Umberto Lenzi è un regista che ha al suo attivo oltre sessanta film e viene considerato un maestro del cinema di genere italiano con lavori che spaziano dal giallo al poliziesco e dalla commedia al genere horror. Sue sono anche moltissime sceneggiature.

Lasciata la macchina da presa, nel 2008 Umberto Lenzi è passato alla macchina da scrivere e Morte al Cinevillaggio è il suo terzo romanzo di una ideale trilogia che si svolge in Italia negli anni 1940/44 e hanno come protagonista un detective privato antifascista: Bruno Astolfi che si muove molto a suo agio nel mondo del cinema dei telefoni bianchi.

Nel presente romanzo, che si svolge nel 1944,  il nostro investigatore ha lasciato Roma e si è trasferito con Elena a Zagarolo. La vita nel paese è una noia mortale così quando il suo padrone della casa di Roma, il ricco commendatore Giuseppe Baglioni Garlaschi gli propone di andare a Venezia presso il Cinevillaggio, creato dalla neonata Repubblica Sociale, come copia concorrente di Cinecittà, accetta volentieri. La sua missione sarà proteggere la figlia del commendatore che ha seguito il marito attore.

Un lavoro all'apparenza facile e tranquillo, ma che ben presto si trasformerà in una indagine serrata per scoprire un assassino.

Umberto Lenzi, classe 1931 è regista di numerosi film di successo internazionale che vanno dal genere poliziesco (Roma a mano armata, La banda del gobbo, Milano odia: la polizia non può sparare, Napoli violenta) ai drammi di guerra (Il grande attacco. Contro quattro bandiere) fino ai thriller (Orgasmo, Paranoia, Sette orchidee macchiate di rosso). Tutte pellicole recentemente rivalutate dalla critica e particolarmente apprezzate da registi come Quentin Tarantino, Joe Dante e Tim Burton.

Delitti a Cinecittà (2008) segna il suo esordio nella narrativa giallo-poliziesca, a questi è seguito Terrore ad Harlem (2009), entrambi editi dalla Coniglio Editore.

 

Febbraio 1944. L'investigatore privato Bruno Astolfi è incaricato dal commendator Giuseppe Baglioni Garlaschi, facoltoso imprenditore capitolino, di proteggere l'esuberante figlia Paola, che ha seguito il marito, l'attore di dubbia fama Lino Plisman, a Venezia, dove la neonata Repubblica Sociale di Mussolini ha fondato in fretta e furia il cosiddetto "Cinevillaggio", una sorta di surrogato di "Cinecittà". Sullo sfondo di un regime decaduto e moribondo, puntellato dalle armi dell'esercito nazista, si alternano freneticamente omicidi, orge, amori e tradimenti, in una singolare danza macabra che vede coinvolti attori e registi, produttori e giornalisti, avventurieri e spie, donne bellissime e uomini senza scrupoli, pezzi grossi e pesci piccoli. Non mancano neppure, tra i tanti personaggi, due bislacchi militari aspiranti comici ancora sconosciuti: Walter Chiari e Ugo Tognazzi. Dopo un'avvincente sequela di colpi di scena, Astolfi assicurerà l'assassino alla giustizia. Ma non sarà questo l'ultimo colpo di scena.

Morte al Cinevillaggio di Umberto Lenzi (2010)

ConiglioEditore, collana Colpo di Scena, pagg. 197, euro 12,00

ISBN 978-88-6063-252-4