‘Una sola regola: nessuna regola’. Era la frase di lancio delle  prime avventure del Professionista, nel 1995. Una direttiva che, negli anni si è rivelata non solo validissima ma anche fondamentale per la sopravvivenza del serial. Già abbiamo parlato delle caratteristiche generali della struttura della serie all’interno della collana Segretissimo. Penso che sul protagonista abbiamo già speso molte parole, soprattutto sulla sua aderenza ai modelli precedenti e alle diversità che lo collocano nel mio personale percorso nella narrativa popolare quanto nell’epoca in cui viviamo che è abbastanza lontana da quella d’oro di Segretissimo. A questo punto è necessaria una importante specifica. Nella vita, tutti (persino i narratori) invecchiano. Sentendomi particolarmente legato a Chance come suo biografo ho deciso di condividere con lui l’età (se non l’aspetto fisico per ovvie ragioni...). Un po’ come succedeva con Bob Saint Clair e il suo  autore François Merlin in Le Magnifique ( Come rovinare la reputazione del più grande agente segreto del mondo di Philippe De Broca  con Belmondo e la Bissett). In questi anni  Chance Renard è diventato un uomo maturo, ha perso qualche parte importante – ma non fondamentale - del suo corpo, molti amici, ha incassato brutte ferite dentro e fuori. È arrivato alla soglia dei Cinquant’anni, età in cui chi fa il suo mestiere (il suo non il mio!) o è morto o va in pensione. Ora, secondo una consuetudine letteraria, i personaggi seriali dopo i primi episodi non invecchiano malgrado la loro vicenda personale possa continuare in un  sub plot che si accompagna alle singole avventure creando un elemento di fidelizzazione ulteriore nel lettore. SAS Malko Linge  aveva già quarant’anni nel 1965 e da venti lavorava come agente della CIA. Immaginatevelo oggi... altro che  Viagra... la contessa Alexandra( anche lei, però... sempre con quei vestiti scosciati alla sua età...) ne avrebbe da protestare. E non so se 007 otterrebbe il ‘rinnovo di licenza’ di uccidere, visto che lavora per i servizi inglesi sin dalla Seconda guerra mondiale. Però questa è la magia della fiction e, pur apportando alcuni cambiamenti al personaggio anche io ho deciso che Chance per il suo pubblico resterà quello che è oggi. Già alcuni mutamenti sono evidenti. Il fatto stesso che in un fortunato filone delle sue avventure Chance abbia assunto il ruolo di coordinatore capomissione di una sua particolarissima banda di agenti è un segno del passare del tempo. Qui caratteristiche personali dell’eroe e meccanismi narrativi tornano a intrecciarsi.  Bruno Genovese, un altro mio protagonista nato con L’Ombra del Corvo e arrivato sino alla serie del Professionista attraverso Ora Zero, Sole di  Fuoco e la trilogia di Montecristo, se ci guardate bene ha caratteristiche ed età molto simili a Chance. Avendo rinunciato a renderlo fulcro di una serie autonoma, ho deciso di invecchiarlo quel che bastava per assegnargli un ruolo preciso. Capo della Divisione Sicurezza Europea. In questo modo Genovese svolge il suo ruolo di boss. Ma non è il protagonista. Escludendo di far diventare il Professionista una sorta di Numero uno del Gruppo TNT ma volendo conservare per lui ruoli attivi ne ho bloccato l’invecchiamento. Un’altra regola  -disattesa-   è quella di non creare mai linee di narrazioni differenti nella stessa serie. Ho scelto di fare il contrario proprio per non cristallizzare il personaggio. Molte avventure rimangono nel filone prettamente spionistico avventuroso con l’agente segreto che si muove in vari angoli del mondo, vive avventure galanti e pericolose, perno della storia. È la formula più classica che, con qualche aggiustamento, deriva dai modelli consolidati di Segretissimo. Al tempo stesso con la riscoperta delle ambientazioni italiane, della consapevolezza del trascorrere del tempo e del mutamento stesso del genere che stempera i confini tra i Blocchi per portare le vicende in un clima di ‘ bande rivali’, ho inserito alcune avventure che si discostano dalla tradizione. Le storie di Gangland si svolgono quasi tutte nella stessa città (Milano) che, oltre a essere un set abbastanza originale per la spy story, fornisce spunti e atmosfere decisamente più legate al nero criminale, all’hard boiled. Anche la variazione tra storie narrate in prima o in terza persona ha una sua ragione. Ci sono episodi dove, la trama perde di rilievo rispetto a quello che il Professionista ‘sente’ di dover comunicare di persona al lettore. Mutamenti  del punto di vista narrativo simili  le avevo viste applica e da Lee Child ma forse con differenti finalità. Queste variazioni sul tema mi consentono di affrontare ogni episodio con uno spirito differente senza cadere nella noia che, inevitabilmente,  farebbe la sua comparsa dopo un certo numero di avventure.

Un discorso a parte meritano avversari e comprimari. Assieme all’eroe rappresentano le strutture portanti della serie. Uno o più nemici ricorrenti esaltano il protagonista. A volte sono personaggi che il pubblico aspetta con maggiore  entusiasmo dell’eroe stesso. È il caso di Raven che nasceva come figura negativa in L’Ombra del Corvo, è stato ripescato in Sole di  Fuoco e si è inserito nella saga del Prof nell’episodio Campi di morte. Vi confesso che avevo la tentazione di lasciarlo là, alle soglie della città di Cobra  Verde ma sempre più spesso sento voci che mi stimolano a riportarlo in azione. In effetti Raven fa parte di un filone un po’ suo legato al Gruppo 666 e a certe suggestioni sovrannaturali tangenti alle vicende del Professionista che rimangono di stampo realistico. Diciamo che materiale ce n’è....

Però è altrettanto ovvio che un nemico non può sopravvivere più di un certo numero di volte. Si rischia quello che nei fumetti veniva definito ‘ l’effetto Gambadiglegno’ con riferimento al celebre antagonista di Topolino che, per un periodo, compariva in ogni avventura senza che si arrivasse mai a una resa dei conti. Meglio quindi esaurire la carica emotiva del confronto tra due avversari in un numero di avventure ristretto,creando dei minicicli. È stato il caso della ‘strega’ Marny Bannister e, al momento, è in pieno svolgimento il confronto con Jadranka che, sin dalle prime righe della quarta di Morte senza volto, deve per forza giungere a una conclusione. Nulla ci obbliga a far sparire... per sempre un avversario. Dopotutto siamo noi (gli autori) a decidere. I comprimari seguono, invece, regole leggermente differenti. Chance ha avuto sin da principio un certo numero di amici e comprimari che lo hanno aiutato a trovare una sua precisa caratterizzazione presso il pubblico. Barontini, l’amico corso di suo padre e Peter Handerhof,  il legionario con la lacrima tatuata sotto l’occhio, sono stati i primi. Sin da La notte dei mille draghi(nella prima edizione  Appuntamento a Shinjuku) mi ero reso conto che il pubblico doveva affezionarsi ai comprimari ma... non troppo. Anzi ero convinto che una delle caratteristiche della serie  dovesse essere quella di lasciare il lettore sempre con il dubbio sulla sopravvivenza dei personaggi principali. Peter moriva all’inizio della vicenda, ingenerando una serie di desideri di vendetta, sensi di colpa, volontà di espiazione in  Chance che aveva ancora bisogno di trovare una sua dimensione psicologica  particolare. Una vendetta, un riscatto morale sono fattori ‘ personali’ che si affiancano al semplice svolgimento della missione e creano un legame più stretto tra il personaggio e il lettore.  Barontini, invece, era prossimo alla pensione. Era legato anche a una prima fase delle avventure di  Chance che, negli anni si è andata affievolendo. Ha subito un bruttissimo incidente nell’episodio Uno contro tutti ma non è scomparso. Anzi potrebbe sempre tornare buono per qualche avventura. Altri invece sono stati molto presenti nelle avventure di Chance. Fang il Drago che veniva da una mia serie giovanile (quasi tutta inedita) era un po’ il modello antesignano del Professionista. Entra già in scena come mentore nel flashback della Notte dei mille Draghi in cui Chance ha un primo assaggio della differenza tra il mondo delle operazioni militari e quello dello spionaggio. Anche per lui il tempo è passato inesorabilmente. Così anche per Nastassja che è stata presente in tutto quel ciclo che ha visto Chance collaborare con i servizi russi. Essendo stata un’agente di prim’ordine al tempo della Guerra fredda non era possibile tenerla in azione così a lungo. Per lei la pensione è un sufficiente (per ora) riconoscimento del suo valore. Per Gregor, prima avversario poi amico di  Chance, è stata una scelta più dolorosa. Un compagno fedele che, dopo un certo numero di episodi rischiava di diventare un doppione di altri nuovi personaggi. Se n’è andato fuori campo... eroe sino all’ultimo quando c’è stato da combattere(Campi di Morte) ed eroe sconfitto da inesorabili macchinazioni del destino sotto orma di malattia mortale. Nessuna possibilità di vendetta per il vecchio Gregor. Forse solo un rimpianto amaro nelle frasi d’apertura di Pietrafredda. Anche il Professionista sa che esistono nemici contro i quali la battaglia è persa.