Nel racconto abbiamo narrato la storia di un rifiuto, il rifiuto da parte di un bambino nei confronti dei valori che gli vengono propinati dalla maestra tramite il Testo unico. Ci sembrava interessante soffermarci su questo aspetto: il fascismo rivolge estrema attenzione alla scuola; con Giuseppe Bottai, nominato nel 1936 ministro dell’educazione nazionale, viene imposto un unico “libro di lettura” alle elementari, libro che diviene uno strumento efficacissimo per allevare i giovani al culto del regime, al patriottismo, alla venerazione del Duce. A leggere con attenzione il contenuto del “Testo” si rimane colpiti dalla micidiale strategia didattica che viene messa in atto. Il filo conduttore delle letture è rappresentato dai personaggi che compongono una famiglia dell’Agro pontino: c’è il nonno che veste con orgoglio la camicia nera, i figli che hanno numerose famiglie, i nipoti perfettamente inquadrati nell’O.N.B., l’ “Organizzazione nazionale ballilla”. Si tratta di gente operosa, contadini che lavorano la terra strappata alla palude, pronti a rispondere però anche al richiamo della patria (e uno dei componenti ha infatti partecipato alla campagna di Etiopia). La Casa del Fascio, La Casa dei mutilati, Il Dopolavoro sono i luoghi dove queste persone laboriose trascorrono il loro  tempo libero.

  Le letture sono perfettamente strutturate, permettono di avvicinare il giovane a tutti i valori-cardine della società fascista; ma tali valori vengono ovviamente iniettati anche per mezzo della trattazione dei programmi di storia, di geografia e persino di matematica (“Quanto è lungo il moschetto Balilla? Misuralo.”; “Lo stipendio di Mussolini insegnante era, nel 1902, di lire 56 mensili. Quante al giorno? E in un anno?”).

  Nel nostro racconto il protagonista, Attilio Gardelli, è un bambino  entusiasta dei personaggi del Libro di testo e del mondo da essi evocato. Un fatto traumatico, che vive in prima persona nel suo piccolo paese, gli farà aprire gli occhi, lo farà maturare, e questa maturazione si tradurrà – come abbiamo detto – prima di tutto nel rifiuto degli insegnamenti scolastici. Si tratta di un itinerario difficile, doloroso, percorso da tanti giovani nati durante il Ventennio.