Mica fantascienza un tanto al chilo questo Pacific Rim di Guillermo del Toro. Sarà perché non lesina suggestioni di altre epoche, una su tutte i Kaiju Eiga giapponesi (film di mostri), dove alla faccia della verosimiglianza (Godzilla&C erano a grandezza naturale e tutto il resto in dimensioni “mini”) la partecipazione della platea, ingenua fin che si vuole, era di quelle oggigiorno introvabili, cioè viva e palpitante.

Ecco il punto: piuttosto che restare basiti di fronte alla mirabolanti trasformazioni (Trasformers, of course…), stavolta vuoi perché il décor è di quelli poco sbrilluccicanti declinato invece sul versante usato sicuro e garantito (come i vecchi Jaeger/cacciatori…), vuoi perché per una volta pur trattandosi di robot siamo ben dentro la pancia e il cervello dei medesimi (la stessa conduzione del robot avviene solo in presenza di una fusione mentale tra i due piloti, nessuna prima guida quindi, entrambi alla pari…), vuoi perché lo script dosa nel modo giusto slogan da chiamata alle armi e scavo psicologico, vuoi perché anche i personaggi minori (i due scienziati “pazzi” ma geniali, il trafficante di organi alieni…) sono di quelli curati fin nei minimi dettagli, vuoi infine perché il montaggio è quello che piace a noi, quello cioè che mostra anziché occultare, Pacific Rim rimane un esempio molto bello di fantascienza provvista di anima.

Quindi, tutti in sala…!