrebbero chiamarla “la città degli arcobaleni”. Se ne formano di continuo nel cielo di Londonderry, o soltanto Derry, come la chiamano gli irredentisti irlandesi dell’Ulster. È la città a maggioranza cattolica dove nel 1969 cominciarono i Troubles (guai), ovvero gli incidenti a catena che proseguono oggi, rendendo pressoché invivibile l’Irlanda del Nord.

Derry sorge sul Foyle, nel punto in cui il fiume si allarga nel Mar d’Irlanda formando un loch. Vista dalla riva orientale, i suoi contrafforti di pietra del diciassettesimo secolo e le montagne alle spalle, sembra una paesaggio fiabesco. Non altrettanto per il ghetto cattolico di Bogside. Fu qui che covò la rivolta nei primi mesi del 1969. Giovani disoccupati impazzavano per le strade colpendo a prima vista gli agenti di polizia della RUC (Royal Ulster Constabulary). Eppure c’erano delle cause.

Il parlamento dell’Irlanda del Nord con sede a Stormont favoriva in ogni modo la fetta protestante della popolazione. I migliori impieghi pubblici erano preclusi ai cattolici. Perfino quando si trattò di costruire le autostrade, si collegò Belfast a nord con Ballymena e a sud con Portadown, due centri protestanti, tagliando fuori Londonderry. Quest’ultima si vide preclusa anche l’assegnazione della seconda sede universitaria nordirlandese, che andò alla protestante Coleraine. C’è una macabra barzelletta: l’unico modo per un cattolico di entrare alla Queen’s University di Belfast è donare il proprio corpo per la ricerca medica.

             

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