La slavata Signora Inge Thrilling, di origine svedese, era la facoltosa vedova del noto industriale delle casseforti Simon Thrilling. Quest’uomo, prematuramente investito da un camion carico di armadi blindati, era un collezionista d’arte con un debole per la ritrattistica contemporanea. La sua villa di Melbury Bubb nel Dorset, era letteralmente stipata di dipinti dei più noti ritrattisti inglesi del ‘900. Questa passione aveva contagiato anche Inge e, al momento della sua morte, il suo legale di fiducia lesse un testamento che lasciò sbalorditi amici e parenti. Le ultime volontà della signora Thrilling, nominavano una rosa di aspiranti eredi che sarebbero diventati tali a condizione che si trasformassero in pittori e si ritraessero a vicenda. I nipoti in linea diretta di Simon Thrilling, tutti e tre maschi, avrebbero ereditato le cospicue sostanze dello zio se avessero ritratto le tre cugine in linea materna Calpurnia, Elfreda e Titania Butterton. Ovviamente, per ottenere la loro quota ereditaria, le tre sorelle Butterton avrebbero dovuto a loro volta effigiare Brabantio, Honor e Woodrow Thrilling. I sei ritratti dovevano esser terminati entro quindici mesi dalla lettura del testamento e, se non fossero stati realizzati entro quel termine, l’intero asse ereditario sarebbe stato devoluto ad un’associazione per l’assistenza dei metallurgici infortunati sul lavoro. Le uniche tecniche consentite della signora Thrilling erano l’olio e la tempera grassa.

Per soddisfare la condizione essenziale, i dipinti, una volta ultimati, dovevano superare una prova di somiglianza: a suo insindacabile giudizio il curatore testamentario avrebbe scelto un esperto d’arte che, di fronte ai cugini riuniti, avrebbe dovuto riconoscere ciascuno di loro nei sei ritratti sottopostigli.

Il testamento prevedeva inoltre che, se il giudice eletto dal curatore non avesse ritenuto che uno o più dipinti fossero sufficientemente somiglianti al soggetto ritratto, i loro autori sarebbero stati esclusi dall’eredità a beneficio dei pittori più abili. D’altra parte, affinché ciò potesse accadere, era tassativamente necessario che tutti e sei i nipoti si cimentassero nella prova; se uno solo di loro si fosse rifiutato di sottoporvisi, il patrimonio dei Thrilling sarebbe stato devoluto all’associazione assistenziale.

In assoluto, la condizione imposta dalla Signora Thrilling non era né impossibile né eccessivamente difficoltosa, ma nel caso specifico gli ostacoli erano svariati e rilevanti.

Innanzi tutto i tre cugini maschi e le tre cugine femmine non si sopportavano e le rare volte che le circostanze li avevano fatti incontrare a qualche matrimonio o funerale, si erano completamente ignorati o, se proprio non avevano potuto farne a meno, si erano limitati a salutarsi freddamente.

In secondo luogo le sorelle Butterton si assomigliavano come tre gocce d’acqua e non sarebbe stato facile, anche per il ritrattista più smaliziato, evidenziarne le differenze.

Poi, se si eccettuano alcuni infantili lavori ad acquerello di Elfreda Butterton, nessuno dei sei cugini aveva alcuna predisposizione artistica né era in grado di disegnare alcunché. Inoltre Titania era affetta da acromatopsia recessiva autosomatica, una disfunzione della retina che le impediva di distinguere i colori e l’aveva costretta fin dall’infanzia ad un mondo in bianco e nero.

Per non parlare di Brabantio Thrilling, che essendo da anni seriamente avviato ad un tenebroso futuro di alcolismo, soffriva di incontenibili tremori alle mani e, anche con la migliore buona volontà, non sarebbe stato in grado di stringere un pennello tra le dita.

 Le sorelle Butterton decisero di assumere a tempo pieno una modesta pittrice di loro conoscenza sperando che riuscisse nell’arduo compito di insegnar loro l’abc della pittura. Quanto a Titania, l’insegnante assicurò che si poteva ovviare ai problemi derivanti dalla sua malattia, insegnandole l’antica tecnica della grisaille; magari non sarebbe diventata abile come Paolo Uccello e i suoi monocromi non sarebbero stati all’altezza di quelli del chiostro Verde di S. Maria Novella, ma sarebbe riuscita ad effigiare dignitosamente uno dei cugini.

Honor e Woodrow Thrilling avevano di fronte un problema ben più complesso e tutto a un tratto si sentirono molto umani e decisero che dovevano assolutamente occuparsi del loro sventurato fratello e convincerlo ad iniziare una cura disintossicante. Purtroppo Brabantio era ormai ridotto in condizioni tali che qualsiasi argomento non avrebbe ottenuto il benché minimo risultato; per cui i suoi amorevoli fratelli decisero che, ovviamente per il suo bene, era necessario condurlo con la forza in una casa di cura specializzata. Dopo accurate ricerche Woodrow scoprì che in un remoto paesino del Devon esisteva una clinica per alcolisti dalle rette decisamente vantaggiose. Qualche giorno più tardi, lui ed Honor, approfittando di un non raro stato di catalessi alcolica di Brabantio, lo spinsero in automobile e lo condussero a Morchard Bishop. Il pensionato, in un scalcinato stile simil-Tudor, era così triste che Woodrow e Honor cominciarono a dubitare che in un luogo del genere fosse possibile dimenticare l’alcool. Ma si sbagliavano: in capo a otto mesi Brabantio s'era rimesso abbastanza in sesto da capire che conveniva anche a lui improvvisarsi ritrattista e si lasciò convincere a prendere le lezioni di pittura che i suoi fratelli gli avevano organizzato. Da quel momento Woodrow e Honor, che già da vari mesi seguivano un corso di ritratto accademico a Londra, dovettero improvvisarsi a turno cani da guardia per assicurarsi che Brabantio non inciampasse nuovamente nelle sue frequenti tentazioni alcoliche. Il compito fu impegnativo, ma la loro caparbietà ottenne che il dissoluto fratellino rimanesse lontano dal gin.

Quando cugini e cugine ritennero di aver imparato abbastanza da potersi cimentare nell’arte del ritratto, si riunirono in una sala da tè e, dopo stremanti discussioni, si accordarono per posare tutti insieme, l’uno per l’altra, nella saletta di un club di provincia dedito alle ricreazione dei pescatori di anguille; gli insegnanti di pittura avevano sentenziato che le alte finestre neo-gotiche erano correttamente esposte a nord e la luce, pur non eccessiva, era giusta per lo scopo. Gli accordi, così faticosamente raggiunti, prevedevano che, per guadagnare tempo, cugini e cugine si sarebbero ritratti non solo vicendevolmente, ma anche contestualmente. In pratica ne sarebbero risultati sei quadri raffiguranti sei pittori intenti nel loro lavoro. Woodrow avrebbe lavorato con Calpurnia, Honor con Elfreda e Brabantio con Titania.

Per evitare il rischio che qualcuno ricorresse all’aiuto di un professionista, si convenne tra i cugini che i quadri in lavorazione non potessero per nessun motivo esser portati fuori dalla sala del club e che qualsiasi visita di pittori o insegnanti d’arte, fosse rigorosamente bandita.

Nonostante i cugini si sforzassero di dipingere tutte le mattine e, quando la luce lo permetteva, anche dopo pranzo, i ritratti procedevano con lentezza e la loro qualità, se si può usare questo termine, era tutt’altro che eccelsa. Il quadro con il quale Woodrow tentava di raffigurare Calpurnia era un pasticcio di colori sporchi e linee indistinte. Le infinite correzioni avevano ulteriormente guastato il risultato e la tela era ispessita da strati e strati di inutile impasto: delle fattezze della ragazza nessuna traccia. Da parte sua Calpurnia non aveva fatto meglio e il suo ritratto di Woodrow si limitava a ricordare da lontano una figura vagamente maschile.

Honor aveva dipinto una Elfreda del tutto improbabile e da parte sua la cugina non aveva fatto di meglio: le sue adolescenziali esperienze acquerellistiche le erano risultate del tutto inutili.

Appena più convincenti erano i ritratti di Brabantio e Titania. Brabantio era riuscito a cogliere qualche tratto della fisionomia della cugina anche se aveva finito per ingrossarla; cosa piuttosto singolare dato che Titania, nonostante il nome altisonante, era esile come un fuscello. Dal canto suo, la grisaille di Titania raffigurava un riconoscibile quanto inedito Brabantio libero dai fumi del gin.

Questi risultati irritarono i cugini che s’erano insistentemente adoperati affinché Titania e Brabantio si ritraessero a vicenda nella segreta speranza che le loro fragilità psicofisiche gli facessero produrre risultati talmente scadenti da escluderli immediatamente dall’eredità.

Woodrow spiegò a Honor che era arrivato il momento di dimenticarsi di controllare Brabantio. Era bene che si riavvicinasse alla bottiglia perché la sua inevitabile ricaduta alcolica consentiva loro di suggerirgli ritocchi e miglioramenti che avrebbero definitivamente deturpato il suo pur modesto ritratto.

Anche Elfreda e Calpurnia s’incontrarono in segreto e si confidarono le reciproche preoccupazioni per l’abilità della sorellina. Calpurnia prospettò una possibile soluzione: siccome Titania aveva una vista monocroma, era possibile sostituire i suoi tubetti di bianco, grigio e nero con dei colori violenti e male assortiti. Cambiando anche le etichette dei tubetti, Titania non si sarebbe accorta del trucco e avrebbe deturpato con colori violenti quella che credeva essere una discreta grisaille.

Queste perfide strategie funzionarono egregiamente: Brabantio, ritrovatosi improvvisamente a trascorrere serate solitarie, non ebbe scrupoli a ricominciare a bere. Però, rispetto al passato, beveva un po’ meno e ciò gli consentiva di alzarsi la mattina dopo ad un ora decente e, sebbene ancora alticcio, di andare a dipingere. Stranamente, nonostante il suo primo ritratto di Titania non fosse poi così male, ne aveva cominciato un nuovo: forse, per la prima volta nella sua vita, si stava appassionando a qualcosa di non alcolico.

Da parte sua Titania non si accorse, come previsto, del tiro mancino giocatole dalle sorelle e prese a ritoccare la sua grisaille con ampie pennellate di blu di Prussia, giallo cadmio e lacca garanza scura. Quando lo scoprirono, i cugini risero sotto i baffi dello scherzo crudele, ma si guardarono bene dall’avvisare la ragazza e lasciarono che il suo monocromo si ravvivasse sempre più di colori violenti.

Intanto Woodrow, Honor e Calpurnia, inevitabilmente insoddisfatti della loro prima prova, l’avevano buttata ed erano ripartiti da capo augurandosi, questa volta, di ottenere un risultato per lo meno dignitoso. Elfreda invece s’intestardiva a correggere il suo primo ritratto, aggravando ogni giorno con cura certosina la già avvilente situazione.

Un giorno Woodrow arrivò al club con una grossa macchina fotografica: s’era convinto che il cattivo esito del suo lavoro doveva essere imputato al fatto che la posa di Calpurnia non era abbastanza fissa e che, lavorando su una fotografia, avrebbe evitato l’inconveniente. Ovviamente si ingannava ed il suo secondo ritratto risultò peggiore, se mai fosse possibile, del primo.

Le cose non andarono meglio per Honor e Calpurnia che sembravano avere un innato dono per la grossolanità. Il ritratto che Honor stava facendo ad Elfreda faceva pensare ad un obeso scaricatore di porto devastato dall’epatite virale. La cosa offese alquanto Elfreda che riteneva d’avere un incarnato delicato e un personale aggraziato.

Il quadro di Calpurnia invece non poteva essere facilmente descritto: la figura sbilenca che vi campeggiava aveva sì qualcosa di vagamente umano, ma ricordava più un tritacarne intasato di frattaglie violacee che l’aitante cugino Woodrow.

Intanto il tempo passava e la data dei quindici mesi dalla lettura del testamento si stava inesorabilmente avvicinando.

Titania, con un pennellino finissimo, dava gli ultimi ritocchi verde smeraldo a quello che credeva ancora essere un monocromo. Nel quadro, Brabantio appariva intento a verificare le proporzioni del suo lavoro con un occhio chiuso e il braccio disteso che teneva un pennello a mo’ di mirino.

Brabantio aveva quasi terminato il suo secondo ritratto e, paradossalmente, il recupero delle abitudini alcoliche aveva contribuito alla sua buona riuscita. Certo non aveva la mano troppo ferma, specialmente al mattino, ma aveva saputo sfruttare le incertezze del tratto per ottenere effetti di sfalsamento e vibrante sdoppiamento che attribuivano all’opera un aspetto modernissimo.

Degli altri quadri sarebbe impietoso parlare ulteriormente perché la loro qualità rasentava lo zero assoluto. Possiamo solo ricordare che Woodrow, dopo aver incolpato Calpurnia di non posare con la necessaria fissità, aveva attribuito i suoi deludenti risultati alla cattiva qualità dei pennelli e si era rivolto ad un artigiano di Newcastle che gli aveva confezionato un costosissimo set di strumenti di setole di tasso e peli di puzzola. Insoddisfatto anche di questi, si era convinto che il problema risiedeva nella dozzinale composizione dei pigmenti industriali e si era imposto di prepararseli da solo. Ma i suoi colori erano impastati di rabbia ed avevano tutti il colore della ruggine.

 Il giorno fatidico della scadenza del quindicesimo mese, l’avvocato Palmerston, curatore testamentario, telefonò ad Aurora Gunn e le chiese chi era il critico d’arte più appropriato al suo caso. Palmerston si appuntò il nome e il numero suggeritogli dalla direttrice di Art News, e chiamò subito. Senza tanti preamboli, chiese all’esperto se era disponibile, dietro adeguato compenso, ad effettuare una prova di riconoscimento pittorico.

 Apollo Hotpotch tacque. Era il maggiore esperto d’arte contemporanea del paese: un uomo così potente da essere in grado di affondare un artista famoso o portare al successo un emerito sconosciuto. Come osava un avvocaticchio di provincia proporre a una persona del suo calibro un lavoruccio del genere?

Di fronte a quel silenzio Palmerston insisté nella sua richiesta e spiegò che il riconoscimento era necessario per soddisfare le disposizione testamentarie di una sua cliente del Dorset deceduta l’anno precedente.

Al telefono Palmerston non lo poteva vedere, ma a Hotpotch s’illuminarono gli occhi: già, quello dell’eredità doveva essere un teatrale e ironico stratagemma congegnato per presentargli un gruppo di esordienti del Dorset. Un’operazione geniale che prometteva delle belle sorprese!

Il critico sfoderò il suo tono più ironico e disse a Palmerston che sarebbe stato deliziato di svolgere quell’interessantissimo compito. L’avvocato, un po’ stupito da quel repentino entusiasmo, fissò un appuntamento per la settimana seguente.

Hotpotch, più divertito dall’idea che attratto dalla borsa offerta da Palmerston, era stato al gioco di quello che riteneva un finto avvocato. Gli piaceva assecondare le seducenti bizzarrie dell’arte e avrebbe giocato fino in fondo. La settimana seguente, quando si presentò in provincia al club dei pescatori di anguille, era pronto a recitare la parte ed indossava il suo sorriso più sornione.

Le signorine Butterton e i ragazzi Thrilling erano tutti presenti con l’eccezione di Woodrow, ricoverato da due settimane al Carmarthen Hospital per una grave forma di saturnismo: il giovanotto, con un fetido sorriso marchiato da un orlo bluastro che gli percorreva il colletto gengivale, aveva confessato ai medici che s’era intossicato sperimentando inconsueti impasti di bianco di piombo di cui aveva anche assaggiato la consistenza.

 I cugini avevano indossato per l’occasione ampi camici azzurri, foulard colorati e sbarazzini, tipici baschi da pittore. Hotpotch dovette riconoscere che gli artisti del Dorset avevano un certo humor e trovò la messa in scena  piuttosto divertente.

Poi passò con aria compita all’esame delle opere e si soffermò a lungo ad ammirare il Tritacarne Intasato (fu lui che gli attribuì quel nome). L’opera gli parve molto interessante e Calpurnia gongolò di soddisfazione, almeno fino a quando Hotpotch stabilì che nella geniale astrattezza del Tritacarne non si poteva ravvisare alcuna somiglianza a chicchessia e il fatto che Woodrow fosse assente, non pregiudicava minimamente il suo giudizio.

Poi Hotpotch passò oltre. Giudicò un po’ meno innovativo, ma pur sempre interessante, il gioco grottescamente materico di Elfreda che aveva saputo ironizzare con intelligenza sulle velleità di controllo degli artisti in erba.

Lo “Scaricatore Itterico” di Honor, come subito Hotpotch intitolò il quadro, gli parve una geniale parodia del monumentalismo boteriano; la studiata sgradevolezza dell’insieme, le pennellate violente e i colori acidi e malati ne facevano un’opera neo-espressionista innegabilmente potente.

Il lavoro di Woodrow fu giudicato in contumacia dell’autore. Hotpotch osservò a lungo la composizione astratta disseminata di setole e altri peli animali affondate in spesse colline di colore. Poi disse all’Avvocato Palmerston che l’opera era la più concettuale tra quelle del gruppo e poteva essere considerata una arguta riflessione sull’inadeguatezza dei mezzi tecnici a rappresentare la ricchezza della visione mentale dell’artista.

Ma fu di fronte al dipinto di Titania che il critico rimase senza fiato. Il quadro combinava in modo prodigioso l’eleganza del monocromo esterno di un polittico fiammingo del ‘400 (Hotpotch pensò in particolare al maestro di Flémalle) con la visionarietà cromatica di Van Gogh e di Matisse. Per di più, per soddisfare la strana e insistente domanda del finto avvocato, Apollo riconobbe che la somiglianza dell’uomo ritratto con un occhio rosa e il pennello disteso con il Brabantio in carne ed ossa, era davvero sorprendente.

Quando infine esaminò l’ultima opera di Brabantio, Hotpotch rimase alcuni minuti assorto in attonita contemplazione. Il quadro, che questa volta rassomigliava moltissimo all’esile Titania, aveva il sapore caldo e vibrante di un dagherrotipo sfuocato e la personalità della ragazza era tangibile e vitale come, e forse più, del vero.

L’Avvocato Palmerston prese diligentemente nota sul suo taccuino degli entusiastici giudizi del critico ed infine fissò con i potenziali eredi un appuntamento nel suo studio per rendere loro il verdetto ufficiale risultante dall’insindacabile giudizio del Signor Hotpotch.

Prima di andarsene, infervorato dai nuovi progetti che gli ronzavano in testa, Hotpotch volle complimentarsi con Palmerston per l’eccellente recitazione con cui lui aveva interpretato il ruolo dell’avvocato e quei giovani splendidi artisti quello degli eredi in cerca di denaro. Le dettagliate spiegazioni con cui si tentò di fargli capire che non aveva assistito ad una farsa ma ad una reale competizione pittorica, ebbero solo il potere di convincerlo ulteriormente che la recita era stata organizzata in modo magistrale.

 Il giorno stabilito le signorine Butterton e i fratelli Thrilling si presentarono puntuali all’appuntamento con l’avvocato. Intervenne anche  Woodrow, che nel frattempo si sentiva un po’ meglio e sperava ancora, direi in modo piuttosto incongruo, di poter accedere all’eredità della zia, se non per la qualità della sua pittura, almeno in nome delle gravi sofferenze sopportate.

L’Avvocato Palmerston fece accomodare i convitati e prima di tutto sintetizzò la relazione di Apollo Hotpotch sulla somiglianza delle sei opere ai soggetti ritratti. Poi estrasse dallo scrittoio un altro foglio e lesse le conclusioni a cui era pervenuto:

 

In qualità di Esecutore Testamentario delle ultime volontà della Signora Inge Thrilling, io Nigel Palmerston Avvocato in Bournemouth, certifico che tra i sei eredi nominati dalla de cuius, gli unici due che hanno pienamente soddisfatto le condizioni testamentarie da lei stabilite, sono i nipoti Titania Butterton e Brabantio Thrilling, i cui ritratti ad olio sono, a insindacabile giudizio del Signor Apollo Hotpotch, da me scelto come giudice in una lista di autorevoli critici d’arte, perfettamente somiglianti ai soggetti ritratti. Dispongo quindi che tutte le sostanze della Signora Thrilling passino ipso facto nell’immediato possesso e proprietà dei suddetti Titania Butterton di Blanford Forum e Brabantio Thrilling di Gillingham.

 

Titania e Brabantio si scambiarono uno sguardo di trionfo che suggellò in un istante il loro futuro e indissolubile legame, mentre gli altri aspiranti eredi bofonchiarono pieni di livore, si alzarono e lasciarono lo studio dell’Avvocato con un saluto che suonò come un ringhio. Le rauche bestemmie di Woodrow echeggiarono minacciose nell’ingresso per un tempo che a Palmerston parve interminabile.

 

Per la cronaca, i cugini Titania e Brabantio si trasferirono nella lussuosa tenuta di Melbury Bubb dove vissero in perfetto accordo scoprendo di avere numerose affinità. Non si sposarono mai, ma riempirono le gallerie della villa con i moltissimi ritratti che continuarono a farsi reciprocamente per tutta la vita.

Woodrow Thrilling invece passò a miglior vita un mese più tardi, non si sa bene se stroncato dal rancore o dai postumi di avvelenamento da piombo.

 Se solo fosse vissuto un po’ più a lungo avrebbe potuto godere anche lui del successo che baciò in vita la fronte delle cugine Calpurnia ed Elfreda e del fratello Honor. La sua morte ebbe il sapore della beffa perché il Gruppo lanciato da Apollo Hotpotch in una mostra-presentazione ottimamente orchestrata, portava il nome del ritratto di Calpurnia che lo raffigurava: Gruppo del Tritacarne Intasato. La mostra, che ebbe un immediato e clamoroso consenso da parte del pubblico, fece immediatamente lievitare il prezzo dei suoi due unici quadri che raggiunsero, ad un asta assai blasonata, quotazioni vertiginose.

 Honor, Calpurnia ed Elfreda seppero cavalcare sapientemente il puledro impazzito della fama, dipinsero molte tele disgustose e fecero in breve  tempo un sacco di denaro. La notorietà e la ricchezza ebbero il potere di far loro dimenticare lo smacco sofferto per essere stati esclusi dall’eredità della zia.

Anche il povero Woodrow fu dimenticato piuttosto in fretta; addormentato su una tela in un luminoso studio celeste, probabilmente non dovette soffrire molto nell’amarezza insita nello smacco del successo postumo. Per colmo di sfortuna i suoi due unici quadri bruciarono nell’incendio che due anni dopo devastò il padiglione inglese all’Expo Internazionale di Lisbona.

Di lui rimane solo una semplice sepoltura nella cappella di famiglia a Melbury Bubb dove i rari visitatori possono ancora ammirare una sobria croce di ferro battuto formata da due pennelli incrociati.