Caro Orsi, benvenuto su ThrillerMagazine. Il suo curriculum nell’ambito editoriale italiano è invidiabile, in particolare come curatore di collane, di saggi e antologie. Prima di parlare di Hardboiled blues – Raymond Chandler e Philip Marlowe (la sua ultima “fatica”, uscita qualche settimana fa in libreria), non posso non cogliere l’occasione per ricordate almeno alcune delle tappe di questo cammino di professionista e appassionato.

Parto dunque da Killers & Co., una antologia di autori vari, da lei curata, pubblicata nel 2003 da Sonzogno, di cui consiglio caldamente la lettura. Il progetto di Killers & Co. nacque come una sua proposta all’editore, oppure fu l’Editore a commissionarlo? Ci parli un po’ di questo libro, delle opere raccolte e degli autori coinvolti.

Una volta “promosso” presidente dell’AIEP, mi sono sentito impegnato a fare subito qualcosa  per l’associazione.

Da poco era uscita da Sonzogno un’ importante antologia di autori americani curata da Jeffrey Deaver. Poiché conoscevo Ornella Robbiati, direttore editoriale della Casa Editrice, le ho telefonato proponendole stavolta un’antologia di autori italiani di romanzi polizieschi, Killers & Co. L’idea le è subito piaciuta, mi sono messo in contatto con molti giallisti e 27 hanno risposto all’appello. Alcuni avevano un racconto nel cassetto, altri lo hanno scritto per l’occasione. Carofiglio, per esempio, avrebbe voluto partecipare, ma era impegnato a scrivere un romanzo, come pure Loriano Macchiavelli. L’antologia, dalla tiratura simile a quella deaveriana, è stata accolta con favore dalla critica e in particolare dai lettori. Inoltre era rilegata con sovracoperta e si presentava molto bene rispetto alle altre in circolazione.

Killers & Co. ha avuto un buon successo di pubblico e critica. Prova ne sia che lei ha curato poi un suo ideale seguito: una nuova antologia pubblicata quest’anno, sempre con i contributi degli scrittori italiani iscritti all’AIEP, l'organizzazione internazionale degli scrittori di giallo.

Il volume è intitolato Fez, struzzi e manganelli.

Anche se il quadro narrativo resta quello delimitato nel perimetro giallo/thriller/noir/spy story, rispetto a Killers & Co.,  viene introdotto un tema portante. Quali ragioni hanno portato a prediligere un obiettivo narrativo mirato per questo secondo appuntamento, e quali per questo soggetto in particolare?

Visto il successo di Killers & Co sono tornato alla carica con Ornella Robbiati con una proposta mirata a un argomento preciso. Nel 2005 ricorreva il sessantesimo anniversario della fine della guerra. Mi interessava

affrontare il periodo fascista che

sciaguratamente aveva portato l’Italia alla sconfitta. Nessun problema con l’editore, tantomeno con i nostri giallisti che hanno risposto con entusiasmo. Tranne uno molto giovane che conosceva poco quell’epoca. Così è nata Fez, struzzi e manganelli, l’antologia  che ha ospitato alcuni autori di Killers & Co  più un nutrito gruppo di giallisti toscani. Ventisei in tutto che hanno arricchito il volume sempre rilegato con sovracoperta su cui spicca il profilo di Mussolini. Anche questo libro ha raccolto consensi  sia dei lettori sia della critica che ne ha sottolineato l’originalità. Secondo Giuseppe Bonura, meriterebbe l’Oscar per la migliore antologia dell’anno. Sono stato invitato a presentarla sia nelle biblioteche, sia nelle librerie di Milano, Genova, Bologna (due volte), Roma, Trento, Riva del Garda, Busto Arsizio, Napoli, dove un attore ha letto il racconto di Diana Lama scritto in vernacolo, mentre su un grande schermo sfilavano le immagini della città sotto i bombardamenti. 

Siamo ad inizio 2006. I riscontri su Fez, struzzi e manganelli sono stati positivi, incoraggianti? Insomma, c’è da sperare in un terzo appuntamento con l’AIEP?

Un’idea ce l’ho che mi frulla dentro e spero di poterla realizzare. Ma è troppo presto per parlarne. Dico solo che c’è di mezzo un altro anniversario.

Le antologie, soprattutto quelle AA.VV. raramente sono ben viste dalla grande editoria, che le vedono come investimenti rischiosi…

Vero. Un’antologia di giallisti romani, con Roma al centro delle storie, ha girato per un paio d’anni presso editori romani. “Bella, intrigante” dicevano. Infine la liquidavano per mancata approvazione da parte dei responsabili commerciali che in genere non credono nei volumi di AAVV. Sono felice però che alla fine un piccolo ma coraggioso editore come Alacran l’abbia letta e deciso di pubblicarla.

Vuole raccontarci qualcosa della lunga esperienza in Mondadori, come direttore delle collane da edicola? Aspetti positivi e negativi, successi o innovazioni di cui è particolarmente orgoglioso, un aneddoto significativo – simpatico o antipatico che sia…

In breve, perché chi è interessato potrà leggere prossimamente sulla Rivista del Mistero (sempre di Alacrán) una mia lunga intervista rilasciata a una laureanda con una tesi sul Giallo Mondadori. Ho lavorato con somma soddisfazione in quella redazione per molti anni. Oltre a leggere, scegliere i testi da pubblicare, seguivo in modo particolare l’apparato critico: interviste agli autori, introduzioni ecc. Ho avuto inoltre l’idea di alcune collane collaterali al settimanale: Giallo Cinema, Tutti i racconti di Ellery Queen e di Rex Stout raccolti in volumetti, le opere teatrali di Agatha Christie. Ho sviluppato e rinnovato la collana degli Omnibus Gialli e ho creato la collana dei Mystbook.

A suo giudizio ora esterno, quanto trova cambiata l’edicola della Mondadori rispetto ad anni fa? Quanto ritiene lo siano le collane proposte e quanto lo sia il pubblico?

Il Giallo Mondadori soffre della concorrenza da parte delle numerose Case Editrici che hanno scoperto il genere poliziesco. Molti autori, soprattutto i più noti, preferiscono la libreria all’edicola. Vedi le Anne Perry, gli Ed McBain, le Ruth Rendell che una volta uscivano nei settimanali mondadoriani ora vengono pubblicati  in edizione rilegate. Credo che il lettore del Giallo Mondadori sia alquanto disorientato dalle ultime scelte. Secondo me, la testata deve puntare alla scoperta di nuovi talenti, sapendo che un giorno purtroppo potrebbe anche  perderli, e così via. 

La più grande soddisfazione della sua carriera?

Aver lavorato con persone d’eccezione: Alberto Tedeschi, Oreste del Buono, Laura Grimaldi, ed aver ricevuto (e di ricevere ancora) dimostrazioni di stima e d’affetto da parte dei lettori che per anni mi hanno seguito anche attraverso la posta.

Andrea Carlo Cappi e Sandro Ossola hanno dato vita ad Alacrán, un’iniziativa editoriale che sta portando in libreria volumi decisamente interessanti, sia in termini di narrativa (nazionale e internazionale, inediti e riedizioni aggiornate) che di saggistica…

A proposito, ho avuto sempre un particolare interesse per la saggistica. E’ uscito proprio da Alacran C’era una volta il giallo,  il primo volume di una raccolta di testi: interviste, inchieste ecc. realizzate da me e da Lia Volpatti  per le testate gialle della Mondadori.

Il secondo volume: L’età del piombo uscirà la prossima primavera. Nel 2007 gli ultimi due volumi di questo ambizioso progetto. Proposte  allettanti per gli appassionati, ma  ancora di più per chi vuole avvicinarsi a questa narrativa con maggior consapevolezza.

Da novembre, Alacrán ha pubblicato Hardboiled blues – Raymond Chandler e Philip Marlowe. Vita, libri e film di Chandler si miscelano alle avventure di Marlowe in questo saggio che vede i  contributi di Alan D. Altieri, Roberto Barbolini, Pike Borsa, Andrea Carlo Cappi, Giuseppe Lippi, Carlo Oliva e Andrea G. Pinketts.  Cosa ci racconta di questo lavoro?

Questo libro che era pronto da tempo, ma che non riusciva a trovare un editore, ha visto finalmente la luce grazie ancora ad Alacran. E’ nato grazie anche al contributo di firme qualificate e mi sta dando grandi soddisfazioni.

Chi l’ha letto lo ha trovato gradevolissimo alla lettura, ricco di notizie, aneddoti e curiosità. Inoltre a ogni pagina una foto: ce ne sono centodieci!   

Prossimi appuntamenti?

Ho già parlato dei miei appuntamenti con la pagina stampata. Ma poiché mi piace viaggiare moltissimo, il mio prossimo appuntamento è con la carta geografica direzione Libia o  Sudafrica o Australia.

Consigli per gli acquisti da un esperto di giallo e affini: qualche classico da riscoprire, qualche novità, qualche connazionale assolutamente da non farsi sfuggire…

Qualche classico? Cornell Woolrich, Van Gulik…Ho scoperto in ritardo Biondillo. Se c’è  qualche altro ritardatario, si affretti in libreria.

Nel ringraziarla, lascio a lei l’onere dell’ultimo paragrafo. Da esperto qual è, saprà certo chiudere meglio del sottoscritto questa intervista.

Ebbene il lavoro presso la testata del “Giallo” Mondadori” è quello che mi ha dato maggiori gratificazioni. Ma quando sono entrato nella redazione di Alberto Tedeschi non avevo mai letto un poliziesco. Ho accettato quel lavoro che l’azienda mi offriva, perché ne avevo bisogno per sopravvivere. Ho mentito al direttore che mi aveva chiesto se Agatha Christie, Ellery Queen, Rex Stout mi erano familiari. Avevo ancora in mente Pascal, Racine, Montaigne, Shakespeare, Swift, Milton, Cervantes, Calderon de la Barca, Garcia Lorca che avevo appena studiato, per aver frequentato Lingue e Letterature straniere all’università Bocconi.  (Negli anni Cinquanta e Sessanta, in Bocconi c’era anche quella Facoltà oltre a  Economia e Commercio). Poi tutte le persone eccezionali che ho trovato in  redazione hanno fatto si che il “Giallo” diventasse il mio pane quotidiano.

Alcune opere di Gian Franco Orsi

nelle notizie correlate su TM:

- la recensione a C’era una volta il giallo:

www.thrillermagazine.it/libri/768/

- la notizia su Hardboiled blues:

www.thrillermagazine.it/notizie/2071/