Benvenuta Barbara. “Non ti voglio vicino” è uscito da pochissimo ma già ha fatto parlare molto di sè. Secondo te qual è lo shining di questo romanzo?

Forse perché tocca temi che i lettori sentono vicini: amore, odio, amicizia, solitudine. Forse perché l'ambientazione storica (lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale) in una città come Milano che, per molti versi, è il simbolo di una metropoli che ha contenuto e contiene molti elementi contrastanti, affascina il lettore. E spero anche che il modo di raccontare questa storia che copre un lungo arco temporale, abbia contribuito a far scattare lo shining...

Il momento dell’ideazione. Quando e come hai deciso che avresti scritto questo libro?

Il romanzo parte da un personaggio: Prisca. Quando ho cominciato a raccontare di questa donna che ha avuto un'esperienza di vita straordinaria (che qui non svelerò), mi sono resa conto che miera venuta voglia di capire da dove arrivasse, quale fosse il suo passato, chi erano i suoi genitori, dove abitavano, cosa era successo loro... E così ho proceduto a ritroso.

Il momento della creazione. In che momenti hai scritto? Quanto tempo hai impiegato?

Ho impiegato cinque anni a scrivere la loro storia. Cinque anni di lavoro, emozioni, ricerche, ascolto...

Com’è il tuo editing? Procedi man mano o alla fine? Poi chi è il primo correttore?

Procedo man mano e io sono il primo correttore. Poi c'è il mio compagno, poi il mio editor, poi di nuovo io, finché me lo strappano dalle mani!

Ho notato che molti protagonisti hanno nomi biblici. É casuale o è voluto? Qualora fosse voluto c’è un rimando al tema della sofferenza universale che compare nei libri sacri?

É casuale, ma non così tanto.

I nomi racchiudono in sé la Storia e le storie (quelle personali, piccole, quotidiane). I nomi in un romanzo sono importanti, ed è importante quello che il lettore trova in loro.

Il tema del sonno ha un significato metaforico?

Ha due significati: uno reale (è ispirato a una serie di storie vere) e metaforico. Il sonno può essere morte, ma anche salvezza, fuga. Il sonno è, qualche volta, il luogo dove ci si rifugia. Per rinascere.

Nel tuo blog  (http://barbara-garlaschelli.splinder.com/) hai approfondito i momenti del “dietro le quinte”. Perché un’iniziativa come questa può risultare di grande interesse al lettore?

Nell'inventarmi questa rubrica, sono partita da una domanda che spesso mi sento rivolgere dai lettori: “Come le vengono le idee per i suoi libri?”. Così ho pensato, senza arrivare a svelare troppo perché la magia della scrittura deve persistere, di raccontare come può nascere un lbro. Ciascun autore ha il suo percorso, le sue ossessioni, i suo “tic”, le sue fonti. E questo è meraviglioso. Per questo ho chiesto a molte colleghe e colleghi di raccontare il loro processo creativo, utilizzando tutto ciò che hanno considerato importante per la costruzione del loro romanzo (di solito, l'ultimo).

Come ti sei documentata per quanto riguarda la prima guerra?

Le fonti che ho utilizzato sono state scritte (libri, documenti storici, giornali dell'epoca), visive (documentari, fotografie,) e orali (racconti de miei genitori, degli amici dei miei, ascoltando su Internet registrazioni radiofoniche dell'epoca).

Nel tuo romanzo racconti i grandi temi sono la rabbia, la famiglia e l’amore. La sociologia ha dimostrato che l’idea di famiglia è soggetta al succedersi delle epoche. Ma la rabbia e l’amore, anche questi cambiano nel tempo?

Sì, tutta la storia  ruota attorno a questi temi. Ma l’amore, se mal riposto o mal vissuto, può generare molti altri sentimenti. La rabbia, certo, ma anche l’incomprensione, la fuga e la follia.

Credo che tutti i sentimenti, non solo la rabbia e l’amore, cambino nel tempo perché è in continua mutazione ciò che li crea e siamo in continua mutazione noi e il nostro modo di sentire e di esprimerci.

Senza perdere di vista che si tratta di emozioni e passioni soggettive, legate profondamente al proprio modo di essere. E racconto anche l’amore per la mia città: Milano.

Com’è il tuo rapporto coi tuoi lettori?

Molto bello, di condivisione anche. Internet permette di avere dei “ritorni” quasi immediati. Molto spesso i lettori mi scrivono appena terminato il romanzo, sull'onda dell'emozione. E' un'esperienza unica e importante, oltreché appagante.

Progetti?

Sempre...: -)