Susanna ne calpestò la pelle, schifata, e imboccò il corridoio. Si augurò che il professor Rosselli non si credesse Sandokan e soprattutto non la scambiasse per la Perla di Labuan.

L’uomo era in piedi sulla soglia dello studio. Indossava una camicia color avorio dal colletto alla coreana e pantaloni di tela chiara, nonostante la stazza. In mezzo a quelle cianfrusaglie etniche i baffetti da avventuriero, uniti alle sopracciglia troppo curate, sembravano ancora più retrò. — Prego, si accomodi.

Lei è la signorina...?

— Marino. Susanna Marino.

Rosselli prese posto alla scrivania su un’imponente poltrona di cuoio e le indicò uno scranno dai braccioli consunti. Susanna sedette scomodamente sul bordo. Le zanne lucenti di una tigre imbalsamata erano a pochi centimetri dal suo collo. Si ritrasse.

— La disturba? — domandò Rosselli.

— No — mentì Susanna. — Mi piacciono gli animali.

Si rese conto di quanto fosse stupida la sua risposta, ma ormai era tardi. Tentò allora di cambiare argomento e andare al dunque. — Sono venuta per presentarle un progetto di tesi — disse. — Le sue lezioni di storia del cinema mi hanno appassionato e...

— Con calma — la interruppe l’uomo. — Beve qualcosa?

Si era dimenticata del rito dell’aperitivo. — Uh... una coca, grazie.

— La Coca-Cola è la bevanda della decadenza — osservò Rosselli.

— Che ne dice di un buon pastis?

Susanna detestava gli alcolici, e il sapore acuto dell’anice le faceva venire il mal di testa. — Perfetto — disse.

Si aspettava di veder comparire un ossequioso cameriere di colore, invece il professore si diresse al mobile bar e preparò personalmente due bicchieri.

— Allora, signorina, che cosa l’ha colpita delle mie lezioni?

Susanna si rigirò sullo scranno, timorosa di compiere una mossa falsa.

— Dunque? — insistette Rosselli. — Scommetto che le è piaciuta la discussione sui registi della nouvelle vague. O mi vuole proporre un progetto sul neorealismo...

Deglutì, imbarazzata. — Sono argomenti interessanti... ma in realtà io avevo pensato a un progetto su... su Argento.

— Su Dario Argento?!

“Brava, ti sei giocata la tesi” si disse Susanna, e tentò di correre ai ripari: — Sì. Però stavo riflettendo che anche su Godard non sarebbe male.

Rosselli la scrutava come fosse una bestia rara. — E su che cosa intenderebbe concentrarsi della cinematografia di Argento?

Susanna buttò giù un sorso di pastis. — L’idea era uno studio sullo spazio nelle location dei film argentiani e sulle dinamiche della paura che suscitano nello spettatore, in relazione alle più comuni fobie umane e ai meccanismi di difesa psichici individuali. Ma come le dicevo posso benissimo cambiare...

L’uomo si protese come la tigre. — Guai a lei se lo fa.

— Dice davvero? Perché se è più interessato al neorealismo o a Godard posso...

— No, per carità. Ne parlano l’ottanta per cento delle tesi, e mi hanno stufato. Ma la sua idea è geniale. E nuova. Complimenti.

Susanna non credeva alle sue orecchie. Per la prima volta i sacrifici per mantenersi all’università non le sembrarono inutili, e far la portinaia di notte in quel dannato collegio le parve quasi divertente. Estrasse dalla borsa una cartelletta trasparente e gliela porse. — Grazie — disse. — Ecco il mio progetto.

Rosselli lo scorse rapidamente. Con quell’ampia vetrata alle sue spalle che dava sul giardino, sembrava un esploratore immerso nella giungla. — Bene. Molto bene — dichiarò. Prese una stilografica e si mise a scarabocchiare qualcosa su un foglio.

— Conosce la psicoanalisi?

— Ho dato un paio di esami quando frequentavo antropologia.

— Mi faccia vedere il libretto.

Susanna glielo diede. L’uomo lo sfogliò e intanto la guardava, mentre rabbrividiva nella camicetta leggera, ancora umida d’acqua, le dita che tormentavano la tracolla orientale.

— Qui leggo che ha interrotto gli studi. E dopo un po’ si è iscritta al DAMS...

— Sì...

— Come mai, signorina Marino, una studentessa brillante come lei a ventotto anni non si è ancora laureata?

Susanna pensò all’incidente d’auto in cui era morto Edoardo, ai due anni passati con Luigi a far finta di vivere, al suo lavoro da schiava in pizzeria e alla ricerca di quella maledetta pellicola portoghese che era costata la vita di parecchie persone e per poco anche la sua.

— Ho avuto dei problemi — disse.

© 2012 Arnoldo Mondadori Editore