Il numero 3099 de Il Giallo Mondadori porta in edicola - con la traduzione autorevole di una colonna portante della collana, Mauro Boncompagni - un grande romanzo inedito di Anthony Berkeley: Il veleno è servito (Not to Be Taken o A Puzzle in Poison, 1937).

    

Dalla quarta di copertina:

Un’indigestione fatale. Così se n’è andato il facoltoso John Waterhouse, ingegnere in pensione, sofferente da tempo di ulcera gastrica. Un decesso talmente inaspettato da cogliere di sorpresa persino il medico curante. E quando il fratello, non convinto, ottiene che il corpo sia riesumato e sottoposto ad autopsia, il responso è agghiacciante: morte per avvelenamento da arsenico, somministrato forse con una medicina. Sulla placida dimora dei Waterhouse si allunga l’ombra di un assassino. Mentre le indagini di polizia procedono senza esito tra sospetti e false piste, a mettere insieme gli indizi con sottile intuizione sarà Douglas Sewell, vicino di casa e buon amico della vittima. Lui che conosce bene tutti gli attori di quel dramma è l’unico in grado di smascherare l’artefice della pozione letale. È lui del resto a percepire, ripensandoci, che in quel giorno di settembre c’era nell’aria qualcosa di sinistro. Come la sensazione di un cattivo presagio.

    

Ecco l’incipit:

È la mia immaginazione, o anche altri hanno notato che c’è qualcosa di leggermente sinistro nel 3 settembre?

È una data che non riuscirò mai a considerare con indifferenza; e adesso che ritorna per l’ennesima volta, mi limito a osservare che si tratta di uno di quei giorni decadenti, per metà fine estate e per l’altra metà autunno, con le peggiori caratteristiche di entrambi: improvvise, forti e inesplicabili raffiche di vento che però non sembrano poter disperdere la presenza opprimente del tuono, sempre in agguato da qualche parte all’orizzonte; una pallida luce solare che filtra obliqua sotto una coltre di nuvole pesanti e uggiose; uno sgocciolio invisibile ma persistente della pioggia del giorno prima; fiori malconci, foglie prematuramente ingiallite e un senso generale di cattivi presagi e di rovina.

Suppongo che si tratti della mia immaginazione, ma so che quel particolare 3 settembre era proprio un giorno simile. Sono in grado di ricordarne ogni dettaglio. Rammento addirittura che mangiammo filetti di aringa a pranzo, e che la salsa di senape era leggermente più forte del solito. Ricordo che il vassoio del tè presentava una macchia di marmellata nella parte sottostante, macchia che si trasmise al tavolo e da lì alla coperta imbottita stile patchwork che Frances stava facendo in un bianco e nero alquanto serioso. Come si era arrabbiata per quella macchia, quantomeno misteriosa! Anche perché noi non prendevamo mai la marmellata col tè, e in casa non c’era alcuna traccia di marmellata, o così pareva, se non sotto quel vassoio. Ricordo anche che la cameriera stava pulendo il tavolo con uno strofinaccio umido quando il campanello suonò e lei fu costretta a interrompere quell’operazione per andare ad aprire.

Tornò e mi comunicò che la signorina Bergmann voleva parlarmi, così le dissi di farla entrare. Fräulein Bergmann era una via di mezzo tra segretaria e dama di compagnia di Angela Waterhouse.

— Avrà portato quei dischi che Angela mi ha promesso — disse Frances.

Ma la ragazza non aveva portato nessun disco. Entrò in fretta e furia nella stanza con un’aria talmente sconvolta e fuori di sé che Frances esclamò ad alta voce: — Mitzi! Ma cosa diavolo succede?

— Oh, signor Sewell! La signora Waterhouse chiede se può venire subito, per favore. Il signor Waterhouse sta molto male e non riusciamo a metterci in contatto telefonico col dottor Brougham.

Saltai in piedi.

— Vuoi dire che ha avuto un incidente? — John Waterhouse era sempre stato per me l’incarnazione della salute e lì per lì non mi venne spontaneo collegarlo a un normale malanno.

— No, no. Sta proprio male. È una cosa terribile. Venga, per favore.

— Naturale che vengo. Frances...?

— Sì, certo, vengo anch’io, se posso rendermi utile. Tu corri là insieme a Mitzi. Io avviso in cucina che potremmo fare tardi per cena.

Mitzi se n’era già andata. Io e Frances ci guardammo a vicenda con un’espressione significativa.

— Ma dunque si trattava di ulcera gastrica, alla fin fine — disse lei.

No, è improbabile che mi dimentichi del 3 settembre. Vedere un uomo che muore dopo una lenta agonia non è una cosa di cui ci si possa dimenticare.

    

Nato nel 1893, Anthony Berkeley è stato uno dei grandi protagonisti dell’Età dell’Oro del giallo. Scrittore dal multiforme talento, dotato di stile raffinato e originale, ha lasciato una traccia profonda nella cultura del mystery sia come creatore dell’investigatore Roger Sheringham che come fondatore del celebre Detection Club. È scomparso nel 1971.

    

Il veleno è servito di Anthony Berkeley (Il Giallo Mondadori n. 3099), 224 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Mauro Boncompagni