Il locale, a parte l’uomo al bancone seduto di fianco a Paolo, era ormai vuoto. Il ragazzo controllò l’orologio per l’ennesima volta, sconsolato.

- Aspetti qualcuno? – chiese l’uomo. Conosceva già la risposta ma questo non gli impedì di porre lo stesso la domanda.

Paolo si girò verso lo sconosciuto, grattandosi dietro la nuca.

- Aspettavo una ragazza, più di tre quarti d’ora fa. Ma ho la vaga impressione che mi abbia tirato un pacco.

- Cose che capitano, ragazzo. Ti va un drink? Offre la casa.

L’uomo, avvolto in un impermeabile beige, sembrava un investigatore privato. Paolo trovò che somigliasse a Humprey Bogart, con indosso però lo spolverino del tenente Colombo.

- Perché no – rispose, facendo spallucce - Sono qui da quasi un’ora e non ho ancora bevuto nulla.

- Ehi, Antonio – disse lo sconosciuto, rivolgendosi al vecchio barista – porta un Four Roses al giovanotto, qui.

- Grazie. Lei invece non ha l’aria di aspettare qualcuno. E’ qui da solo?

- Da solo, si. Ogni tanto faccio un salto per salutare il buon Antonio.

Il barista, intanto, servì il whisky a Paolo. Il ragazzo si rigirò il bicchiere tra le mani, con fare pensieroso.

- Si – disse – Mi sa che stasera ci vorranno un bel po’ di bicchierini per tirarmi su.

- Non mi pare la scelta migliore – asserì lo sconosciuto.

- Può darsi che non lo sia, ma credo che mi ubriacherò lo stesso. Lei non lo farebbe?

- Dovrei essere nei tuoi panni per dirlo con certezza, ma così su due piedi direi di no, comunque. Mi pare una scelta facile.

- La vita offre sempre delle scelte, ma credo che il grado di difficoltà dipenda dal punto di vista di ognuno – disse Paolo.

- Molto profondo ma non sono d’accordo. Certe scelte sono oggettivamente difficili per tutti. A volte non si vorrebbe scegliere proprio, invece ci si è costretti.

- Non ne sono così convinto – obiettò il ragazzo, scuotendo la testa – per me rimane sempre una scelta soggettiva.

L’uomo rimase in silenzio, quindi finì di scolare il suo whisky, il secondo della serata. Ne ordinò un terzo, più un altro per Paolo.

- Grazie, però il prossimo lo offro io.

- Come preferisci, ragazzo. Per tornare al nostro discorso, vuoi sentirla una storia?

- Certamente.

- Bene – disse l’uomo, tirando fuori dall’impermeabile un pacchetto sgualcito di Camel. Si portò una sigaretta alle labbra e frugò nelle tasche dei jeans in cerca dell’accendino. In quel momento pareva più il tenente Colombo che Bogey.

- Non si può fumare dentro i pub – gli fece notare Paolo.

- Non è un problema, giovanotto – si intromise il vecchio barista – Il pub è vuoto e io sto chiudendo, perciò fumate pure e chiacchierate quanto volete, devo sistemare un po’ il locale prima di andar via.

- Anzi, servitevi da soli – aggiunse, posando sul bancone una bottiglia di Four Roses e un portacenere.

- Grazie, Antonio – disse lo sconosciuto.

Il vecchio sorrise di rimando, poi uscì da dietro il banco e iniziò a sistemare i tavoli. Quando l’uomo con l’impermeabile accese la Camel e tirò la prima boccata, si sprigionò una nuvola di fumo, le cui spire sinuose si alzavano e si diffondevano nell’aria come un’evanescente serpente. Le luci soffuse e le note jazz che uscivano da un vecchio juke-box completavano un’atmosfera che ricordava a Paolo quelle noir dei film di genere degli anni ’30.

- Tutto è cominciato con il libro – attaccò l’uomo, espirando lingue di fumo dal naso – Un libro di Oscar Wilde. Conosci Oscar Wilde, ragazzo?

- Ha scritto “Il ritratto di Dorian Gray”.

- Giusto. Ma il libro in questione è un altro. E’ una raccolta di racconti, che si intitola “La casa dei melograni”. Uno dei racconti è “L’usignolo e la rosa”, lo conosci?

Paolo fece cenno di no con la testa: Wilde gli era sempre sembrato una palla. In generale, non amava proprio leggere.

- Beh, la storia è questa: c’è uno studente innamorato di una ragazza bellissima, ma per averla deve regalarle una rosa rossa. Lui però non ha una rosa rossa ed è disperato. Un usignolo, impietosito, dona la sua vita per regalare allo studente la più bella rosa rossa mai vista.

- E poi che succede?

- Succede che la ragazza, nonostante la rosa, affibbia un bel due di picche al nostro studente mentre l’usignolo se l’è presa in quel posto.

- Tipico delle donne – disse Paolo, pensando a quella stronza di Angela.

- Già, tipico. Nella storia che sto per raccontarti, però, la donna dice di si.

- E cosa c’entra il libro, allora?