Molto si prestano i veicoli al delitto. Ce ne sono di quelli che incoraggiano addirittura l’ammazzamento: treni e navi in primis. Forse perché nella loro struttura complessa e talvolta labirintica richiamano in qualche modo i meandri delle circonvoluzioni perverse della nostra mente.

Ma la frenetica evoluzione delle cose sta minando alla radice questo regno beato. Le navi sono praticamente scomparse (certo restano quelle da crociera, ma il delitto succoso ha bisogno di intensità di pulsioni, ansia dell’arrivo, abbandono ad amori concitati: roba da ocean liners, altro che pacchetti tutto compreso: un delitto su una nave Costa può andar bene al massimo per una puntata del tenente Colombo).

E i treni! Ahimé, pensate soltanto a quanto ha giovato alla pubblica incolumità l’introduzione in servizio degli Eurostar, con la loro formula open-space, dove ormai è praticamente impossibile assassinare qualcuno in santa pace, ripulire la lama e liberarsi del corpo con quella serena disposizione d’animo che caratterizza il vero signore del crimine. Deve essere stato un questurino ottuso a cancellare i compartimenti e a introdurre quei finestrini bloccati da acquario.

Per ammazzare qualcuno su un treno adesso bisogna salire su robaccia da pendolari, aspettare la coincidenza per Cassino. E chi diavolo ha voglia di ammazzare qualcuno a Cassino? Il delitto, come la poesia per Leopardi, ha bisogno di lontananze.

   

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