Martedì scorso avevamo lasciato Ip Man, reale maestro cinese di Wing Chun che già in vita divenne leggenda, a fuggire da una terra martoriata dalla guerra: stasera lo troveremo impegnato in un altro tipo di guerra, in una Hong Kong non molto rassicurante.

Stiamo parlando del film “Ip Man 2” (2010) di Wilson Yip con Donnie Yen, che il ciclo “Estremo Oriente” di RAI4 porta in prima serata (ore 21.10) e in chiaro.

Siamo nella Hong Kong del 1950, non certo un Paradiso in terra. Ip Man vorrebbe inaugurare una propria scuola di arti marziali, ma la metropoli ne vanta già molte, e fra i vari maestri c’è una mafia fatta di corruzioni e violenza che risulta indigesta al maestro di Wing Chun. Dovrà faticare molto per farsi accettare e per evitare che i propri allievi finiscano nei guai, ma c’è un pericolo che viene dall’esterno.

Il corrotto capo della polizia britannico ha organizzato un torneo di boxe e ha portato in patria un campione, Twister (“Tornado”): tenere testa alle vergognose offese alla cultura cinese di quest’ultimo sarà un’impresa tutt’altro che facile.

Replicare un successo non è mai facile, e “Ip Man 2” a stento riesce a replicare le atmosfere del primo episodio: di sicuro non le supera.

La squadra è la stessa: Wilson Yip alla regia, uno strepitoso Donnie Yen è di nuovo guidato nelle coreografie marziali dal grande Sammo Hung - che in questo caso si ritaglia anche il ruolo quasi da co-protagonista del maestro Hong. Eppure non si riesce a ricreare la magia del primo film, essendo la trama forse troppo legata a tanti prodotti di genere provenienti da Hong Kong. (Il genere “scuole rivali” tenne banco per anni, anche nel mercato italiano degli anni Settanta.)

Darren Shahlavi e Donnie Yen
Darren Shahlavi e Donnie Yen
Donnie Yen e Sammo Hung - lo ricordiamo, due mostri sacri del cinema di arti marziali e non solo - si scontrano spesso, in questo film, dando vita a scene memorabili. Stesso dicasi per i lunghi combattimenti contro il pugile Twister - interpretato dal britannico Darren Shahlavi, che già sullo schermo ha combattuto contro Steven Seagal in “Born to Raise Hell” e contro Michael Jai White in “Tactical Force”. Lo scontro tra arte marziale cinese e pugilato europeo è uno scontro di civiltà e di tale spirito è ammantata tutta la scena.

Shahlavi è costretto a fare le boccacce e tutte le facce buffe che i registi di Hong Kong pretendono obbligatoriamente da ogni attore occidentale. La cattiveria da fumetto che il cinema asiatico fa esprimere agli occidentali, in fondo, è un modo come un altro per reagire all’oppressione che questi ultimi hanno adottato nelle loro invasioni nel corso della storia.

Ip Man 2” è un film da non perdere e da gustare in ogni scena, anche se è innegabile che la magia del primo episodio è irripetibile.