Un pugno lo colpisce in pieno viso, mentre è legato a una vecchia sedia sbilenca. Si abbatte all'indietro sul pavimento. Il contraccolpo della caduta si riverbera lungo tutta la colonna vertebrale.

“Oh, poverino! Sei caduto? Starai scomodo, lì per terra, nudo come un verme, poi! Aspetta, ti aiuto!” ridacchia una voce di fronte a lui.

“Ecco, così! Ti rialzo io, brutto bastardo!” dice il proprietario della voce, mentre sferra un calcio in pieno viso all'uomo che giace sul pavimento lordo di sangue e urina.

Il prigioniero si rovescia di lato goffamente, come un manichino assediato dalla furia cieca di un bambino crudele.

Ma questo non è un gioco.

È l'inferno nel quale è precipitato Iussuf, insieme a decine di altri soldati iracheni catturati dalle truppe americane. Soldati inviati ufficialmente a rovesciare un regime dittatoriale, per portare la democrazia in un paese oppresso da una feroce dittatura, accusato di pericolose collusioni con i terroristi responsabili dell'attacco alle Torri Gemelle. E poco importa che quelle accuse si siano poi rivelate infondate e pretestuose. Il presidente non può arretrare da una decisione presa. Il suo paese è la culla della Libertà e non può certo sottrarsi al ruolo di guardiano della pace e delle libertà di tutti i popoli della terra. È in nome di una sua presunta superiorità morale che l'America si arroga il diritto di poter intervenire ovunque la libertà sia minacciata. O non sarà invece a causa di ben altri interessi, non tutti di adamantina virtù?

Tutto questo non fa alcuna differenza per i tre uomini all'interno della vasta gabbia di contenzione adibita a mattatoio.

“Cazzo, boss: ci sei andato pesante, stavolta! Gli hai spaccato il labbro, a questo stronzo!” dice il Soldato Scelto Jeremy Harsh, il militare che assiste il Sergente Tom Smith nelle sue sessioni di tortura.

“Che ti frega? A chi vuoi che vada a raccontarlo, questa merda?”

“Ma, boss, e se ci fosse un'ispezione? Si vede lontano un miglio che l'abbiamo massacrato di botte.”

“E allora? Non sarai mica dispiaciuto, spero! Questo.. questo...” a Smith si gonfia il collo per il furore cieco che gli annebbia la mente.

“... Questo schifoso non merita altro da noi! E voglio dirti una cosa, amico! Nessuno verrà a reclamare notizie su un assassino come lui, su un nemico giurato dell'America!”

“Giusto, sergente! Siamo noi i buoni, no?”

“Puoi dirlo forte, cazzo!” latra il sottufficiale, sputando sul volto del recluso.

“Mmm, però, in effetti...”

“Che c'è, boss? Ripensamenti?”

“Col cazzo! No, è che il porco sul collo ha uno sgarro un po' troppo evidente per i miei gusti.”

“E allora? Non vorremo mica mandarlo in Infermeria!”

“No, che hai capito? Dico però che dovremmo ricucire quel brutto taglio: non sei d'accordo?” ribatte Smith, un lampo maligno nello sguardo.

“Ah, ora ti riconosco, sergente. Vado a procurarmi ago e filo. Prendo anche l'anestetico?”

“Scherzi? Non sai che a questa gente l'anestesia piove dal cielo?”

I due aguzzini si lasciano andare a sghignazzi isterici. L'oggetto delle loro persecuzioni si risveglia, ma resta immobile. Prova ad aprire gli occhi, ma il sangue rappreso e il gonfiore glielo impediscono. Benché tramortito, ha continuato a percepire le voci sgraziate dei suoi aguzzini. Per un attimo, troppo breve perché provasse sollievo, si è rivisto bambino intento a giocare a palla, ma poi il chiasso dei carcerieri e le urla di altri sventurati come lui lo hanno strappato dal sogno.

Un respiro troppo profondo, quasi un sospiro, segnala al sergente che il suo prigioniero si è risvegliato.

“Ah, il signorino si è risvegliato, eh? Dormito bene, schifoso?” sbraita il sottufficiale, afferrando l'iracheno per il naso.

Iussuf urla. Grida per riaffermare la sua esistenza - il diritto, se non alla vita, almeno a un trattamento degno di un uomo.

Per un attimo Tom Smith rimane sgomento, e lascia la presa. Si fa indietro esitante, quasi impaurito. Poi però, alla vista del Soldato Scelto Jeremy Harsh, di ritorno con l'armamentario del pronto soccorso, si riscuote e dice, lasciando cadere la sua vittima addosso alla parete:

“Guarda, verme. Voglio farti vedere come si comporta l'America con quelli come te.”

Iussuf fissa il suo torturatore negli occhi attraverso le fessure degli occhi gonfi. Si domanda cosa possa ridurre un uomo in questo stato, come possa smarrire del tutto la sua umanità, per trasformarsi in un mostro bramoso solo di infliggere sofferenze ai propri simili.