brivido breve

La 500 rossa della prof, spinta da tre ragazzini sudaticci, rotolava senza rumore l’asfalto sulle ruote lungo il mezzodì di una giornata di fine giugno, in una cittadina collinare dell’Italia del nord-est, calda come la fine della scuola.

Guida mirata in fondo a un viale, una donna giovanile – chincaglieria di prim’ordine sotto una t-shirt, pantalone giù di vita e occhi nero fuoco – voleva raggiungere il distributore di benzina Agip, trovare aiuto da chi forse s’intendeva di motori, arrivare a casa, togliersi via le impronte degli sguardi appiccicati sui vestiti tesi dalle forme, e riunirsi alla famiglia: un marito, tre figlie e un cane.

I tre studenti, che avrebbero fatto qualsiasi cosa per accontentarla, piegati per lo sforzo imprecavano il divino in dialetto friulano perchè quel distributore non avanzava; mentre lei, la bella mora, gomito appoggiato al finestrino e occhi attenti a mettere a fuoco le ciglia, schiudeva le labbra umettando il colore naturale rosso-fragola e, tra un balzo in là e un altro indietro, seduta sopra un fondo schiena delizioso: – Su ragazzi, qui c’è un po’ di salita, datevi da fare, altrimenti dovrò chiedere aiuto a qualcun’altro! – diceva per incoraggiarli. I tre, in mente i sogni spasimanti lasciati sotto il banco, spinsero a fondo. Respiri all’unisono e arrivarono sotto la pensilina. Si scambiarono in silenzio gli occhi luccicanti, soddisfatti: la promozione era a portata di mano. Rivolsero alla prof tre saluti e un inchino e corsero alla fermata dell’autobus. Lei li salutò con uno sventolio di mano.

Un sorriso al benzinaio – un robusto giovanotto che stava chiudendo per la pausa pranzo – e lei chiese: – Che ne direbbe di dargli un’occhiatina, gliela lascio volentieri e torno verso sera?

– No, no... vediamo subito! – rispose l’uomo ripassando il da farsi agli occhi e spinse la vetturetta dentro la rimessa.

Lei lo seguì dicendogli che la 500 era di suo marito, un insopportabile fanatico che la lasciava sempre sola per inseguire il vanto di raccogliere medaglie – lei voleva dire cianfrusaglie, ma si trattenne – frequentando i raduni d’auto d’epoca, una domenica sì, e l’altra anche, in giro per le province attorno. Il benzinaio simulò indifferenza e lei aggiunse che il marito gliel’aveva imprestata dopo mille raccomandazioni. Poco dopo, trovato con sveltezza il guasto – serbatoio vuoto e indicatore fermo al mezzo pieno – l’uomo tenne per sé quanto riscontrato. Disse alla signora che veniva subito, uscì fuori, appese un cartello con scritto “Chiuso per manutenzione”, rientrò e abbassò la serranda oliata senza far rumore.

Dopo un lavoro fatto con passione, mise un po’ di benzina nel serbatoio e si fece pagare 200 euro – senza ricevuta – per una bobina in ordine che confessò di aver sostituito, senza che lei chiedesse altro.

Quando la 500 della prof ripartì a motore acceso, i tre ragazzi avevano finito di pranzare, di prepararsi per l’interrogazione del giorno seguente ed erano andati a morose – lei, invece, arrivò a casa all’imbrunire, quando l’aria si era rinfrescata. Si sentiva languida, odorosa di benessere come non mai e di buon umore.

A cena, però, non perse l’occasione di brontolare con il marito perchè la 500 era rimasta in panne e aveva perso il pomeriggio per riparare il guasto. Aveva cambiato la bobina al distributore di benzina, vicino a scuola, gli disse quasi sbraitando, aspettando di sentirsi dire grazie. L’uomo impallidì di colpo, tossendo, e provò un forte senso di vertigine. La maggiore prese a battergli la schiena, le sorelle a ridere, e la donna si limitò a dirgli di mangiare con più educazione. Qualche istante e lui si alzò da tavola, mise il guinzaglio al cane e uscì. Lei non gli badò.

L’indomani, il professionista – un commercialista che passava spesso le serate in ufficio – lasciò in garage il Suv e andò al lavoro con la 500. Si fermò con il motore acceso in quel distributore e quando l’addetto si avvicinò per servirlo, gli ghignò un sorriso silenzioso, scuotendo il capo. Questi lo guardò senza capire e si rimise al sole con un giornalino in mano. Poi l’altro ripartì.

Qualche mese dopo, quel benzinaio fu trovato massacrato, deturpato orribilmente.

Unici indizi in mano agli inquirenti: il poveretto aveva molte donne e le amava con passione esercitata.

Chissà se qualcuno indagherà sul fatto che una 500 d’epoca può profumare più di un amore ormai stantio e far venire le vertigini al proprietario, in questo caso un tizio geloso che altri le alzino il cofano?

Nella cittadina, ora gira voce che i mariti litigano più spesso con le rispettive mogli – talvolta anche con quelle degli altri – preoccupati per un distributore Agip ancora chiuso.

 

Frank Spada, pseudonimo, è nato a Udine. Il suo primo romanzo Marlowe ti amo  sarà pubblicato per i tipi della RobinEdizioni/Biblioteca del Vascello (Roma) febbraio 2010. Suoi racconti sono stati selezionati in concorsi e premi letterari, e sono pubblicati in varie antologie e online.

Nel 2008 il suo racconto “Un’albicocca al sole” è stato pubblicato nell’antologia Giallomilanese 2008 (Editrice ExCogita – Milano) e il racconto “L’altra” è stato segnalato tra i finalisti del concorso ‘Dialoghi con C. Pavese’ (La Stampa – Torino).

Nel 2009 i suoi racconti, “A quattro mani”, “Mozziconi copiativi” e “Immagini e inferenze”, sono stati rispettivamente pubblicati nelle antologie L’accidia, L’invidia e Pensieri d’inchiostro (Giulio Perrone Editore – Roma); il racconto “Vertigini in contanti” nella rivista letteraria Prospektiva (n. 47) e “La madre tuttofare” nell’antologia Un sogno dentro un sogno (Editrice I sognatori – Lecce). Segnalato nel concorso letterario ‘Divinando - Villa Petriolo’ con il racconto “Domenica di sera”, in ‘Interrete Shorts’ con “Punti di vista”, in ‘Racconti nella rete‘ con “Sceneggiata” e nel ‘Racconto nel cassetto’ con “Segnali di fumo”; altri suoi racconti sono pubblicati online nei siti letterari ‘Riaprire il fuoco’, ‘Scrigno’, ‘Carta e calamaio’, ‘Dadamag’, ‘Contecurte’, ‘La lettera rubata’, ‘Thriller Magazine’, ‘Fantareale’, ‘Tifeo Web’.