Humus non è il romanzo che ti aspetti. Opera prima di Enrico Miceli, il libro edito da Castelvecchi è tutt'altro che presentato dai risguardi di copertina; anzi, direi che ne è mascherato, quasi ad avvolgere consapevolmente nella vaghezza il contenuto reale del volume. La stessa copertina con lo scheletro in posizione fetale farebbe pensare più a un romanzo di ambientazione archeologica.

E invece no. Se volessimo scomodare i generi, quello di Miceli potrebbe essere definito un pulp. C'è sangue, tanto sangue, tantissimo. Ci sono cadaveri sezionati, droghe, sesso e soprattutto tanti eccessi.

A dispetto della vaghezza del "bugiardino" di presentazione, Humus è una storia iperdettagliata e ultrafocalizzata, con quell'attenzione ai particolari (spesso macabri) che solo un romanzo pulp può possedere. Entriamo infatti nelle vicende, nelle viscere e nei pensieri del protagonista e voce narrante, un ladruncolo ipocondriaco di nome Federico Zolfanelli. Lui e il suo compagno Pier sono impegnati in un lavoro decisamente schifoso - sminuzzamento di cadaveri "scomodi" per un più agevole smaltimento - ma ben pagato. A fare da controcanto alla voce narrante di Federico c'è Sergio Panfili, spacciatore, armaiolo e medico mancato, ma soprattutto uno che si è fuso il cervello a colpi di ero, amfetamine e pasticche.

Il canto e controcanto di queste due voci tesserà, pagina dopo pagina, una vicenda di violenza balorda e meschina, un teatro degli orrori dove non c'è mai limite al peggio e dove gli esseri umani, se possono, danno sempre il peggio di sé.

Una sarabanda di scenette splatter, insomma? In realtà no. Humus fin dal titolo non teme di porre domande di caratura esistenziale. Tutto è uguale a tutto? L'universo è solo una poltiglia indistinta, e ogni essere umano è solo materia, indifferentemente viva o morta, integra o violata, coesa o dispersa? Non un libro filosofico, è chiaro, ma se è per questo nemmeno intrattenimento fine a se stesso. Si tratta di domande sottese più che espresse chiaramente, che non inficiano il piacere (e talvolta il disgusto) della lettura.

In definitiva un libro raccontato con una tecnica interessante e uno stile molto fresco, probabilmente non per tutti a causa della crudezza di certi passaggi, ma assolutamente scorrevole, divertente e appagante.