Il romanzo giallo storico è un sotto genere molto frequentato dagli scrittori italiani e stranieri. Quali sono i motivi per cui uno scrittore ambienta le proprie storie nel passato piuttosto che nella quotidianità? 

Una volta avrei risposto che la quotidianità vuole scrittori dalle spalle forti e con un coraggio leonino, mentre il passato, anche quando è terribile, è cristallizzato, fermo, in qualche modo rassicurante… Oggi, per quanto mi riguarda, è solo una questione di amore. Io amo il passato, ho un vero culto della memoria, ed è questa, se mi passi il termine, la “poetica” che mi appartiene.

 

Sono gli scrittori che hanno voglia di coniugare più generi letterari oppure sono le case editrici che li commissionano per soddisfare i gusti dei lettori? 

Gli scrittori hanno sempre voglia di sperimentare, e gli editori li… sfruttano. Quando sembra che spiri un certo “vento” commerciale – ed è fin troppo facile citare Dan Brown – alcuni direttori editoriali cercano di indurre gli scrittori sotto contratto a fare qualcosa che, almeno all’apparenza, vada nella direzione favorevole. Sta ovviamente a chi scrive decidere se uniformarsi supinamente alla moda (e son quasi sempre dolori, anche commerciali) oppure se lanciarsi in un’avventura diversa dal solito.

Per i miei Machiavelli ho fatto così: bene o male siano stati accolti dal pubblico, erano assolutamente sinceri. Quanto meno dal mio punto di vista, magari l’editore ha pensato a qualcosa di diverso, ma questo non mi riguarda.

 

E’ più facile avvincere i lettori con storie d’altri tempi oppure ambientate nell’attualità? 

È difficile sia in un caso che nell’altro. Credo fermamente che si riesca ad avvincere un lettore quando si racconta una storia “forte”, con una buona motivazione, quale che sia, e soprattutto con la massima sincerità – qualcuno direbbe “onestà intellettuale”. Che sia poi un romanzo ambientato nel Medioevo o nel futuro, credo non abbia alcuna importanza, purché ci sia un motivo perché quella particolare storia è ambientata in quel particolare periodo.

 

C’è una fascia di età dei lettori che predilige il romanzo giallo storico?  

Non saprei dire: dovresti chiedere ai responsabili delle case editrici. Ho avuto comunque l’impressione che si tratti di un pubblico molto “trasversale”, anche in quanto a età. La gente ama leggere belle storie, non si pone tanti steccati. A parte chi proprio non tollera i romanzi, diciamo così, “in costume”, per una insofferenza personale. Ne ho incontrati alcuni.

 

Quali difficoltà comporta scrivere un romanzo storico? 

Le stesse che si incontrano nel raccontare una storia “attuale”, con in più la fase di documentazione, che è necessaria per non togliere veridicità alla storia.

Ma per quanto mi riguarda, questa fatica in più non è solo ben accetta, ma fa parte del godimento di scrivere!

 

Si legge nel “manifesto” del giallo italiano del 1985 che uno degli obiettivi era di ritrarre la realtà,  prendendo spunto “da fatti accaduti o che possono accadere”, creare quindi storie “ambientate nelle nostre città, dichiarate, riconoscibili, delle quali riflettono gli umori e le patologie”. E’ un obiettivo ancora perseguito a distanza di venticinque anni?  

Io non so se sia corretto porsi obiettivi, di alcun genere… Ma quelle caratteristiche che hai nominato, sono comuni a gran parte della “narrativa di tensione”, anche di quella storica. Premesso che la Firenze del 1504 può essere – in controluce, o in filigrana, fai tu – anche quella di oggi, è comunque una città realistica, che forse è esistita – dico forse perché il passato è inconoscibile per sua natura – come forse è esistita quella degli anni Trenta e Sessanta di Bruno Arcieri… Credo però che sia splendido anche raccontare una storia ambientata in una stazione lunare del Duemilatrenta. Io non scriverò mai una cosa del genere, non è per le mie corde, ma magari la leggerò con piacere. Insomma, quel che conta credo sia la verità e la credibilità dei personaggi, le motivazioni del loro agire. Le emozioni che sono capaci di comunicare. Il senso di verità.

L'intervista a Alberto Eva sul Giallo Storico in rubriche/8434