«Come ha fatto a scoprirlo così in fretta – brontolò Casali – visto che io ci ho messo quasi tutto il racconto per arrivare a questo punto».

«Lei non si preoccupi – disse Senesi – ho delle fonti in alto, molto in alto. Ora seguitemi».

Rapidamente il gruppetto raggiunse in auto una vecchia casa fuori città. Con una forcina da capelli della signorina Zolden Senesi forzò la robusta porta di ingresso, e il gruppo penetrò al suo interno. A un tratto dal buio spuntò la piccola figura di Valerio Occhini che impugnava un’arma e il solito stuzzicadenti penzolante a un angolo della bocca, ma il detective Senesi prima che l’uomo potesse sparare, lo freddò con la sua fida Glock 17 calibro 9 parabellum a diciassette colpi. Era un tiratore esperto.

Ma un’arma normale in questo racconto non c’è?

Shhhh.

«Ahhh», gridò la signorina. Ferrando, comparso alle spalle dell’investigatore, lo aveva disarmato e afferrato alle spalle.

«Non tema – disse l’investigatore – sono esperto di judo, karate, kendo e di un'altra decina di arti marziali. E in più sono anche un ninja».

Infatti, con pochi precisi colpi, il detective mise ko l’uomo.

«Visto?». A passo sicuro si diresse verso una stanza chiusa a chiave. Con un calcio ne fece saltare la serratura, e comparve magicamente Alessandro Testoni. Emaciato e sofferente, ma ancora vivo e integro. Il caso era brillantemente risolto.

Ahhh, e questa sarebbe la tanto vagheggiata coerenza con il personaggio… il non distaccarsi dalla realtà.

Perché, ho fatto qualcosa che non va?

Ma quando mai hai fatto karate, tiro con la pistola e le altre stronzate che hai scritto.

Nel mio tempo libero mi mantengo molto attivo.

Tu nel tuo tempo libero giochi al massimo a tressette. Se riesci ad ammazzare qualcuno a tressette sei credibile!

Ah sì, allora non ti perdere il finale.

«Grazie, grazie signor Senesi per avermi liberato. Le sarò eternamente riconoscente». Poi si diresse verso la signorina Zolden.

«Mia amata Teresa, finalmente posso riabbracciar…».

«Sì, va bene Alessandro, ma parliamo dopo – fece lei con distaccato fastidio – credo che una controllatina in ospedale non ti faccia male. Ecco, fatti accompagnare dal dottor Sileo, dalla signora Martini e da tutti gli altri della combriccola. Io vi raggiungo più tardi, devo scambiare due parole con... Posso chiamarla per nome signor Senesi?», chiese con voce sensuale.

«Certamente» rispose lui.

«…con Matteo».

Il gruppo uscì al gran completo dalla casa, chiudendosi la porta alle spalle.

«Di cosa mi voleva parlare signorina Zol… posso chiamarla Teresa?».

«Ma certo. Di cosa volevo parlarle? Uhhh, credo che ne discuteremmo meglio in un luogo più appropriato. Sa per caso dov’è la stanza da letto?».

«La seconda porta a destra», rispose lui.

Questo è davvero troppo. Non pensavo che saresti arrivato a tanto. Sei davvero una bestia. Io e te abbiamo chiuso, stronzo!

Dai Roberto, è uno scherzo. Ti sto solamente prendendo in giro. Tra me e la Zolden non c’è assolutamente nulla. Torna indietro che bisogna chiudere e non mi va di farlo da solo. Dai!

Guarda che se non torni subito, ci metto un bel finale a luci rosse. Dai! Cos’è, non ci credi? Sta’ a guardare.

La ragazza si denudò, il detective le si accostò vicino, anche lui nudo e bello come un dio greco, e poi fece scivolare le sue mani sulle sue spalle morbide e perfette.

Sei davvero un gran bastardo, lo sai? Non capisci mai quanto è il momento di piantarla con gli scherzi.

Bentornato tra noi Roberto. Mi stavo giusto chiedendo quanto tempo ci avresti messo…. Scusa, ma quella che hai in mano è una pistola vera?

Certo che è vera… Si vede proprio che di armi non ne capisci un beato cazzo. É una Beretta calibro 9.

E dove l’hai presa?

A casa di Franco Promo. Non hai scritto nulla sull’amico carabiniere in questa storia?

No, nulla...

Be’, avresti dovuto. La Beretta è la sua pistola d’ordinanza. Gliel’ho presa da casa adesso che è in vacanza giù in Puglia.

Per la miseria Roberto, non mi dirai che hai smesso di prendere le tue pillole, non dirmi che hai interrotto un’altra volta la cura…?

Già da un po’. E ora non aggiungere altro. Apri per bene la bocca… Coraggio, così, bravo. Spalancala e fai scivolare fin in fondo alla gola la canna della pistola. Lo senti il mirino che ti graffia il palato, stronzetto? Alla prima cazzata che t’azzardi a scrivere ti ritroverai con una presa d’aria in testa. Ti ho detto quello che è capitato ad Alessandro? Ti ho raccontato che se vorranno ritinteggiare il suo studio dovranno prima scrostare i pezzetti di cervello dello stupido coglione dai muri? Adesso sai quello che voglio, no? Scrivi un finale come si deve, o vai a giocare a rubamazzo con lui nell’altro mondo.

Coraggio, smetti di frignare, e comincia a scrivere!

Roberto Casali irruppe nella stanza.

«Teresa, io ti amo».

«Anch’io – disse la Zolden. – Ora buttami fuori questo bel campione.

Casali prese Senesi per il collo e lo fiondò fuori la stanza senza alcuno sforzo. Poi richiuse con forza la porta alle sue spalle.

«Baciami», disse Casali.

«Sicuro», disse la Zolden.

«Ancora».

«Non c’è problema».

«Ancora».

«Tutte le volte che vorrai», disse lei.

Roberto Casali e Teresa Zolden si baciarono ancora con passione, poi i due scivolarono sul letto e…

Così va bene. E desso chiudi la storia.

…e …e

E…!

…dissolvenza in nero.