Ex atleta, giornalista, vignettista, premiato cineamatore, sceneggiatore... Insomma, è davvero arduo inquadrare Keith Thomson, autore dai mille talenti il cui romanzo d’esordio arriva questo agosto in edicola nel numero 1602 di Segretissimo Mondadori.

Con Spia per sempre (Once a Spy, 2010) si battezza un nuovo Eroe della collana: l’ex spia Drummond Clark già protagonista in patria di una seconda avventura, Twice a Spy (2011).

      

Dalla quarta di copertina:

Un hard disk che contiene informazioni compromettenti puoi sempre distruggerlo. Ma cosa fai quando i dati sono custoditi nella mente di un uomo? È il problema che si è posta la CIA con Drummond Clark. Un tempo spia leggendaria, Clark è ora un sessantenne affetto da Alzheimer. Uno che potrebbe rivelare in qualsiasi momento tutto ciò che sa. Una mina vagante per l’Agenzia. Niente a che fare con l’immagine che ne ha suo figlio Charlie, abituato a conoscerlo come un ex rappresentante di elettrodomestici. Finché non lo vede sfuggire a un attentato dinamitardo e neutralizzare dei killer in mezzo ai proiettili che fischiano: per essere un anziano appena autosufficiente, qualche lato nascosto deve averlo. Non è il caso di fare troppe domande, adesso si tratta di correre per sopravvivere. Da soli, padre e figlio, prede designate di una caccia selvaggia.

      

Ecco un estratto:

All’ultimo piano di un edificio a tre numeri civici di distanza, un paio di altoparlanti miniaturizzati amplificarono lo sgradevole rumore di una scarica elettrica. Gli inquilini erano quattro distinti giovanotti che si presentavano come studenti universitari, del Brooklyn Polytechnic. Quello che si faceva chiamare Pitman reagì con un’espressione perplessa. Seduto all’altro capo del tavolo da ping-pong che gli “universitari” usavano come scrivania, il sedicente Dewart apparve non meno sconcertato. Al pari di “Pitman”, “Dewart” era uno pseudonimo, probabilmente scelto a caso. Pitman era però dell’idea che il suo compagno avesse scelto il nome “Dewart” perché era conscio di somigliare fisicamente a Jimmy Stewart da giovane. Dopo avere dato un’occhiata al monitor che aveva di fronte, Dewart disse: — Qualunque cosa sia, viene dal numero sei. Qual è il sei?

— Sto controllando — rispose Pitman, armeggiando con una fila di apparecchiature per la sorveglianza elettronica. — Scommetto che è uno di quelli a fibra ottica.

I microfoni a fibra ottica, basati sulla trasmissione di onde luminose attraverso un cavo più sottile di un capello, sfuggivano agli strumenti usati per rilevare giunzioni metalliche e non lineari delle normali microspie. Ma erano congegni notoriamente capricciosi, con le loro batterie ai polimeri di litio che richiedevano di essere sostituite ogni nove giorni... ad andar bene. Bisognava ogni volta intrufolarsi in casa di Drummond mentre lui era via. E il guaio era che, da quando era stato esonerato dal servizio per malattia, usciva sempre più di rado.

Di norma Pitman avrebbe fatto entrare e uscire dalla casa le microspie attraverso l’impianto di ventilazione, per mezzo di robot in miniatura, grandi quanto un comune scarafaggio. Oppure avrebbe usato microspie capaci di alimentarsi autonomamente dall’impianto elettrico, fissate per esempio all’interno di un interruttore della luce. Sarebbe tornata utile anche una minitelecamera delle dimensioni di una capocchia di spillo nascosta dietro uno specchio. L’unico inconveniente di questi aggeggi era la facilità con cui potevano essere individuati.

      

Keith Thomson, ex giocatore semiprofessionista di baseball in Francia, regista di un cortometraggio vincitore al Sundance Film Festival, vignettista, sceneggiatore, vive in Alabama. Scrive per “The Huffington Post”.

      

Spia per sempre di Keith Thomson (Segretissimo n. 1602), 252 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Giuseppe Settanni