Kowalski (Kowalski e basta…), un nome e tante ex vite: veterano del Vietnam, corridore d'auto, poliziotto (non necessariamente in quest’ordine…).

Succede che un giorno, quasi per scherzo (en passant insomma…), Kowalski (Barry Newman), scommette di coprire in solo quindici ore il percorso tra Denver e San Francisco (guidando quindi verso Ovest, attraverso Utah e Nevada fino in California…) a bordo di una Dodge Challenger R/T bianca del 1970 con un motore 440/375 HP.

Il Kowalski nel quale ci imbattiamo nell’incipit di Punto Zero (omaggiato largamente ed intensamente da Tarantino in Grindhouse – A prova di morte ad iniziare dall’uso di un’automobile identica…) di Richard C. Sarafian, è già in piena scommessa, veloce come un razzo e con la polizia di tre stati che gli alita sui pistoni, imbufalita come non mai per via che il fuggitivo è tutt’altro che semplice da acciuffare.

In un sequela di inseguimenti spezzati a tratti da flaskback sulle vite trascorse di Kowalski, c’è spazio per una traversata del deserto altamente simbolica con relativi incontri con cacciatori di serpenti, predicatori, figli dei fiori, il tutto mentre in sottofondo Super Soul, dj cieco di radio Kow, canta le gesta dell’antieroe Kowalski.

Qualunque sia il punto di vista personale su Punto Zero, nel vederlo non si potrà fare a meno di pensare ad una sorta di Easy Rider mescolato a sua volta con Zabriskie Point  di Antonioni, perlomeno fintantoché lo si guarda con lo sguardo rivolto al passato, mentre se lo si osserva con lo sguardo in avanti, risulterà altrettanto impossibile non pensare a Convoy - Trincea d'asfalto e Thelma e Louise.

Curioso film Punto Zero, capace di aggiungere a tutto ciò che solitamente si trova nel car-movie (per quanto in questo caso sarebbe meglio parlare di un car-chase movie…), genere autosufficiente quanto a situazioni e concatenazioni, un respiro più ampio: prima il western, con l’auto/diligenza braccata dai poliziotti/indiani, poi una riflessione su una generazione, quella reduce del ’68 che giunta sulla soglia degli anni’70 e sempre alle prese con l’eterno conflitto tra “regole” e “infrazione”, inizia a mostrare i primi segni di cedimento alla luce di un finale tranchant come poche altre volte s’è visto, autodistruttivo quanto si vuole, ma dal quale inaspettatamente affiora un accenno di trascendenza (lo sguardo finale di Kowalski, che a due giri di ruota dalla fine, guarda già oltre…).

Extra

Commento audio di Richard C. Sarafian

Making of di Punto Zero: Un'auto costruita per andare veloce

Featurette

Chris Cornell racconta il video musicale degli Audioslave

Video musicale degli Audioslave

Spot TV

Trailer cinematografico

Entra nel film con D-box (richiede hardware dedicato)