Natsuo Kirino è una autrice giapponese che è ben conosciuta dai lettori italiani. Recentemente la Giano ha pubblicato il thriller Una storia crudele (2004) mentre lo scorso anno aveva inviato in libreria l’interessante L’isola dei naufraghi.

Ricordiamo inoltre che la Neri Pozza ha pubblicato, tra il 2040 e il 2009,  quattro altri suoi romanzi (Real World; Le quattro casalinghe di Tokyo; Grotesuqe e infine Morbide guance).

Tutto inizia con la misteriosa scomparsa di una scrittrice, Ubukata Keiko che i lettori conoscono sotto lo pseudonimo di Koumi Narumi.

Nella casa ha lasciato solo un manoscritto con una nota con la quale invita suo marito a spedire dell’ultimo suo romanzo al suo editore.

Yahagi, l’editor, legge il romanzo scoprendo da una nota finale che la storia crudele che ha appena letto, è una storia vera e si riferisce a quanto accadde alla scrittrice quando lei aveva solo dieci anni.

E’ la storia del suo rapimento e di un anno che la bambina ha passato prigioniera di Kenji il suo rapitore.

Sarà uno strano rapporto quello che si instaura tra la bambina e il rapitore, un rapporto fatto di crudeltà a morboso e quando la piccola sarà ritrovata dopo un anno non dirà assolutamente nulla di quanto le è accaduto.

Che effetto avrà questa esperienza nella mente di una bambina e successivamente nel suo crescere e diventare donna? Nel rapporto col rapitore c’è stato odio o si è instaurato un rapporto distorto d’affetto.

Sono domande che l’autrice si pone e pone al lettore che sarà avvinto dal romanzo, dai suoi colpi di scena e dalle sue sorprese.

Natsuo Kirino è nata nel 1951 a Kanazawa, un’antica città del Giappone centrale. Nel 1993 si è aggiudicata il premio Edogawa Ranpo con il romanzo Pioggia sul viso. Con Le quattro casalinghe di Tokyo (Neri Pozza 2003) ha raggiunto una notorietà internazionale e ha vinto il prestigioso premio dell’Associazione giapponese degli autori di romanzi polizieschi. Morbide guance (Neri Pozza 2004) ha vinto il premio Naoki. Nel 2008 è stato pubblicato con grande successo Grotesque. La fama mondiale della scrittrice è in costante ascesa, e viene ormai considerata un’autrice capace di innovare la lezione di autori come Chuck Palahniuk e Murakami Haruki

 Ubukata Keiko, trentacinquenne scrittrice di successo nota con lo pseudonimo di Koumi Narumi, e da qualche tempo in crisi di creatività, scompare lasciando un’unica traccia di sé: un manoscritto intitolato Una storia crudele. Atsuro, il marito avvezzo alle stranezze e alla volubilità della donna, lo trova in bella vista sulla sua scrivania con il seguente post-it appiccicato sopra: «Da spedire al Dott. Yahagi della Bunchosha». Editor della casa editrice di Koumi Narumi, Yahagi si getta subito a capo fitto nella lettura dell’opera, nella speranza di avere finalmente tra le mani il nuovo best seller dell’acclamata autrice. Piú si addentra nella lettura, tuttavia, piú rimane sconvolto e, leggendo l’annotazione finale dell’opera: «Ciò che è scritto in queste pagine corrisponde alla pura verità. Gli eventi di cui si parla sono accaduti realmente», non può fare a meno di avvertire un brivido corrergli lungo la schiena. Koumi Narumi narra, infatti, dell’infanzia di Keiko, vale a dire della propria fanciullezza.

Descritta come una bambina di dieci anni triste e solitaria che patisce l’indifferenza e l’irascibilità della madre, Keiko è impaziente di ricevere amore e attenzione dal prossimo. Una sera, sperando forse di trovarvi il padre, si spinge fino a K, un quartiere ad alta concentrazione di bar e locali a luci rosse. Là si sente a un tratto picchiettare con delicatezza sulla spalla. Sorpresa, si volta di scatto e scorge un giovane uomo con in braccio un grosso gatto bianco. I capelli, aridi e spettinati, gli scendono a ciuffi sulla fronte. Le sopracciglia spioventi gli danno un’aria da ebete. L’uomo la fissa con i suoi occhi piccoli, lo sguardo affettuoso, le pupille che gli brillano. Frastornata, incuriosita, Keiko lo segue in un vicoletto buio, dove lo sconosciuto le infila un sacco nero sul capo e la rapisce. La bambina resta nelle mani di Kenji, il rapitore, per un anno intero stabilendo con lui un rapporto agghiacciante, ambivalente, la cui natura le risulta oscura. Quando infine viene ritrovata, non rivela niente di ciò che è accaduto, né alla polizia né agli psichiatri che vorrebbero aiutarla. Soltanto Miyasaka, un misterioso detective con un braccio solo, non si stanca d’indagare, forse innamorato della verità o forse di Keiko, oppure curioso di venire a capo di una vicenda che sembra nascondere dettagli morbosi. Da quando ha vissuto l’esperienza del rapimento infatti la capacità immaginifica di Keiko cresce a dismisura e, alimentando un innato talento, le permette di diventare a quindici anni acclamata autrice di uno scandaloso romanzo. Opera in cui ne va della sottile linea che separa i fantasmi della scrittura da quelli della realtà, Una storia crudele è uno dei maggiori successi di Natsuo Kirino, «l’unica vera voce innovativa della letteratura giapponese degli ultimi venti anni» (Daisuke Hashimoto). 

Una storia crudele di Natsuo Kirino (2004)

Traduzione Gianluca Coci

Giano, collana NeroGiano, pagg. 228, euro 16,50