Nel 1976 in Italia di Mack Bolan l’Esecutore non si conosce neanche l’esistenza, ma già il citato Philip Colombo il Tiratore Scelto e le sue tre storie sono edite dalla Longanesi, così come Segretissimo da anni intrattiene i suoi lettori con le roboanti avventure di Nick Carter, OS117, Sam Durrell nonché il principe delle spie Malko Linge, detto SAS. Questi della Mondadori sono tutti eroi diametralmente opposti al Punitore: sono tutti eroi positivi che uccidono esclusivamente quando sono costretti e sempre per legittima difesa. Ma in fondo in questi anni Frank Castle ancora non è il “vero” Punitore: si fa chiamare così ma nelle sue prime storie non fa davvero male a una mosca: sono più letali gli insopportabili scambi umoristici con l’Uomo Ragno!

Qualcosa inizia a cambiare nell’ottobre 1976 con l’uscita di Amazing Spider-Man n. 161. Da poco arrivato alla Marvel il talentuoso Len Wein ha già creato nel ’74 Wolverine, e fa scontrare un’altra sua creazione - Nightcrawler - contro l’Uomo Ragno sulle Montagne Russe. Torna l’equivoco in cui tutti si scambiano per criminali, finché - nel successivo n. 162 - non arriva Frank a sistemare le cose: non a caso questa seconda avventura si intitola Let the Punisher Fit the Crime! (tradotta fiaccamente in Italia come Nella morsa del crimine, L’Uomo Ragno n. 216, agosto 1978). Più che l’abusato espediente di accusare per l’ennesima volta l’Arrampicamuri di essere un criminale, l’interesse della storia è che Frank Castle... comincia a fare il Punitore!

Si presenta al cospetto di Occhi di Serpente e della sua banda, intenta a giocare a dadi nei bassifondi, e chiede di poter parlare con loro. «Santo Cielo! È il Punitore - è la ovvia reazione dei lestofanti. - Spariamogli prima che sia lui a sparare a noi»: questa frase non può non avere conseguenze. Mentre il suo mitra canta e fa strage dei criminali, il buon Frank risponde «Ho detto che volevo parlarvi... ma dovevo sapere che voi conoscete solo un tipo di linguaggio!» È la prima volta che spara a bruciapelo: non li ha “puniti”, come farà negli anni a venire, ma grazie a Wein è già sulla “buona” strada. Inoltre l’autore getta in campo un personaggio destinato a tornare molte volte di fronte al Punitore: Billy Russo detto Jigsaw (in italiano, Mosaico), che avrà poi un ruolo importante nella rinascita del personaggio.

             

Il 1976 è anche l’anno in cui inizia negli USA la collana di romanzi Soldier of Fortune, curati ancora da Peter McCurtin, esperto di action men: i giustizieri ora fanno anche la guerra.

Len Wein sembra ben accorgersi della deriva militaresca dei giustizieri solitari, e così nel novembre 1977 la storia The Hitman’s Back in Town vede scontrarsi il Punitore con un eroe che proviene dallo stesso background: Hitman, tradotto in italiano prima con Sicario poi con Il Persecutore.

Apparso e scomparso nel 1977, con solamente due storie all’attivo, il tenente dell’esercito Burt Kenyon divenuto poi un mercenario con il nome di Hitman è anch’egli un erede della letteratura pulp dell’epoca, piena di eroi che giustificavano la conoscenza delle armi, del combattimento e delle tecniche di guerra vantando lunghi anni passati in un qualche corpo militare. Nato nel marzo di quell’anno nella storia The Vulture is a Bird of Prey! (Peter Parker, Spectacular Spider-Man nn. 4 e 5, arrivata in Italia a cavallo fra 1977 e 1978 ne L’Uomo Ragno nn. 224 e 225) viene ripescato per ritrovarsi faccia a faccia con il Punitore nella storia conosciuta in Italia come Il colpo del Persecutore (L’Uomo Ragno n. 246, 8 ottobre 1979).

          

Potevano il Persecutore e il Punitore non conoscersi, visto che sono nati dalla stessa scintilla? E dove possono essersi conosciuti due soldati? Ovvio: in Vietnam.

«Facevo parte di una pattuglia quanto intorno a noi si scatenò l’inferno»: così esordisce il primo flashback bellico della storia del Punitore. Frank cade ferito in battaglia e Kenyon lo salva dai vietcong. «Ricordati che mi devi una vita, soldato - è la frase con cui il salvatore si congeda da Frank. - Chissà: forse un giorno potrò riscuotere il debito». E il giorno arriva, in una delle prime scene strazianti dedicate al Punitore.

Venticinque anni prima del film Spider-Man, la scena finale della Statua della Libertà vede l’Arrampicamuri stavolta in un ruolo secondario. Proprio come la scena del film di Sam Raimi, in quel lontano 1977 è il Punitore a trovarsi di fronte ad una scelta dolorosa: salvare l’Uomo Ragno ferito o il Persecutore, a cui deve la vita? Entrambi stanno per cadere e Frank può salvarne solo uno: rispetta la parola data - e sappiamo che il Punitore rispetta sempre la parola data - e salva l’ex commilitone che però è diventato cattivo, oppure aiuta un uomo in calzamaglia che non stima gran che ma è sicuramente buono?

Per la prima volta vediamo gli occhi sofferenti del Punitore: come fa un giustiziere a decidere quale azione sia “più giusta”? Len Wein regala al personaggio la prima di una lunga e fortunata storia di dilemmi amletici che farà la sua fortuna e ne renderà tridimensionale lo spessore.

          

Ma alla fine, chi sceglie il Punitore? «Una domanda che non meritava neppure risposta» è il lapidario commento della voce fuori campo: ovviamente Frank salva l’Uomo Ragno, ma vuole subito lanciarsi a salvare anche il Persecutore. In fondo nel film di Raimi è questo che succede, no? Il protagonista salva tutte le vittime che pendono dalla Statua della Libertà... Ma Wein ci dimostra l’abisso che passa fra cinema e fumetti: in questi ultimi si può anche mostrare la tragedia.

«Resisti, Kenyon! Arrivo subito!» è il grido del Punitore, ma l’ex commilitone gli risponde con voce ferma: «No... non ce la farò! Hai già fatto la tua scelta!» e si lascia andare nel vuoto, sfracellandosi al suolo e chiudendo la sua carriera nel mondo Marvel.

Può Wein far subire al suo Punitore uno schiaffo simile? Può addossargli il senso di colpa di non aver mantenuto la parola ed essersi dimostrato ingrato nei confronti di chi gli ha salvato la vita? Il buon Wein non se l’è sentita. «Ti avevo detto che mi dovevi una vita, soldato - fa in tempo a dire il Persecutore prima di morire, - ma non avevo detto che doveva essere la mia. Quindi sembra... che siamo pari!»

«Per lui la guerra è finita - chiude la storia il Punitore, sbrigandosi a lanciare il suo eloquente vaticinio: - ma la mia potrebbe continuare per sempre!»

E la storia del Punitore infatti continua...