«Il barman ha detto che è stata la ragazza ad avvicinarsi a Testoni. Sembrava che non aspettasse altro che di farsi circuire da quel suo bel tomo. Si è fatta offrire un paio di drink e poi sono usciti insieme dalla discoteca».

«Crede sia coinvolta nel suo rapimento?».

«Molto probabile».

«Che cosa vuol fare?».

«Trovarla».

Rintracciarla fu più difficile del previsto, ma alla fine riuscì a scoprire il suo nome, Sara Benardi, in arte Marie, e l’indirizzo del suo appartamento.

Marie non era una che abbordasse i clienti nei locali, di solito era la sua clientela a cercarla negli annunci sui giornali del tipo: “accompagnatrice di uomini smarriti” o “massaggiatrice riservatissima offresi”.

Suonò alla sua porta e venne ad aprire una ragazza in vestaglia.

«Se sei quello delle diciotto, guarda che sei in anticipo». Non era quello delle diciotto, ma entrò lo stesso.

L’appartamento non era come se lo era figurato, con specchi al soffitto e cuscini a forma di cuore, ma si presentava molto più sobrio e semplice, con orsetti e peluche che spuntavano un po’ dappertutto. Da piccola Marie doveva aver avuto una cotta non ricambiata per l’orsetto Teddy.

«Cosa ti piacerebbe fare?» domandò.

«Parlare».

«Parlare? E di cosa?».

«Di Alessandro Testoni».

«Ah!».

La ragazza non era una stupida. Un po’ infantile, ma non stupida. Non voleva guai e disse tutto quello che sapeva. Una decina di giorni prima era stata avvicinata da un pezzo d’uomo – il Bisonte si disse l’investigatore – per un lavoretto. Doveva abbordare Testoni in una discoteca, e accompagnarlo fuori nel parcheggio fino alla sua auto; poi con una scusa doveva tornare indietro e rimanerci. Era stata pagata in anticipo e non aveva più rivisto quell’uomo. L’unica cosa che poteva dire con certezza su di lui era che si trattava di un genovese. Lui non l’aveva detto, ma lei aveva riconosciuto l’accento. E poi un’altra cosa, l’uomo conosceva bene Pisa. Si muoveva come se ci vivesse.

«Va bene, ti credo», disse l’investigatore.

«Credo che il mio appuntamento delle diciotto mi abbia dato buca, ti va di rimanere per un po’ a farmi di compagnia?».

E certo che ci va, e certo che ci va! Non è vero?

Veramente non lo so, Roberto, non credo che sia corretto con la deontologia professionale del personaggio.

Ah, è così! Quando mi fai pestare o fare la figura del cretino va bene, quando ci sono dei momenti più interessanti, no.

Ma, scusa, tu non sei interessato alla Zolden? Non mi sembra giusto verso di lei che tu te ne vada ora con la prima che capita.

Ma quale prima che capita! Sara io la conosco da quasi un anno, e mi è sempre piaciuta.

Va be’. Senti, facciamo così, dato che questo è un racconto sperimentale, inserisco nella storia un elemento tipico del genere cinematografico. Una bella dissolvenza in nero come si usava nei vecchi film, e così ognuno è libero di immaginarsi quello che gli pare.

La stanza andò scurendosi rapidamente, come se la luce venisse aspirata da un buco nero, e in breve tutto divenne indefinito. Quando l’investigatore rivide la luce uscendo dalla palazzina un’oretta dopo, aveva un enorme sorriso stampato sul volto.

Contento?

Casali aveva degli amici in questura, e li mise in moto per vedere se c’era qualcosa su quel bestione. Aveva provato anche a Genova, ma senza esito. Probabilmente non era schedato.

“Vediamo un poco – si disse alla fine di quella giornata – come posso fare per trovarlo? Non è certo una persona che passi inosservata, è un genovese e vive, o che ha trascorso un certo periodo di tempo qui a Pisa. Che tipo di gruppi o attività può aver frequentato?”.

All’improvviso fu colto da un’illuminazione: “Il Gioco del Ponte! Può essere stato un combattente del Gioco del ponte”. Era una possibilità che si poteva vagliare.

Il Gioco del Ponte è una rievocazione in costume. Un carrello, di oltre sette tonnellate, viene fatto scorrere su di un binario lungo una cinquantina di metri posto su di un ponte a forza di gambe e di braccia da autentici energumeni. Le sei squadre delle contrade di Tramontana e le sei di Mezzogiorno, composte ognuno da venti uomini, si sfidano al carrello a due a due, con l’obiettivo di far retrocedere l’avversario fino al fondo del binario.

Signori e signore, abbiamo qui il piacere di ospitare un rappresentate della pro loco di Pisa…

Ma vedi di andare a…