Un momento di relax… 

Riso nero di A.A.V.V. a cura di Graziano Braschi e Mauro Smocovich, Delosbooks 2010.

Appena è arrivata l’antologia subito mi sono precipitato a vedere come se la passavano i miei due racconti bonsai che avevo allevato con tanta cura. Il primo perfetto, il secondo un po’ meno. Parecchio meno, con il finale piazzato nel mezzo che non c’entrava un fico secco. Mi ero preparato a sorridere ma mi è venuto da piangere insieme a qualche accidente che ho distribuito equamente fra i’ Braschi e lo Smocovicce.

O vediamo se ne hanno combinata qualche altra, mi sono detto, e ho incominciato a leggere il resto dell’opera, praticamente venticinque racconti gialli comici, sessantaquattro brividi brevi e numerose battute di una sola frase.

A fine lettura non ho trovato uno sgarro che è uno, facendomi piuttosto incavolare dato che mal comune sarebbe stato mezzo gaudio.

Mi sono divertito. Mi sono divertito tra le grinfie di un umorismo nero, di un’ironia leggera e di un riso grottesco e sguaiato terra-terra. Un po’ di predisposizione d’animo ci vuole per aprir la bocca a certe battute che ci riportano ai tempi dell’adolescenza e della giovinezza, quando si rideva di un nonnulla, di una presa in giro, di uno sberleffo, di una buscherata qualsiasi. Ma il riso e il sorriso fanno sempre buon sangue, come dicevano gli anziani di un tempo, che lo corroboravano pure con qualche bicchiere di vino pieno fino all’orlo. Se poi nascono tra morti ammazzati ancora meglio. Uno sberleffo alla nera signora dalla lunga falce ci sta proprio bene (anche perché non possiamo fare altro).

E ci sono scrittori d’eccezione, eh se ci sono, come… ma è bene non fare nomi per non scontentare nessuno.

Vi basti il mio. E questo è l’unico scotto che i lettori devono pagare.

PS.

Da leggersi a tutte le ore, preferibilmente dopo uno di quei terribili mallopponi (e ce ne sono tanti in giro) che vi sono rimasti sullo stomaco. Digestione assicurata.