Che origine hanno le figure femminili dei vari cicli dei tuoi romanzi?

Da un lato ho voluto raccontare la realtà perdente e tragica delle donne legate alla criminalità moderna, mettendo in evidenza la sopraffazione di un mondo maschile violento e dominante. La causa va ricercata nelle culture criminali arcaiche che gestiscono trafficking e prostituzione. Dall’altro ho voluto rivolgere lo sguardo del noir nei confronti del mondo femminile degli strati sociali che hanno gestito la locomotiva economica del Nordest prima e dopo la crisi, in particolare nella fase della delocalizzazione. Poi vi sono altri esempi di personaggi, dalla madre assassina di Niente più niente al mondo, alla spietata ma razionale moglie e madre de il Giardino di Gaia.

Che importanza rivestono nella costruzione della trama?

Ogni trama ha i suoi personaggi. E io li ho sempre usati come strumenti utili alla storia. Guardando ai miei romanzi è però evidente che il peso è notevole perché riflettono la realtà.

Come è nata l'idea di dare vita a una serie con 4 protagoniste al femminile?

Il ciclo dei 4 romanzi de Le vendicatrici è nato per rivendicare la necessità della ribellione di quelle donne raccontate precedentemente, dell’uso della vendetta nei confronti di uomini sbagliati, corrotti e violenti, come primo passo per un progetto di costruzione di un percorso esistenziale diverso. Ragionando sulla vendetta nella letteratura. Marco Videtta ed io abbiamo voluto rovesciare un punto di vista tipicamente maschile. Se il conte di Montecristo fosse stato una donna si sarebbe comportato in quel modo? Ci siamo risposti che sarebbe stata più intelligente e attenta ai sentimenti. Le nostre vendicatrici sono vincenti perché non vogliono rinunciare ai sentimenti che rendono degna la vita.

Qual è la tipologia delle lettrici del thriller/noir in Italia?

Lettrici molto preparate, esigenti e fortunatamente propositive nei confronti degli autori che hanno sempre bisogno di buoni consigli, pareri, critiche.