Chissà, forse ha i muratori in casa anche lui.

Continuo ad osservarlo di sottecchi per un po’, finché, come era prevedibile, se n’accorge. Adesso è lui che ha preso a studiarmi, strizzando un po’ le palpebre come cercasse di leggere a distanza – deve essere un po’ miope – ma lo fa in maniera discreta.

Si deve essere convinto che sono un impertinente ficcanaso o una sorta di un funzionario di polizia in incognito che non ha niente di meglio da fare che spiare il prossimo.

Capita a chi ha come me la faccia da questurino.

Credo dovrei chiarire l’equivoco, non mi va di tenere nessuno sulla corda.

Ripiego in quattro il giornale, e prima gli rivolgo un saluto cordiale, e poi gli dico con la massima gentilezza: “Ho notato che stava adocchiando i titoli del quotidiano, forse le piacerebbe dargli un’occhiata?”.

Dal principio il tipo pare un po’ imbarazzato, come lo avessi colto in castagna, ma si riprende quasi subito con un sorrisetto timido rispondendomi: “Ah, davvero molto gentile da parte sua, ma non vorrei privargliene. Non lo leggeva lei…”.

“Ma no, si figuri – ribatto – lo sfogliavo distrattamente tanto per ammazzare il tempo. Non credo mi riuscirebbe di leggere proprio nulla oggi, non ne ho la testa. Sa, ho i muratori in casa, per questo sono al parco…– faccio come se la mia situazione fosse un caso di interesse nazionale. – Normalmente non ci vengo molto spesso.

“Cercava un posto tranquillo”, replica.

“Esattamente. Capirà la confusione che regna in questi giorni a casa”.

“O sì, la comprendo benissimo. Questo è un posto perfetto per non essere disturbati”.

Dopodiché mi alzo e gli porgo il giornale, lui lo prende ringraziandomi con un inchino discreto, e poi mi fissa per un attimo in un modo strano prima di dirmi: “Non so… se la cosa non la disturba, potrebbe sedersi qui – e m’indica la sua panchina – Sa, così evitiamo di parlarci a distanza…”.

Ad essere sinceri non è che mi vada molto di far chiacchiere con uno sconosciuto al parco, per quel che ne so può tranquillamente trattarsi di un assassino seriale, di quelli che fanno a pezzi i signori troppo gentili e poi li rispediscono per posta un po’ per volta alla famiglia; anche se a parte l’aspetto sciatto sembra una persona perbene… Ma gli assassini seriali non sembrano tutte persone perbene? E poi lo so come va in questi casi, si finisce inevitabilmente per parlare di banalità: del tempo e della decadenza morale e dei costumi. Ma poi decido di accettare la sua l’offerta, ringrazio e mi accomodo sulla sua panchina.

Chissà perché. Forse perché me lo ha chiesto gentilmente, o più probabilmente perché per come marcia ultimamente la mia vita, ma cos’altro avrei da fare?

“Biagini”, dico.

“Marra”, fa lui, e ci stringiamo la mano.

“E’ proprio una magnifica giornata, non trova? C’è un po’ di vento, ma per fortuna l’aria non è fredda”, asserisco.

“Sì, molto bella”.

“Non si crederebbe che l’altro giorno ha piovuto. Anche se il tempo non è detto che tenga. Nei prossimi giorni è’ prevista una turbolenza dalla penisola Balcanica… un fronte molto freddo proveniente dalla Iugoslavia. Mi pare…”.

Ecco, per annoiarlo a morte ci manca solo che attacchi con una bella tirata sui nostri governanti e sulla disastrata situazione del nostro stato sociale. Per fortuna al colmo della disperazione mi lascio scappare: “Non credo ci troverà niente di interessante sul giornale. L’ho acquistato solo perché in allegato davano i racconti di Poe… non che non li avessi già, eh, ma sono stati presentati in una nuova traduzione ed in veste editoriale più moderna, e così li ho ripresi…– e mostro per un attimo il libretto che ho riposto in una tasca interna del cappotto. – Adoro in particolare quelli che vertono su Auguste Dupin: l’antesignano dei detective. Come del resto I delitti della Rue Morgue, il racconto in cui appare per la prima volta Dupin, può essere definito a ragione il capostipite del racconto giallo…”.

Vabbé, lo ammetto, dette così possono apparire come una serie di affermazioni abbastanza demenziali e pedanti, i miei dicono che mi piace spararmi queste pose da professorino, ma il tipo non fa una piega e, anzi, mi ribatte: “Oh, sì, sì… I delitti della Rue Morgue. Sicuramente un buon racconto, anche se non direi che ha rappresentato il capostipite del genere giallo. Ci sono molti elementi “gialli” già nei classici o nella Bibbia. Il mito di Caino e Abele, ad esempio, può essere considerato come un vero e proprio poliziesco… Con tanto di detective, impersonato dal Signore, che risolve brillantemente il caso dopo un robusto interrogatorio del sospettato numero uno. «Caino, Caino, dov’è tuo fratello Abele?». Non lo crede?”.