Si riaffaccia sugli schermi Atom Egoyan, ai tempi regista di culto per noi spettatori a volte avveduti a volte sprovveduti, e siccome qualcosa ci è rimasto, vista l’occasione, ci imbarchiamo in questo ennesimo viaggio (senza Felicia stavolta…).

Catherine (Julianne Moore), moglie in ambasce per le scappatelle vere/presunte di David (Liam Neeson) decide di mettere il marito alla prova. Assoldata Chloe (Amanda Seyfried), giovane squillo, la trappola per il fedifrago è pronta.

Attorno all’eterno scarto tra verità e menzogna, tra seduzione e inganno (appunto…), ruota una parte non indifferente di Chloe - Tra seduzione e inganno (remake di un film francese intitolato Nathalie).

Un’altra parte, non indifferente neanche questa, mette al centro della riflessione l’oblio di tutti quei corpi che causa l’età non riuscendo più a suscitare attenzione/attrazione nell’altro/altra finiscono con l’inevitabilmente perdere in visibilità, evento già tragico di suo e ancor di più se letto attraverso i significati supplementari che assume quando ad entrare nel cono d’ombra è un’attrice non più giovane. In questo senso il film è anche un confronto/incontro/scontro tra Julianne Moore e Amanda Seyfried, tra chi calca i set da svariati anni, e chi inizia a farlo. Il confronto tra le due si sviluppa lungo un percorso che inizia con una proposta, prosegue attraverso dei racconti, finisce con una sola vincitrice, quella in apparenza più fragile…

A voler rendere comprensibile il film a chi volenteroso si appresta a vederlo non rimane da fare altro che dirgli di immaginarsi, ammesso che sia possibile, qualcosa tra Hitchcoch (poco) e Chabrol (un po’ di più) senza però il “tocco” di nessuno dei due. Hitch non lo avrebbe girato così (la bionda c’è ma manca l’uomo…), Chabrol in mezzo ad un ambiente del genere (alto borghese) avrebbe sparso veleno a piene mani.