Rocco Schiavone è una serie televisiva prodotta dal 2016 e trasmessa dalla Rai. Interpretata da Marco Giallini, la serie è tratta dai libri di Antonio Manzini incentrate sul personaggio del vice questore Rocco Schiavone, un poliziotto borderline dal carattere burbero e irascibile, fin troppo insofferente alle regole, trasferito da Roma a Aosta dopo essersi lasciato prendere la mano nei confronti del figlio pedofilo di un sottosegretario.

Cominciamo a dire che Marco Giallini nel ruolo è straordinario. Un attore vero, uno formatosi alla Scuola di arte drammatica, non improvvisatosi mesteriante della settima arte passando per un reality. Basterebbe lui a rendere credibile qualsiasi prodotto cinematografico. Anche quando non parla esprime ciò che vuole trasmettere al pubblico.

È evidente fin da subito che il personaggio di Schiavone è un tentativo di riprendere uno di quei tipici personaggi delle serie tv d'oltreoceano, traslandolo nella nostra realtà.

Prima che la moglie Marina lo lasciasse in seguito a tragici eventi, Rocco Schiavone, seppure burbero nei modi e sarcastico nelle battute era un uomo vivo e innamorato. Adesso, è un uomo dall'animo macerato, tormentato, che vive tra la possibilità di unirsi alla vita sociale, alla vita degli altri, con la volontà altrettanto forte di tenersi all'interno di quel cerchio che si è tracciato intorno e dal quale sembra non voler uscire facendo quei pochi passi necessari per slegarsi definitivamente dai dialoghi con la sua coscienza che altri non è se non l'immagine della moglie defunta.

Le relazioni con le altre donne infatti, si mantegono su un rapporto del tutto fisico, senza che mai l'animo entri, in gioco, neppure per errore.

Sul lavoro, al contrario, si mantiene sfacciato, al limite dell'insolenza, probabilmente per non lasciare trapelare ancora di più nulla di se stesso, mantenendo piazzata sulla faccia una maschera di assoluto fastidio svogliato alle regole, alle istituzioni, agendo nel rispetto di un codice morale del tutto suo.

Molto buona la regia di Michele Soavi, pratico della macchina da presa e dei piani sequenza che utilizza con maestria e che forse avrebbe potuto azzardare con qualche virtuosismo in più. Ottima la colonna sonora di Corrado Carosio e Pierangelo Fornaro. Interessante la location valdostana che si presta a approfondimenti originali e insoliti, anche se spesso il green screen dovuto proprio al paesaggio naturale, finisce con l'appesantire e sminuire certe inquadrature.

Antonio Manzini, l’autore dei libri da cui sono stati tratti i film e Maurizio Careddu (La Squadra, Squadra Antimafia) hanno sceneggiato la serie. Si nota, perché i dialoghi sono ottimi e ficcanti, rispettando i ruoli di ciascuno all'interno della storia con coerenza e attinenza.

Gettando invece un occhio più attento sulle trame, alcune presentano più di un’incongruenza di logica e di causa-effetto. Si poteva certamente fare un lavoro più preciso e solido con una review generale che forse per motivi di tempo è mancata. Forse sarebbe opportuno fare come nelle serie americane dove c'è un'interruzione durante la stessa stagione messa in onda, in tempo reale, non soltanto per "motivi tecnici" dell'episodio e degli altri successivi, ma anche per riportare eventuali accorgimenti e aggiustature all'interno dell'episodio stesso o di quelli a seguire, arrivando anche a girare nuove sequenze, se non l'intero episodio, anche in base al gradimento dimostrato dagli spettatori nelle altre stagioni verso un determinato tipo di plot, o il loro dissenso allo stesso riguardo.

Alla fine, si può contrassegnare la serie "Rocco Schiavone" come un prodotto abbastanza riuscito, con qualche zona d'ombra che non inficia e che forse rappresenta in maniera più conforme la precarietà dell'anima dello stesso protagonista, un uomo qualunque, -quello tanto caro a Alfred Hitchcock-, con clark e loden.