Da molto tempo sostengo che il Giallo italiano, inteso come vicenda d’intrigo con un colpevole da scoprire, ha radici più cinematografiche che letterarie. Non fraintendetemi, so perfettamente che di gialli in Italia se ne sono sempre scritti e anche di ottima qualità. De Angelis, Fruttero & Lucentini, Chiara senza citare Scerbanenco che mi pare più nero che thriller, i casi sono molteplici. Ma se chiedete a uno dei giovani autori che si sono imposti negli ultimi anni immancabilmente vi parlerà di suggestioni cinematografiche. Degli anni ’70 in particolare.

Non è una moda, in realtà il recupero dell’horror e del thriller di casa nostra è perfettamente comprensibile. Moltissimi sono gli autori che vi si sono cimentati ma pochi lo hanno fatto con il puro spirito dell’entertainment. Troppi - e qui sta forse il difetto - hanno assorbito alcune tematiche del thriller ma si sono lasciati tentare dalle lusinghe dell’autorialità. In pratica hanno scritto storie dove c’era un cadavere, un investigatore (più probabilmente un commissario...) ma alla fine lo scopo era quello di raccontare storie personali, spaccati della società. Scrivere libri seri, in pratica. E qui, purtroppo si cade perché l’appassionato cerca trame, atmosfere, personaggi, brividi. E queste cose non si realizzano cercando di approdare al “salotto buono”. Perciò moltissimi giovani autori pescano dal repertorio che più è adatto a fornire loro tematiche e idee. Il cinema ma anche la televisione.

 

Io ho imparato moltissimo da questi mezzi narrativi. E ve lo dice uno che ha sempre letto moltissimo. Ma il mistero, la storia di omicidi per me è legata a suggestioni visive. Non solo argentiane se pure il thrilling (uso appositamente il termine storpiato in voga in quegli anni) sia accostato a Dario quasi per automatismo. La mia formazione gialla risale a Bava, a Martino a Lenzi oltre che ad Argento.

Un paio d’anni fa ho dedicato un’antologia da me curata al filone [Il mio vizio è una stanza chiusa, SuperGiallo Mondadori n. 38], esentandomi dal racconto per poter parlare diffusamente del filone cinematografico. Anche se la mia attività resta principalmente legata alla spy story e al nero criminale da anni scrivo storie che potrebbero essere catalogate - come dicono all’estero - nell’Italian Giallo. Vicende personali, dove si uccide con il coltello, con il veleno, per amore, per odio, per follia.

C’è sicuramente una componente anche televisiva perché di pari passo alla produzione cinematografica (che in alcuni casi ho recuperato più tardivamente perché all’epoca ero troppo giovane) ha lasciato in me un’impronta lo sceneggiato della domenica. Quelle belle storie di mistero scritte e dirette da solidi professionisti come Biagio Proietti di cui son diventato amico negli ultimi tempi. Vicende dove a volte s’insinua un sospetto di sovrannaturale ma che hanno sempre una spiegazione logica. Storie di intreccio, di investigazione ma anche, e soprattutto, di paura.

 

Curiosamente ho trovato una via alla pubblicazione su un settimanale a grande diffusione, Confidenze, che dal 2009 periodicamente mi chiede dei gialli a puntate o in un’unica soluzione. Difficoltà, veramente nessuna. Perché ho potuto lavorare liberamente con i miei intrecci, le mie atmosfere. Certamente ho ridotto il tasso di tensione, sforbiciato qualche scena di sangue più vicina ai miei modelli ma non sono stato costretto a edulcorare troppo le mie storie. Però... però la voglia di raccontarle in maniera più vicina ai modelli che avevo in mente mi è rimasta. E così quando mi si è presentata l’occasione ho ripreso in mano il materiale già pubblicato e l’ho rielaborato. Ne è uscito questo primo romanzo thrilling Io sono la tua ombra che è considerevolmente più lungo, più complesso e decisamente più sanguinoso della versione originale. Un gran divertimento poterci lavorare ancora, aggiungere delle scene pur mantenendo l’impianto di base. Una sorta di director’s cut che la storia decisamente meritava. Una passione, questa per il thrilling che non si esaurisce qui, ovviamente.

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