La collana Labirinti dell'Agenzia Alcatraz si pone come primo obiettivo il lancio di nuove voci italiane d’avanguardia. Un elevato livello letterario è condizione imprescindibile dei romanzi che la compongono, che spesso e volentieri presentano e presenteranno sperimentazioni linguistiche e unicità stilistica, senza per questo mai abbandonare la centralità della trama e dei personaggi.

Jorge Luis Borges concepiva il labirinto, nelle sue infinite declinazioni, come un luogo nel quale ogni essere umano perde se stesso. Nella società moderna, la parola “perdere” indica sconfitta, debolezza. I labirinti creati dalla contemporaneità sono molteplici, intersecanti e comunicanti tra loro. L’ingresso è dettato da pulsioni e ossessioni, dalla negazione dei principi fondativi della persona, dal caso o dalle scelte volontarie. I labirinti sono luoghi in cui essere sconfitti o, rifiutando la prima accezione, rinascere. Ogni volume di questa collana si presenta come un frammento di uno degli infiniti labirinti possibili, degli infiniti drammi che attanagliano l’essere umano e che la collana vuole esplorare: le profondità delle emozioni, dei sentimenti, della mente, allo scopo di creare un nuovo quadro antropologico e letterario della modernità attraverso i personaggi che animeranno i titoli proposti.

La collana Labirinti è ideata e curata da Sergio Vivaldi e prevede tre pubblicazioni annuali.

Andrea Quattrocchi

Il pescecane

«Nessuno mi interrompa, è il mio momento, è il mio video, la mia casa, la mia poltrona, la scrivania, l’abat-jour regalo del mio quarantatreesimo compleanno. Quattro ore al massimo, massima attenzione». Debellis vive a Milano, ha una carriera da bancario, è stimato da colleghi e amici, è un punto di riferimento della comunità parrocchiale che frequenta. Quattro ore di attenzione, questo chiede Debellis al suo pubblico Facebook, il tempo necessario per rivelare per la prima volta il suo ruolo in un crimine avvenuto trent’anni prima nell’odiata Pietrarossa, suo paese natale, in Sicilia, dove è costretto a tornare quando l’anziano padre, affetto da demenza senile, scappa di casa. Nel farlo, alternando momenti di lucidità a ragionamenti confusi e contraddicendosi più volte, racconta anche il passato della sua famiglia, di un padre con un ruolo importante in paese, una madre maniaca del controllo e un cugino, rimasto orfano da bambino, adottato dai genitori. Debellis non mente, «verificate», continua a ripetere nel suo discorso, «chiedete in giro», «chi mi conosce lo sa». Quattrocchi sceglie una scrittura dal tono colloquiale e un ritmo che, con l’avanzare della narrazione e la progressiva perdita di lucidità di Debellis, diventa sempre più incalzante, riuscendo così a trasmettere l’urgenza del protagonista di confessare. Una decisione, quella di Debellis, che è allo stesso tempo un attimo di follia a lungo pianificato e un gesto di vendicativa lucidità.

Stefania Marongiu

La parte della memoria

Storia privata di Saverio Tutino «Dove sei Saverio? Che anno è? In quale città ti trovi? Quanti anni hai? La guerra è finita, il magma lavico del tempo seguita a rutilare, tu sei finito da qualche parte. Una mattina hai aperto gli occhi ed eri di nuovo cambiato».  Saverio Tutino era un partigiano italiano. Nel dopoguerra si iscrive al PCI e, diventato giornalista, viene inviato dagli organi di stampa del partito a Parigi al tempo della guerra tra Francia e Algeria e poi a Cuba, subito dopo la rivoluzione guidata da Guevara e Castro. Tutino è un uomo a cui verranno imposte etichette contraddittorie: comunista cubano in Italia, mentre a Cuba passerà da comunista italiano ad agente della CIA in seguito a un suo articolo. Durante gli anni della Strategia della Tensione verrà invece etichettato come cospiratore rosso, mentre i terroristi rossi lo minacceranno di morte.  Chi è dunque questa figura sfuggevole, che altri cercano di inquadrare con definizioni a volte dettate dalla convenienza o da aspettative sbagliate?  Marongiu, convivendo con la «paura di non trovare le parole», insegue l’uomo Saverio, un personaggio irrequieto, risucchiato dal gorgo della Storia e alla perenne ricerca del suo posto nel mondo. Lo fa intervistando familiari, amici, conoscenti, consultando biografie e scritti autografi, rivelando un personaggio che rifiuta di conformarsi ai dettami imposti dall’alto, che lo porteranno ad avere forti contrasti col partito stesso. Un personaggio che una delle sue figlie definisce «un ricercatore di verità».

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