INTERVISTA-INCONTRO CON BRIGITTE LIN

Avvolta da un mantello bianco decorato con fiori rossi e fucsia sgargianti e scarpe sportive degli stessi colori, Brigitte Lin Qing Xia siede sul divano con radiosa semplicità; nulla in lei denota affettazione o fredda distanza come ci si aspetterebbe da una diva del suo calibro, il suo ampio volto di luna piena è anzi luminoso e pronto ad accogliere le domande, sorprendendoci con risposte appassionate e complesse.

Il discorso parte dalla suddivisione della sua carriera in due grandi macroperiodi, quello taiwanese e quello hongkonghese, il primo caratterizzato da ruoli neorealistici e romantici di giovani donne innamorate, il secondo da ruoli più complessi di donne e uomini – famose sono infatti anche le sue interpretazioni di personaggi maschili quali ad esempio Asia l'Invincibile in Swordsman II (1992) di Cheng Xiao Dong – immersi in uno scenario più complesso.

L’attrice evidenzia come da una parte il cinema di Taiwan degli anni ’70 fosse povero di mezzi e caratterizzato da un’atmosfera rigida per via della censura voluta dal regime che consentiva unicamente di sviluppare trame attorno a ruoli tradizionali, mentre il cinema di Hong Kong della New Wave negli anni ‘80 prima – si pensi ad esempio al violentissimo e al tempo stesso freddamente poetico Love Massacre (1981) di Patrick Tam – e dei successi internazionali negli ‘90 dopo, aveva risorse economiche maggiori che consentivano ai registi e di conseguenza alle attrici e agli attori di andare al di là delle convenzioni e di sperimentare. In quanto attrice, Brigitte Lin afferma di non aver mai pensato alla difficoltà della parte e al possibile divario fra il personaggio – uomo o donna che fosse – e la sua persona, ma soltanto a recitare al meglio infondendovi tutte le sfumature possibili dell’essere.

In particolare, si dice fortunata dell’aver vissuto una speciale coincidenza fra la sua crescita personale e la sua carriera da una parte e i cambiamenti dell’epoca e della società dall’altra: i suoi cambiamenti sullo schermo, da ragazza innamorata a gelida divinità irraggiungibile fino ad incarnare eroi uomini o spietate killer, riflettono secondo lei una scelta da parte dei registi determinata dal suo evolversi in quanto donna, così che quando era ventenne ha incarnato ragazze innamorate un po’ acqua e sapone un po’ volitive, dopo i trent’anni ha affrontato delle parti più complesse che le hanno permesso, in parallelo con la sua vita, di poter entrare i stati di sfida rispetto alle convenzioni, per poi giungere alla fase finale e matura, dopo i quarant’anni, in cui interpretare spadaccine, assassine o uomini le ha permesso di riflettere di più sulle ombre della vita, quali la depressione, il dolore, la rabbia, usando i personaggi per esprimere emozioni intense e costruire così se stessa senza rimpianti.

Fra i ruoli interpretati nella fase finale della sua carriera che più hanno lasciato traccia nel pubblico, Brigitte Lin si dice particolarmente legata a quello doppio, maschile e femminile, di Murong Yang/Murong Yin di Ashes of Time (1994) di Wong Kar-wai, perché incentrato sul tema della solitudine e dell’impotenza di fronte all’amore, mentre si dichiara sorpresa del successo ottenuto in Occidente da Chungking Express (1994) dello stesso Wong kar-wai – proiettato al FEFF 20 come omaggio alla carriera dell’attrice – in quanto sia il regista che le attrici e gli attori coinvolti non lo ritenevano un’opera particolarmente importante, forse perché girata in fretta e in poco tempo (e rivedendolo a distanza di ventiquattro anni, in effetti, il film rivela tutto il suo sapore di levità e divertissement, assumendo quasi un’aura da capolavoro involontario più che capolavoro consapevole). Nonostante le perplessità relative al film che ha chiosato la sua carriera, però, non appena saputo che il FEFF era originariamente nato come Hong Kong Film Festival proiettando proprio Chungking Express, Brigitte Lin ha voluto assolutamente parteciparvi, dimostrandosi sorpresa di ricevere un premio così grande e importante ma che supportare un festival interamente dedicato al cinema asiatico fosse vitale.

E quando ha visto affetto vero nello sguardo del pubblico e reazioni forti ai film proiettati, ha apprezzato ancora di più il fatto di essere venuta al FEFF 20 e di aver ricevuto un premio alla carriera.

E nel suo sorriso, modesto ed immenso insieme, anche noi abbiamo visto affetto e riconoscenza veri, che ci hanno fatto apprezzare ancora di più questa indimenticabile diva del cinema di tutte le Cine.