Flemming Jensen è un autore che ama prendere il lettore per mano e accompagnarlo lungo tutto il tragitto del suo romanzo senza lasciarlo un istante. Lo invita a riflettere, a volte a tornare sui propri passi e fare della memoria un transito indispensabile per arrivare alla fine della storia senza perdere l’attenzione e con il ritmo giusto.

Alla categoria dei libri ambiziosi e che non si possono perdere appartiene Il blues del rapinatore, perché, lo dice l’autore medesimo un pensiero non è un pensiero finchè non viene formulato…. Troppa gente spreca tempo ed energie a ragionare su cosa è buono e cattivo, giusto o sbagliato, vero o falso, senza riconoscere uno dall’altro.

Il prologo è costituito da ben nove capitoli, ma sono nove capitoli in cui il protagonista, Max, racconta la sua storia, si racconta e si mette a nudo davanti al lettore. E la curiosità di scoprire richiama altra curiosità di scoprire ancora di più. La ricerca dei particolari rende avvincente a appassionante questa storia a 360°.

Per anni Max è stato il braccio destro dell’arrogante Primo Ministro danese, il suo uomo nell’ombra capace di toglierlo dalle più scottanti e complesse situazioni, grazie a escamotage astuti e spregiudicati.

Un bel giorno, senza una ragione, il Primo Ministro decide di non avvalersi più dei suoi servigi e lo scarica. Ecco che in Max scatta un’improvvisa e lucida follia e si trova a compiere un omicidio dove il susseguirsi dell’azione diventa un calcolo beffardo per farla franca.

È dal carcere che ora Max fa partecipe delle sue memorie un’ex studente di economia, diventato per caso apprendista e rapinatore di banca. Un incontro inaspettato che fa scoccare la scintilla per un giallo serrato, ironico e scanzonato, che prende in giro con estrema naturalezza il potere e la democrazia svuotata da tempo di ogni ideale.

Il lettore si chiederà prima di tutto cosa ha svuotato i principi della democrazia? Cosa alimenta così precocemente la sete di potere? E soprattutto cosa si nasconde dietro l’omicidio del Primo Ministro?

Ce lo svela Jensen scendendo in particolari che non ci saremmo mai aspettati, un omicidio che non lascia tregua alla narrazione mentre il linguaggio si fa sberleffi degli intrighi, delle ambizioni dei politici e delle trame di potere, svelandoci i più beceri meccanismi.